BIRGI, CONTA SOLTANTO LA CONCESSIONE TOTALE. I RETROSCENA DEI GIOCHI SULL’AEROPORTO

13 Aprile 2019

Come in tutte le guerre che si “rispettano”, anche quella sull’aeroporto di Birgi vive sulla propaganda e la contropropaganda. E’ però difficile, in questa fase, chi sta al fronte per difendere lo scalo trapanese e chi, invece, ha come obiettivo di colpirlo mortalmente. La propaganda sta facendo danni pesanti. E’ bastato che il governo nazionale istituisse una cabina di regia per seguire le vicende libiche che era già di dominio pubblico una falsa notizia, quella di un imminente intervento armato, come nel 2011, che portò alla chiusura, prima totale e poi parziale, dello scalo. Che portò anche guai seri all’equilibrio commerciale di un aeroporto che godeva di buona salute. Voli trapanesi smistati a Palermo, i voli Ryanair che sostanzialmente non sono pià tornati, perchè la compagnia aerea irlandese ha cominciato a prendere confidenza con il “Falcone e Borsellino”. Primo punto: Ryanair. Quando c’era è stata accusata di monopolio, di avere occupato lo scalo con la sua base, di chiedere il “pizzo” su ogni passeggero, salvo poi verificare che gli altri non si sono fatti scrupolo e l’hanno pagata pià di Trapani per far atterrare i suoi aerei nei loro territori. Ryanair è stata a Trapani con il co-marketing: mi dai tanto a passeggero ed io volo nel tuo aeroporto. Prima pagava la Provincia regionale, poi l’Airgest ed i Comuni, che hanno pagato in ritardo e male, almeno alcuni. Ryanair ha partecipato al primo bando affossato dal ricorso al Tar di Palermo dell’Alitalia che l’ha pure vinto. Il sistema del co-marketing ha dovuto fare i conti anche con le disquisizioni giuridiche del commissario del Comune di Trapani, l’ex magistrato palermitano Francesco Messineo, che ha finito per contribuire a cancellarlo solo a Trapani perché nel resto del mondo rimane pienamente attivo e non è considerato, per nulla, un aiuto di Stato. Ryanair, nel frattempo, ha cambiato strategia, lasciando i piccoli aeroporti per quelli più grandi. Fin qui, ed in sintesi il capitolo Ryanair. Dopo il bando annullato dal Tar – i voli era della compagnia irlandese – è andato a vuoto anche il secondo bando. Da qui la decisione di seguire la procedura negoziata che ha determinato quattro manifestazioni d’interesse. Quella più importante è stata presentata da Air Malta. Procedura definita con il dibattito sulla fusione degli scali per i due poli, occidentale ed orientale. Il primo impossibile, perché anche oggi il Presidente Nello Musumeci ha ribadito il no di Palermo agli Stati Generali del Turismo che si stanno svolgendo ad Erice. Musumeci è stato anche a Marsala per la nave romana ed ha parlato di Birgi con una sorta di scoperta dell’acqua calda: non c’è bisogno di un aeroporto per far arrivare i turisti, due aeroporti a distanza di 100 chilometri, creano problemi ed il più grande finisce per fagocitare il più piccolo ed altro ancora. Lo stesso Presidente che ha dato il via libera agli aumenti di capitale, la stessa Regione che ha comprato le azioni Airgest, quando la Provincia non era in grado di andare avanti. Si è indirettamente inserito il presidente dell’Airgest Paolo Angius, dimissionario, che ha annunciato di essere pronto a liquidare la società a giugno se non ci sarà un piano industriale per il rilancio dello scalo. Musumeci quasi a fare il controcanto lascia intravedere la soluzione di una fusione a tre, con la SAC, società di gestione dell’aeroporto di Catania che, dopo avere acquisato le azioni di Comiso dovrebbe trovare una soluzione per le azioni dell’Airgest. Le azioni sono al 99,93% della Regione. Un polo orientale allargato. Il ragionamento di Angius non fa una piega. Se l’Airgest non può rispettare la sua ragione sociale, gestire l’aeroporto, ma un aeroporto è tale se volano gli aerei, non può che essere chiusa. La fusione a tre reintrodurrebbe la ragione sociale. La liquidazione sarebbe però il fallimento delle politiche regionali. Le azioni furono acquistate dal governo Crocetta con l’impegno a rilanciare Birgi per poi rivenderle. Il polo orientale va verso la provatizzazione. Percorsi dunque che potrebbero convergere. Facendosi largo tra propaganda e contropropaganda si pongono due problemi. L’Airgest è poca cosa in sè. Una società come tante e con debiti, come dice il sindaco Leoluca Orlando che si tiene lontano dalle questioni trapanesi. Ma è pure la società che ha la concessione totale dello scalo. L’unica cosa che vale davvero e che ha un riscontro economico. E’ trentennale ed è stata concessa nel 2013, dopo un lungo iter cominciato anni prima. Qualsiasi nuovo assetto e futuro di Birgi, anche quello problematico della chiusura, dovrà rispondere ad una domanda: che fine farà la concessione totale? Musumeci esca allo scoperto su questo punto. Oltre alla concessione totale qualcuno, la Regione, prima degli altri, dovrà dire che fine faranno i finanziamenti del contratto di programma per gli interventi infrastrutturali: oltre 20 milioni di euro, metà APQ e metà autofinanziamento che solo in parte sono stati utilizzati. La scheda su Birgi pubblicata sul sito dell’ENAC dice, con i numeri, più di tante parole. Sempre qualcuno dovrà dire come la marginalità di Birgi, che si manifesta nelle dichiarazioni di queste ore, si può legare e collegare al Piano Nazionale degli Aeroporti italiani che classifica il “Vincenzo Florio” come aeroporto d’interesse nazionale.

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