TRAPANI, LAVORATORI SFRUTTATI, OPERAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA

4 Novembre 2020

L’operazione “A Shot of Money” della Guardia di Finanza di Trapani ha portato a 6 misure cautelari interdittive del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese e la professione di conciliatore sindacale. Si tratta di provvedimenti nei confronti di 2 amministratori e 2 dirigenti di una nota società palermitana proprietaria di un supermercato e di 2 sindacalisti. L’operazione delle Fiamme Gialle ha portato anche ad un sequestro preventivo di circa 500 mila euro, quale profitto illecito sei reati di estorsione ed autoriciclaggio. Questo il quadro indiziario che viene definito nella nota della Guardia di Finanza: “L’attività di indagine ha avuto origine da un controllo in materia contributiva e previdenziale nei confronti di un supermercato con marchio CONAD, avente sede in Trapani di proprietà della predetta società, nel corso del quale venivano raccolti elementi indiziari in ordine alla sussistenza di condotte penalmente rilevanti, connesse all’imposizione di prestazioni lavorative, non retribuite, notevolmente difformi da quanto previsto dal contratto di lavoro”.  Intercettazioni telefoniche ed ambientali e la verifica di una corposa documentazione che hanno portato a definire il sistema: “Gli indagati, approfittando della situazione del mercato del lavoro a loro favorevole, costringevano numerosi lavoratori, con la minaccia implicita del licenziamento e della mancata riassunzione, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate, con la sottoscrizione di buste paga attestanti il pagamento di somme inferiori rispetto a quelle che avrebbero dovuto ricevere per l’attività effettivamente svolta, nonché a presentare dimissioni indotte”. Nella nota delle Fiamme Gialle si sottolinea che le costrizioni erano favorite e portate a compimento “grazie alla compiacenza di due assistenti sindacali che, omettendo ogni tipo di assistenza in favore dei lavoratori, si limitavano a far firmare agli stessi le transazioni pervenute dal rappresentante legale della società palermitana, nell’esclusivo interesse della stessa, nonché a far sottoscrivere loro verbali di conciliazione in cui i dipendenti rinunciavano a tutte le legittime spettanze ed ai diritti acquisiti: ferie, straordinario, permessi”. Ed ancora: “Nel corso delle indagini è stato accertato che i dipendenti, sottoposti  a metodi di costrizione psicologica, venivano sistematicamente indotti dal datore di lavoro a presentare dimissioni con la giustificazione che sarebbero stati riassunti con condizioni contrattuali migliori – stipendi più alti, orari contrattualizzati – e, quindi, invitati a recarsi presso un sindacato al fine di promuovere fittizie procedure conciliative, le quali si concludevano con la sottoscrizione di verbali di conciliazione ad esclusivo vantaggio economico del datore di lavoro da parte dei dipendenti che rinunciavano alle loro legittime pretese pur di non perdere il posto di lavoro”. Il sistema scoperto dalle Fiamme Gialle consentiva alla società di conseguire “un rilevante profitto illecito, pari a circa mezzo milione di euro, derivante dalla mancata corresponsione delle retribuzioni effettivamente dovute ai lavoratori, che veniva reimpiegato nel circuito aziendale, consentendo alla società di disporre di una maggiore liquidità e di essere più competitiva nel mercato di riferimento”.

 

 

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