“SICILIANI VERSO LA COSTITUENTE, FLERES: “UNIAMOCI PER IL BENE DELLA NOSTRA TERRA”

10 Marzo 2019

Ha la forma dell’appello ma nella sostanza è un manifesto politico. Un nuovo passo avanti di “Siciliani verso la Costituente”, che sabato prossimo terrà il suo Consiglio Nazionale a Trapani. L’appello-manifesto porta la firma del coordinatore Salvo Fleres. Il Movimento si mette a disposizione di tutti gli altri movimenti e gruppi che in Sicilia hanno come obiettivo il rilancio sociale ed economico dell’Isola. Fleres rassicura i suoi interlocutori: “<<Siciliani verso la Costituente>>  non intende essere un partito, né un’associazione chiusa, ma un’invenzione civile e politica offerta a tutti coloro che intendono  unirsi in un unico ma articolato progetto comune: combattere, finalmente, per sé e non essere ascari o servi”. Il coordinatore nazionale pone un’ulteriore garanzia politica alle forze che decideranno di seguire un percorso unitario: “L’adesione a <<Siciliani verso la Costituente>> non implicherà l’abbandono o lo scioglimento di alcun altro movimento che abbia a cuore la Sicilia. Al contrario, saremo contenitore delle idee e delle istanze di tutti.  Insieme potremo cogliere l’ultima occasione utile a fondare una Sicilia diversa, libera ed efficiente, costruita sulla base di tre sole semplici parole: responsabilità, perché nessuno farà mai ciò che è nostro dovere fare; risorse, perché dobbiamo bene utilizzare e tutelare quelle di cui disponiamo in tutti i campi; perequazione infrastrutturale, perché vogliamo, e ci spetta, la stessa rete di infrastrutture delle altre regioni italiane”. Il Movimento, dunque, come strumento di una proposta politica unitaria e condivisa che non riduce l’autonomia e non cancella la storia di chi ha già fatto le sue scelte sul territorio. Ma un solo comune denominatore: la Sicilia. Fleres aggiunge: “Non abbiamo nominato generali, ma elaborato un quadro di regole per dare vita ad una grande forza popolare che costruirà, giorno per giorno, la sua gerarchia, mentre va combattendo per la liberazione della Sicilia da ogni sopruso e per la rivendicazione del suo ruolo centrale in Europa e nel Mediterraneo”.

Appello ai Movimenti Siciliani (versione integrale)

Sento il bisogno di spiegare con chiarezza cosa vuole essere “Siciliani verso la Costituente”, come intende operare e perché è necessario unirsi in un unico ma articolato progetto comune. Tutte le famiglie siciliane sono in stato di emergenza: i figli ed i nipoti sono senza prospettive di lavoro e per sopravvivere inseguono le elemosine pubbliche. I nostri agrumi rimangono invenduti, mentre i supermercati italiani sono pieni di prodotti importati; i pomodorini vanno al macero, insieme a gran parte delle produzioni in serra, grazie al fiume di prodotti in arrivo attraverso la Spagna, spacciati per prodotti europei, ma essendo in effetti africani. A Pozzallo sbarca frumento canadese, pieno di glifosato, destinato a divenire pasta siciliana a danno delle centinaia di produttori locali. Il 28% degli idrocarburi consumati in Italia vengono estratti dalle viscere della Sicilia ma non un euro resta a noi. Paghiamo la benzina più cara degli altri, nonostante il 70% del  carburante italiano venga dalle nostre raffinerie. Le tasse, però, vengono corrisposte a Milano, mentre i veleni ce li lasciano tutti qui. Il 60% del patrimonio archeologico del Paese, decine di parchi e riserve naturali, un patrimonio artistico ed architettonico tra i più apprezzati e meglio conservati del mondo non possono essere turisticamente messi a profitto a causa di una rete stradale, autostradale e ferroviaria da terzo mondo. Il ponte non si deve costruire, perché prima si debbono effettuare le opere di sistemazione idrogeologica, che però non si realizzano e, così stando le cose, non si realizzeranno ancora, perché il problema vero è non fare il ponte che, a regime, produrrebbe decine di migliaia di posti di lavoro in più. Adesso, poi, le regioni ricche vogliono più autonomia ma alla Sicilia non hanno intenzione di riconoscere ancora, dopo 70 anni, quello che è scritto nello Statuto e quindi nella Costituzione, con un danno di decine di miliardi. In questo difficile contesto fatto di traditi e traditori, di furbi e pigri, di inetti e presuntuosi, di risorse non spese e di occasioni sprecate, anche per responsabilità di nostri conterranei, la Sicilia sopravvive con il 50% del reddito che proviene dalle rimesse INPS. Innanzi a tutto ciò ed a fronte di un colpevole immobilismo di certa politica, il tremendo bivio davanti al quale ci troviamo noi, ma soprattutto i nostri figli è: la fuga o la rivolta. Dopo un’ampia riflessione, abbiamo scelto la presa di coscienza, l’ammissione di responsabilità e la conseguente decisa e consapevole rivolta. Per questo stiamo suonando le campane, per questo vogliamo che parta una vera e propria “Chiamata” all’impegno civile, forte, leale, convinto e appassionato. Per restare realmente aperti alla partecipazione di chi sente la nostra stessa esigenza,  “Siciliani verso la costituente” non ha nominato alcun  “generale”, perché vogliamo che i gradi vengano conquistati in base alle vittorie conseguite non per i singoli ma per tutti. La nostra è una “Chiamata popolare” di cittadini e non di sigle con capi e leader, di cittadini ai quali sarà possibile subito riconoscersi e far valere passione, competenza e conoscenza, nel rispetto degli uni verso gli altri, senza pregiudizi riguardanti le originarie appartenenze. Siamo consapevoli che il passato non possiamo cambiarlo mentre il futuro, evitando errori già compiuti, possiamo costruirlo molto meglio. È questo il motivo per il quale non abbiamo creato un partito o un’associazione alla quale, se si vuole, si aderisce. Abbiamo, invece, elaborato un quadro di regole per dare vita ad una grande forza popolare che costruirà, giorno per giorno, la sua gerarchia, mentre va combattendo per la liberazione della Sicilia da ogni sopruso e per la rivendicazione del suo ruolo centrale in Europa e nel Mediterraneo. Abbiamo predisposto uno statuto “anarchico” perché vogliamo che le cento, mille sigle che ogni giorno nascono dalla disperazione popolare rimangano ognuna a costruire valori, mentre tutti insieme potremo utilizzare il Movimento “Siciliani verso la costituente” come strumento di lotta per vincere, per non essere costretti a fuggire, per sfruttare la ricchezza che la natura e la storia ci hanno regalato, mentre traditori e mercanti ci rapinano ogni giorno. Probabilmente una siffatta organizzazione rappresenta l’ultima occasione utile a fondare una Sicilia diversa, libera ed efficiente, costruita sulla base di tre sole semplici parole: responsabilità, perché nessuno farà mai ciò che è nostro dovere fare; risorse, perché dobbiamo bene utilizzare e tutelare quelle di cui disponiamo in tutti i campi; perequazione infrastrutturale, perché vogliamo e ci spetta la stessa rete di infrastrutture delle altre regioni italiane. Andremo il 16 marzo a Trapani per mettere in marcia questa grande ultima “invenzione civile e politica” offerta ai Siciliani per potere combattere, finalmente, per se e non essere ascari o servi, come c’è il rischio che accada. Non siamo alla ricerca di un carro del vincitore sul quale montare. Vogliamo costruire un nostro carro ed affidarlo a validi condottieri che restino lontani dalle lusinghe alle quali molti hanno ceduto in passato. Propongo a tutti di leggere lo Statuto che ci regolerà, vi invito a farlo senza pregiudizi, con il massimo dell’apertura possibile, vedrete che i leader li costruiremo ogni giorno assieme, perché saranno le vittorie a consacrarli. Quella a cui penso non è una esperienza del tutto originale, ma priva di sbocco concreto, non è la visione utopistica di un vecchio sognatore. Negli USA il vecchio Partito Repubblicano, ma anche quello Democratico, sono strumenti di lotta comune ma, nell’attività ordinaria, continuano ad operare i vari “Tea party” o le varie altre aggregazioni attraverso le quali la società è costituita, esattamente come potrebbe accadere qui da noi, per i vari soggetti già presenti ed operanti nel territorio. Dicono che la Sicilia sia una regione composta da 5 milioni di isole, una per ogni abitante. Forse è vero, ma pensate a quanto sarebbe forte una rivolta democratica di un tale straordinario arcipelago che prende coscienza di sé, e finalmente si muove all’unisono! Grazie per l’attenzione.

Salvo Fleres



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