Non mi andava di scrivere perché mi ha avvolto una sensazione strana. Forse se non l’ultimo sicuramente sono stato tra gli ultimi ad avere intervistato Vito Armato. Sono andato a rileggere la nostra conversazione Facebook e porta la data dello scorso 4 ottobre. Non ho una storia da raccontare, un aneddoto per ricordarlo, perché non lo conoscevo. Lo seguivo per le sue responsabilità politiche ed in qualche caso lo sollecitavo ad una riflessione con una intervista. Ma una morte come la sua ti colpisce duro allo stomaco. Almeno è quel che sto vivendo io. Perché t’impone di fermarti, d’interrogarti sul senso della vita. Sui suoi tempi. Poco più di una settimana fa parlavo virtualmente – “socialmente” – con lui, oggi la notizia che non c’è più, che è stato travolto da un male che non è riuscito a battere. Un politico atipico. Aveva le sue idee ma non voleva imporle in modo sguaiato, come fanno in tanti. Aveva scelto un partito che dalle nostre parti rimane di frontiera e c’era rimasto anche quando in tanti avrebbero fatto la scelta di andarsene. Conferma che ci credeva davvero. Uno sportivo vero. Chi ama lo sport visceralmente come il sottoscritto ha una strana dote, istintiva. Sa riconoscere chi lo ama altrettanto profondamente, da chi, come tante altre cose nella vita, lo utilizza soltanto, perché ha il fisico per farlo, perché la vita l’ha indirizzato lì, ma avrebbe potuto fare anche altro con la stessa indifferenza. Armato era un uomo di sport. Non si atteggiava. Non fingeva di esserlo. E non è un caso che da vero uomo di sport si faceva fortemente condizionare dai suoi principi in politica. Anche se la politica spesso non consente di abbracciare i principi fondamentali dello sport. La chiudo qui, questa mia testimonianza, con l’amaro in bocca di non averlo conosciuto di più.
VITO ARMATO, UN POLITICO ATIPICO, UNO SPORTIVO VERO
13 Ottobre 2020
Notizie Correlate