Dibattito aperto all’interno del Pd di Marsala. Uno dei componenti del direttivo, Marco Pantaleo, ha deciso di dimettersi dal parlamentino dem con una lunga nota che pone una serie di problemi ai suoi compagni di partito. Di seguito il testo integrale della lettera di dimissioni.
Non riesco ad esprimere pianamente le emozioni che mi pervadono mentre sto scrivendo questa
lettera. Entrando nel merito della questione, il rammarico non deriva dall’atto delle mie dimissioni, né tanto meno da quelli che sono stati i risultati delle Primarie che hanno portato all’elezione di Elly Schlein a segretaria del Partito. Il rammarico deriva da quelle che sono le motivazioni che mi hanno portato a questa decisioni, con una insofferenza tale che, per quanto mi sforzassi di nasconderla, mi ha logorato. Mi sono ritrovato per la prima volta in vita mia a tesserarmi al Partito Democratico, e con tutta la speranza che uno della mia età può, e deve, avere mi sono fiondato all’interno delle sue dinamiche.. La stessa solerzia mi ha portato ad interessarmi alla situazione locale, ai fatti che riguardavano un partito democratico che usciva sconfitto dalle elezioni amministrative e senza che vi fossero stati degli eletti in seno al massimo consesso civico, il Consiglio Comunale. I fatti e il modo in cui venivano esposti lasciavano trasparire uno scenario desolante. Non vi erano altro che macerie, e una spaccatura interna al partito con delle posizioni che rappresentavano, apparentemente e nell’ordine, chi voleva governare le macerie e chi voleva ricostruire. Dopo qualche mese di stallo si arriva al congresso straordinario in data 29/06/2022
Un appuntamento che avrebbe avuto come principale scopo quello di conciliare delle posizioni
differenti, la necessità di sciogliere dei nodi che altro non erano che strascichi della sconfitta
elettorale alle amministrative. Per questo il risultato del congresso comunale, cui io stesso ho
partecipato per una delle due parti, ha prodotto quella che sarebbe dovuta essere una novità. La
priorità doveva essere ricercata nella volontà degli iscritti, quella base del partito che puntualmente
viene tirata fuori, per poi essere subito dopo scaricata in nome di una non ben precisata leadership. La speranza era che dopo il congresso vi potesse essere una chiara ed unanime posizione rispetto al futuro e allo sviluppo del partito. Un reale coinvolgimento, tanto auspicato nei mesi che hanno preceduto il congresso, di tutte le anime e le sensibilità presenti all’interno del partito: 1. Si rimproverava ai vertici di non essersi dimessi dopo la sconfitta alle amministrative
2. Si rimproverava agli stessi di non aver provveduto a dare un sostegno adeguato alla candidatura, nonché alla stesura delle liste, di Alberto Di Girolamo. 3. Si sollevava la questione della mancata convocazione degli organi del partito, per dare allo stesso un nuovo corso. Quello che è successo dopo il congresso, ed è giusto che anch’io mi assuma parte della responsabilità, è stato un sostanziale capovolgimento delle parti. Ciò che sopra ho esposto si è ri-materializzato davanti ai miei occhi. Essendo la presente indirizzata al segretario, oltre che al direttivo, ci tengo a sottolineare che una delle motivazioni principali della mia insofferenza è imputabile ad una mia abitudine, forse cattiva. Non ho mai preso in vita mia posizione alcuna senza prima essermi accertato che quella posizione fosse giusta, non in termini assoluti, ma da perseguire. Ciò detto voglio fare chiarezza su quelle che sono state le tappe che hanno portato, seppur con un risultato incoraggiante, alla sconfitta della candidata alle elezioni regionali Linda Licari. A ridosso delle sopracitate elezioni regionali viene convocata, nel circolo sito in via Frisella, l’assemblea degli iscritti, regolarmente convocata, avente come oggetto una discussione sul futuro del partito, anche in vista dell’accorpamento tra elezioni regionali ed elezioni per il rinnovo di Camera e Senato, mi ritrovo ad avere una conversazione con il segretario, dove mi si chiese di fare per primo il nome di un candidato. Essendo in quel preciso momento convinto che il futuro del partito andasse ricercato altrove, e con altri metodi, ebbi a dire che in alcun modo avrei fatto un nome, senza che prima mi si facesse il favore di spiegarmi il perché. Qui inizia l’insofferenza, da sommare alle difficoltà avute del partito a livello nazionale e che ci hanno portato alla sconfitta, vuoi per errori di comunicazione, mancanza di contenuti o personali convinzione nella vocazione maggioritaria, e ancora inespressa, del Partito. Se è vero che siamo diversi dagli altri, voglio dire qui e adesso, che non ho assolutamente condiviso i metodi con cui si è provveduto a delegittimare tutte e tutti coloro che rifiutavano di aderire ad una posizione, allora non me ne rendevo conto ma adesso si, preconcetta. Per un periodo, e mi riferisco alle critiche, nonché attacchi, tacitamente sostenuti, laddove non fossero addirittura incoraggiate, alla persona di Alberto Di Girolamo. Io non mi sono mai riconosciuto in quei metodi, che somigliano più a Fratelli d’italia che al PD, poiché ritengo che questo partito, laddove è gestito come se fosse un bene personale di pochi, e non di tutte e tutti coloro che ne fanno parte, allora io, e la mia personale sensibilità, mi ritrovo impossibilitato a fare ancora parte di questa direzione. Cosa diversa è rimanere nel partito, nel quale credo. Faccio una cosa che mi riesce benissimo, scendo dal carro del vincitore. Rimango un iscritto di questo partito, non credo che rinuncerò mai a questa tessera, ed è proprio da tesserato che auspico un vero cambiamento, alla stregua di quello proposto dalla nuova segreteria nazionale. La convocazione di periodiche assemblee degli iscritti, poiché spesso si può avere la parvenza che
vi sia una coincidenza, se non commistione, tra direttivo e base. Auspico ancora che, anche rispetto a ciò che è scritto nello statuto, il metodo di selezione delle candidature possa avvenire tramite le primarie, anche di area, in modo tale da aprirci davvero a quella collettività, quella società civile che tanto ci sforziamo di rappresentare.
Marco Pantaleo