Scrive al Prefetto e s’appella al buonsenso. Per il consigliere comunale di Mazara del Vallo Giorgio Randazzo le norme vanno rispettate ma c’è anche una condizione d’equilibrio da rispettare. Soprattutto quando c’è di mezzo chi è appena tornato a casa dopo mesi di prigionia ingiustificata, come uno dei 18 marittimi sequestrati in Libia. Il rappresentante leghista espone i fatti: “E’ il caso di Farhat Jammali che la mattina del 26 dicembre 2020, appena qualche giorno dopo la liberazione, ha sentito l’esigenza di uscire di casa a fare due passi per vivere quella comunità che per troppo tempo aveva immaginato di non rivedere più. Durante la passeggiata ha incontrato un suo amico e instaurato un dialogo con lo stesso ad una distanza di sicurezza proprio per non mettere la mascherina individuandolo proprio come segno di costrizione e oppressione. Purtroppo sono intervenuti gli operatori della Guardia di Finanza che ha rilevato a Farhat Jammali il mancato uso della mascherina e, a loro dire, la mancata osservanza della distanza di sicurezza dall’altro individuo, e a nulla è servita la giustificazione di Farhat Jammali che ha spiegato chi fosse, cosa ha subito e che il suo intento non era certo quello di trasgredire nessuna norma”. Randazzo chiede l’intervento del Prefetto ma prima ci tiene a ribadire che alle forze di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili Urbani va il suo apprezzamento “per l’encomiabile lavoro” e che è consapevole che “tutti siamo uguali di fronte alla legge”. Ma è anche necessario, a suo dire, rendersi conto di quel che è accaduto a Jammali. Un intervento prefettizio che Randazzo auspica per “evitare ogni eventuale ricorso di Farhat Jammali”, che potrebbe essere vissuto, dal diretto interessato, come “una ulteriore mortificazione”.