ERICE, IL PD DICE NO ALLA NOMINA DI BRUNO GUERRI. VILLABUONA: “DECISIONE PREOCCUPANTE”

1 Novembre 2020

Bocciatura netta, senza alcun appello. Il Pd dice no alla nomina di Giordano Bruno Guerri a sovrintendente della Fondazione EriceArte. Un no politico e culturale che arriva dalla presidente dell’assemblea provinciale del partito Valentina Villabuona. “Dopo l’Assessore Regionale alla Cultura Alberto Samonà, di cui ad oggi l’unica cosa degna di nota sono le sue poesie sul Nazismo, un’altra nomina preoccupante arriva da Erice. Sempre in tema di cultura la Fondazione EriceArte sceglie Giordano Bruno Guerri, del quale non mi permetto di discutere il curriculum, ma del quale non si possono dimenticare le frasi sull’antifascismo.
Il nuovo sovrintendente dichiarava alla stampa circa un anno fa che: <<Il rischio di fascismo non esiste, le minacce da temere sono altre, a cominciare da quella religione civile, imposta nel Dopoguerra, che ora resuscita fantasmi dal nulla>>. La presidente dem rincara la dose: “È preoccupante la decisione della Fondazione EriceArte, in un Comune di centro sinistra che aveva anche votato all’unanimità una mozione antifascista, alla quale non si diede mai seguito, dopo le proteste di noti esponenti di destra. Sono tempi difficili, dove certi rigurgiti sono vivi più che mai, incendiano le piazze e alimentano gli scontri sociali, non si può far finta di nulla”. Da qui anche una “provocazione” politica: “Non vorremmo vedere anche ad Erice, Città della Pace, una mostra sul culto del Duce, già organizzata dallo stesso Guerri proprio a Salò”. Una scelta curiosa peraltro in linea con quelle regionali, nonostante gli indirizzi politici opposti”. Critica che arriva dritta anche al cuore dell’amministrazione ericina: “Bisognerebbe chiedersi come si fa a ricordare Pietro Ermelindo Lungaro, vittima delle Fosse Ardeatine il 25 Aprile ed affidare la cultura ad un professionista che ha affermato che non si può demonizzare il fascismo, che durante quel ventennio fece anche cose buone, dichiarazione peraltro contestata dallo stesso Presidente Mattarella”.

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