Su uno dei tanti capitoli della politica che non funziona ma che dovrà darsi una mossa se non vuole essere travolta dai cambiamenti e dalla crisi pandemia e post pandemia l’Assemblea regionale siciliana ha provato a metterci una pezza. Il capitolo in questione è quello della cosiddetta “democrazia partecipata”. Riguarda i Comuni e l’obbligo che hanno dal 2014, quando è stata approvata una legge in merito all’Ars, di spendere il 2% dei trasferimenti della Regione attivando un contatto diretto con i cittadini. Devono invitarli ad esprimersi su alcuni interventi che possono essere realizzati nei rispettivi territori e poi renderli concreti. La manovra finanziaria discussa ed approvata all’Ars è arrivata in aula con una posta di 2 milioni di euro che erano ritornati nelle casse dell’amministrazione perché non spesi dai Comuni per le iniziative di “democrazia partecipata”. I tempi di finanziamento e di attuazione della norma di legge sono importanti perché definiscono le relative responsabilità politiche. I fondi in questione facevano riferimento al bilancio 2017 e dovevano essere spesi nel 2018. A conti fatti su 6 milioni di euro della Regione, circa 2 milioni sono tornati nelle sue casse. Su 390 Comuni siciliani soltanto 179 sono stati in grado di rispettare la legge gli altri hanno ricevuto la nota dell’amministrazione regionale con la richiesta di ridare indietro i soldi. In provincia di Trapani sono finiti nel “libro nero”: Trapani, Marsala, Favignana, Campobello di Mazara, Castellammare del Golfo, Castelvetrano, Petrosino, Salemi, Valderice e Vita. Per Trapani c’è da fare una precisazione che rimanda alle responsabilità politiche. Non ricadono sull’amministrazione del sindaco Giacomo Tranchida, ma sul commissario regionale Francesco Messineo. Comunque sia un emendamento dell’onorevole Claudio Fava, condiviso dall’Aula, consentirà di utilizzare i 2 milioni che erano tornati nelle casse della Regione per definire un sistema di premialità – in quota proporzionale – per quei Comuni che hanno fatto fino in fondo il loro dovere attivando le procedure per coinvolgere i cittadini. A titolo d’esempio. Il Comune di Trapani, nel novembre del 2018, ha invitato i suoi cittadini ad esprimere una loro preferenza in queste aree d’intervento: solidarietà sociale, politiche giovanili, arredo urbano, comunicazione on line e nel progetto Città-Cardioprotetta. Le risorse a disposizione, nel caso della restituzione, erano di circa 33 mila euro. Si tratta dunque d’interventi limitati ma di forte valenza sociale e civica perché chiamano a raccolta il territorio sollecitandolo ad essere parte attiva nell’azione di governo.
REGIONE, LA “DEMOCRAZIA PARTECIPATA”, I COMUNI INADEMPIENTI E L’EMENDAMENTO FAVA
3 Maggio 2020
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