Claudio Fava non ha dubbi. Anzi. Ha le prove. La sua legge, approvata all’Ars, che impone ad amministratori, consiglieri e parlamentari di dichiarare la loro eventuale appartenenza alla massoneria non viene applicata. “Che fine ha fatto – si chiede – la dichiarazione di consiglieri e assessori comunali sulla loro appartenenza o meno a logge massoniche? A quattro mesi dalla scadenza dei termini previsti dalla legge non se ne ha alcuna notizia. Da qui la richiesta all’assessorato regionale Enti Locali: “Avviare immediatamente una ricognizione nei Comuni per verificare il rispetto della legge”. Il presidente della Commissione regionale Antimafia va al sodo: “La vicenda che vede coinvolto l’ex deputato regionale Lo Sciuto, che aveva costruito una loggia massonica allo scopo di fare mercato di prebende, licenze e consulenze di varia natura, ci conferma l’utilità di questa norma e l’urgenza di una sua piena applicazione”. C’è da dire che gli inquirenti hanno voluto sottolineare, nel caso dell’operazione “Artemisia” che la massoneria ufficiale e quindi la loggia castelvetranese non sapeva nulla dell’organizzazione messa in piedi dall’ex deputato regionale Lo Sciuto e che la logica era coperta e segreta anche ai “fratelli”. Lo scorso 5 marzo in Aula, i deputati regionali Antonio Catalfamo (Fratelli d’Italia) ed Eleonora Lo Curto (Udc) hanno dichiarato di non voler depositare alcuna dichiarazione e di attendere di essere denunciati per poter avviare le procedure per porre la questione alla Corte Costituzionale.
FAVA: “CHE FINE HA FATTO LA MIA LEGGE SUI MASSONI?”
22 Marzo 2019
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