CASTELVETRANO, CASO VANICO: LE PRECISIZIONI DELLA SOCIETA’

23 Maggio 2017

Truffa al sistema sanitario nazionale per prestazioni fisioterapiche rese arbitrariamente e con personale non qualificato. E’ l’accusa della Procura della Repubblica di Marsala che ha fatto scattare due provvedimenti nei confronti dell’amministrazione unico della “Vanico srl” Concetta Russo, e del direttore sanitario Giuseppe Castiglione. Per un anno non potranno mettere piede nella struttura sanitaria alle porte della città di Castelvetrano. Nel provvedimento anche un sequestro preventivo di 440 mila euro che viene considerato il controvalore della presunta truffa. Il periodo sotto accusa va dal 2014 al 2015. Sotto i riflettori della magistratura e dei carabinieri dei NAS 106 prestazioni fisioterapiche domiciliari e non ambulatoriali e concretizzate da massofisioterapisti e non da fisioterapisti. Si tratta d’interventi di riabilitazioni per pazienti con gravi handicap. Ma la “Vanico srl” non ci sta ed ha diramato una nota stampa. Prima di tutto per confermare che “tutti i servizi continuano ad essere forniti senza alcuna interruzione”. Prima precisazione: “Il provvedimento non riguarda la casa di cura inaugurata nel 2015 che eroga servizi in regime di degenza”. La società entra nel merito della vicenda: “La questione riguarda prestazioni che sono state erogate nel periodo 2013-2015”. Seconda precisazione: “Non è mai stata contestata dagli organi inquirenti alcuna appropriazione di denaro a fronte di prestazioni non effettivamente eseguite. Ciò che viene contestato al centro è l’impiego di massofisioterapisti anziché di fisioterapisti nell’effettuazione di alcune prestazioni. A tal proposito, in relazione ad una precedente contestazione, il Giudice Unico del Tribunale di Marsala con sentenza dello scorso 10 marzo ha assolto, perché il fatto non sussiste, tutti gli imputati del reato di esercizio abusivo della professione di massofisioterapista, in quanto nel corso del giudizio si è dimostrato che gli stessi svolgevano il compito per cui erano stati preposti e l’attività svolta ben poteva essere eseguita dagli stessi”. Terza precisazione: “Si sottolinea, pertanto, che non vi è stata alcuna percezione di ingiusto profitto, in quanto le prestazioni sono state validamente eseguite  e operate da personale idoneo e qualificato”. Da qui l’annuncio che i diretti interessati, Russo e Castiglione provvederanno ad impugnare i provvedimenti al Tribunale del Riesame per chiederne l’annullamento”.

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