Sta per lasciare Palazzo D’Alì, in primavera si tornerà al voto, ma Vito Damiano puntad esserci anche dopo. Non scopre fino in fondo le sue carte. Non annuncia una sua ricandidatura ma lancia un progetto politico: “Costruire un’aggregazione di persone di
buona volontà che rompa gli schemi precostituiti e asserviti a sigle o simboli che ormai sono inespressivi e vuoti di significato. Un Movimento? Un Circolo? Una Associazione?”. Damiano schiaccia la politica sulle sue responsabilità e pensa ad “un qualcosa che sia fattivo antagonista di partiti non più rappresentativi o, peggio, vuoti simulacri che vivono nel ricordo di una politica non più esistente. Occorre rifondare la politica della ‘res publica’, dell’esclusivo interesse collettivo, del bene comune, bandendo definitivamente la logica delle spartizioni, del clientelismo, del professionismo politico e del favore. Voglio augurarmi che il nostro territorio possa essere ‘sconvolto’ da una sana e duratura rivoluzione culturale che liberi la nostra gente dal secolare fardello di accettata sudditanza ai poteri forti non costituiti e dia ai giovani speranza e forza
per l’affermazione nella nostra terra di una rinascita basata sulle capacità, sul merito e sull’onestà”. Lo spunto per lanciare quello che si presenta come il suo manifesto politico Damiano lo trova criticando l’indifferenza della città che non si è accorta della nuova illiminazione dell’ex Mercato del Pesce ad opera dell’associazione “Agora”, che ha anche fatto la sua parte nelle manifestazioni pre-natalizie con alcune iniziative. Damiano mostra tutta la sua delusione: “Pochi o addirittura nessuno che abbia espresso, non dico apprezzamento, ma semplicemente una considerazione su uno ‘spettacolo’ che è possibile ammirare dal Natale scorso nella Piazza ex Mercato del Pesce. Sembra quasi che la cittadinanza, ormai da tempo ‘educata’ dall’irresponsabile azione di taluni media a enfatizzarne solo disservizi e malfunzionamenti, che esistono ovunque e in ogni realtà, non riesca più a vedere ciò che di buono possiede la nostra città, il nostro territorio”. Di fronte ad una città inebetita, anche, dalla forza della disinformazione della stampa locale, il sindaco fa scattare l’ora X: “Non si può più perdere tempo: occorre che proprio in questo periodo il territorio, e mi sento di estendere il concetto a tutta la Sicilia o al
meridione in generale, esprima capacità e volontà di fare, che si sappia dare risalto a ciò che di buono e di bello il territorio possiede, tanto apprezzato solo da chi qui non vive”.