TRANCHIDA, ANTONINI E MAZZEO. E LA CITTA’ DI TRAPANI?

25 Luglio 2025

Estate trapanese sicuramente calda dal punto di vista meteorologico ma anche da quello politico. Anzi, meglio: estate velenosa. Lo scontro a tre delle ultime ore, il sindaco Giacomo Tranchida da una parte, l’imprenditore Valerio Antonini dall’altra ed il presidente del consiglio comunale Alberto Mazzeo, conferma che non ci sono margini per posizioni mediane, che nessuno è alla ricerca di mediatori e che eventuali doppiogiochisti devono dare il massimo per poter restare a galla, altrimenti, finiranno per soccombere. Ma quest’ultima categoria è tutta da dimostrare. Qualsiasi delibera può ormai essere oggetto di polemica, la strumentalizzazione ha ormai preso il sopravvento anche sulla propaganda. Lo schema Tranchida è chiaro: la premessa è o con me o contro di me. E vale per tutti, nessuno escluso. E’ un monito costante, in particolare, di chi sta, almeno nella forma – la sostanza è sempre da verificare sul campo – al fianco del primo cittadino. Dopo la premessa c’è la tattica, quella di circoscrivere la sfida tra lui ed Antonini. L’imprenditore, prima espressione del bene assoluto per la città, ora è il male, sempre assoluto. Tranchida non ha mai usato mezze misure. Prima era il futuro ora è il passato che vuole tornare camuffandosi da futuro. Sì perché Tranchida non conosce futuro che non sia lui stesso ed il suo gruppo. Antonini, l’imprenditore indicato quasi come un filantropo, è diventato il muro da abbattere. E siccome il sindaco non ha mai amato le articolazioni politiche se c’è Antonini non possono che esserci gli antoniniani. Punto. L’opposizione – fatta di poteri più o meno forti, di conflitti d’interesse – non ha più colore politico e se ce l’ha è marginale, relativo. Chi sta con Antonini ha già perso la sua identità politica, non ha più una storia: è soltanto antoniniano, più o meno sulla sua busta paga, politica ci tiene a precisare Tranchida, magari per evitare che le querele possano avere un seguito. Più i più accorti, i tranchidiani che ragionano, gli chiedono di stare in campana, di non alzare sempre e comunque i toni perché è quello che vuole il presidente-imprenditore, più Tranchida si lancia contro il suo nuovo avversario, prima amico. Dopo la premessa e la necessaria tattica, non può che emergere la strategia. Tranchida vuole lo scontro diretto perché è l’unico modo per condurlo direttamente, senza dover condividere tempi, modi, interventi. Fuori gioco i partiti che lo sostengono, fuori gioco le liste civiche che esistono soltanto nel momento elettorale, fuori gioco i moderati, quelli che vorrebbero ragionare prima di mostrare i muscoli. E’ quel che ha sempre fatto l’attuale sindaco di Trapani in altre fasi politiche, in altri Comuni. Finora gli è andata sempre bene. Ha vinto, con la sola eccezione delle Regionali, ed ha soprattutto fatto terra bruciata attorno a sé. Gli altri solo comprimari. Gli altri, deboli, incapaci di avere una posizione autonoma e costretti a seguire o ad inseguirlo. Di fronte all’avanzare del tempo, che passa pure per lui, la necessità di essere il solo ed unico soggetto politico in grado di affrontare il “nemico” di turno, lo rende insostituibile. Più sa di essere sostituibile più deve presentarsi e proporsi come insostituibile, perché lo impone la legge che contempla soltanto il secondo mandato, perché le Regionali non sono lontane ma neanche vicine e potrebbe essere chiamato a fare la lista – nessuno vorrà correre per consegnargli il seggio del Pd, se Pd sarà -, perché il seggio nazionale è un miraggio non soltanto per lui ma anche per il suo partito e per il centrosinistra. Così è il primo sostenitore della mozione di sfiducia nei suoi confronti. Spera che la soluzione evocata dal centrodestra possa avere una prospettiva. Spera che il centrodestra – pardon gli antoniniani – faccia una mossa falsa, magari consentendogli di rispolverare un suo vecchio cavallo di battaglia che ha dovuto mettere in armadio: la questione morale. Perché nei dintorni della sua maggioranza la “questione” s’è posta. La premessa di Antonini è la stessa: o con me o contro di me. Su questo i due contendenti hanno lo stesso modo di fare. E non è un caso che, inizialmente, abbiano trovato la quadra. E non è un caso che poi la sintonia sia esplosa perché qualcosa è andato storto tra i due – ma non intendono raccontarlo, almeno non l’hanno fatto finora – e perché il tentativo di prevaricare, appunto, prevarica su tutto. Antonini ha parlato chiaro: non si sente garantito dall’attuale amministrazione e di conseguenza intende cambiarla prima possibile. E veniamo alla tattica: quella della pressione continua, puntando ad emarginare Tranchida che non sta certo attraversando un momento facile con la città. La tecnica è quella dell’accerchiamento e del tentativo di rompere il fronte tranchidiano, provando a convincere i meno tranchidiani che la festa sta per finire e che il carro del vincitore sarà un altro. Il Movimento, la eventuale candidatura dell’ex Prefetto Valerio Valenti ed altro ancora, sono tatticismi. Evidenti tatticismi. Le percentuali di “bruciare” Valenti sono altissime e soprattutto questo modo di proporlo lo ha già messo nel mirino di Tranchida. La strategia invece non c’è. Antonini non ce l’ha. Per carattere, perché il suo fare è fluttuante. A volte dà l’impressione che sia anche un fare umorale. Non c’è strategia perché il futuro politico di Antonini è legato e collegato ai risultati sportivi. La sua forza sono le due squadre, la debolezza potrebbero essere le due squadre. E’ un problema di risultati. Se il patron continuerà a tenere gli “Squali” in A1 ed in alta classifica – ma ai trapanesi andrebbe bene la A1 comunque, anche lottando per non retrocedere, altrimenti che farebbero la domenica? – e se il Trapani Calcio riuscirà a tenere la C con dignità, la B sarebbe un’apoteosi, Antonini avrà un ruolo in questa città e sarà ancora Antonini. Altrimenti d’un tratto saprà quanto è cinico questo territorio ed in particolare sarà un Antonini con la minuscola. In tanti direbbero: “L’avevo detto!”. Non ci saranno più autografi da firmare e bimbi da mettergli accanto per la foto. Non lo riconosceranno neanche. Ci saranno tanti Pietro. Il presidente ha finora dimostrato di non conoscere limiti: nella comunicazione, nei rapporti personali. Ma in fondo è un “prodotto” istituzionale. E’ Antonini grazie a due amministrazioni, c’è di mezzo anche quella ericina, che si sono piegate in due. La cittadinanza onoraria trapanese non è stata una forzatura ma la conferma che Antonini è quel  che è in questa città soltanto perché gli è stato concesso di esserlo. In tanti hanno pensato di gestirlo, di limitarlo. Un errore marchiano che qualcuno comincia a pagare. Anche perché se dai carta bianca, a chiunque, quel chiunque se la prende e non è detto che sia disposto e disponibile a ridartela, perché vuole scriverci lui qualcosa. Antonini è kunderiano, rappresenta quella insostenibile leggerezza dell’essere  che diventa inafferrabile. Ed invece c’era aveva il sacco pronto. L’imprenditore è ormai una mina vagante. Che però può anche farsi male da sola. E’ nelle mani dello sport e lo sport è imprevedibile. Il terzo, il presidente del consiglio comunale Alberto Mazzeo, è debole, debolissimo. In una città che sta polarizzando malamente, lui ha amici sia in un gruppo che nell’altro. Ha i contatti di pragmatica nella maggioranza di cui fa parte, ma ha anche legami forti con quella che può essere considerata la controparte. Ha provato a fare il paciere ma i due gli hanno detto con chiarezza, Tranchida anche con durezza, che non lo riconoscono come tale. La situazione s’ingarbuglia anche dal punto di vista politico. Il gioco dei due forni costruito dall’assessore regionale Mimmo Turano comincia a non reggere più. Più il centrodestra prova a ricompattarsi più la contraddizione Trapani emerge. Più la Lega prende forma, anche claudicante, e più sarà difficile tenere in piedi l’alleanza con Tranchida. A maggior ragione quando si pensa – come pensano gli amici di Turano – di essere l’ago della bilancia. Fondamentali per tenere in piedi l’amministrazione Tranchida, fondamentali per l’ipotetica mozione di sfiducia. A differenza degli altri due, Mazzeo non ha una premessa, non ha una tattica e quindi non può avere una strategia. Può soltanto scegliere la politica delle posizioni ma comincia a rischiare sempre di più. Era stato inserito nella “Banda Bassotti” ericina – termine usato da Tranchida per attaccare l’opposizione dell’epoca -, poi politicamente assolto perché utile a vincere nel 2018 ed ancora di più nel 2023, pensava di essere un leader ma non ci sono spazi in questa fase ed ora la sua giacchetta è tirata da un lato e dall’altro. Finirà per strapparsi? Tranchida gli ha già dato l’aut aut. Se si azzarda a mettersi tra lui ed Antonini è un presidente politicamente “morto”. Se non ci sarà una linea altrettanto dura da parte dell’entourage del presidente ed imprenditore – che l’ha già messo nei guai complimentandosi per le critiche al sindaco, quindi non c’è stato il silenzio che sarebbe stato d’oro – sarà abbattuto dalla politica del sospetto. E Trapani cola a picco.

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