Il deposito di scorie radioattive non s’ha da fare. Né a Fulgatore, né a Calatafimi-Segesta. Il consiglio comunale di Trapani, in seduta straordinaria ed aperta, l’ha ribadito con forza. L’intero territorio provinciale – rappresentato da sindaci, assessori e consiglieri – ha ribadito il suo dissenso nei confronti del lavoro svolto dalla società Sogin. Società governativa che ha indicato una serie di siti, considerati idonei, per poter smaltire le scorie che ci sono in giro per l’Italia e soprattutto all’estero: scorie italiane che devono necessariamente rientrare. La linea degli amministratori locali è netta. “Ipotesi sciagurata”, l’ha definita il sindaco di Calatafimi-Segesta Francesco Gruppuso. “Folle ipotesi”, la denuncia della consigliera comunale di Alcamo Anna Lisa Guggino. Per il presidente del Consorzio Universitario Francesco Torre ci si trova di fronte ad una “scelta pazza”. L’onorevole Dario Safina ha voluto inserire la vicenda nel contesto più ampio dell’irrisolta questione meridionale aggiungendo che il progetto da 900 milioni di euro, con l’indotto a seguire, può essere considerato come “l’osso che viene lanciato al cane”. Il dibattito consiliare si è soffermato a lungo sulle controindicazioni tecniche che portano ad escludere i due siti trapanesi – in una fase precedente c’erano anche altri due siti siciliani, Butera e Petralia, che però sono usciti di scena con motivazioni che non è dato sapere – ma nel caso in questione emergono anche implicazioni politiche, che ha voluto sottolineare l’assessore al Comune di Calatafimi-Segesta Massimo Fundarò, che è anche presidente del comitato “Mai rifiuti radioattivi in provincia di Trapani”. “Le indiscrezioni al Ministero dell’Ambiente – ha rimarcato – dicono che il sito verrà realizzato nel territorio che si lamenterà di meno”. Fundarò ha poi dichiarato che le controdeduzioni che il comitato ha presentato erano state considerate di grande valenza tecnica e scientifica. “Se ci troviamo in questa situazione – ha detto -, significa che i criteri di scelta non sono tecnici, ma di altro tenore”. Da qui la richiesta di una mobilitazione: “Serve un’iniziativa, magari in primavera. Formiamo una catena umana a difesa dei due siti. Scendiamo in piazza. E’ necessario coinvolgere le nostre comunità”. Soluzione che ha trovato il sostegno pieno dell’onorevole Cristina Ciminnisi: “Organizziamo una marcia al Parco archeologico di Segesta. Come parlamentare ho già presentato una mozione. Farò di tutto per anticipare i tempi della sua calendarizzazione”. Tra gli interventi in aula anche quello della storia leader ambientalista favignanese Maria Guccione, anche lei sostenitrice della mobilitazione: “Bisogna coinvolgere la gente”. Così come fu fatto nelle Egadi contro le ricerche petrolifere. Pure il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida ha puntato alla mobilitazione: “Scendiamo in piazza”. Poi un sospetto: “Non vorrei che hanno visto l’avvio dei lavori al porto con l’escavazione dei fondali che garantirebbe alle navi piene di scorie radioattive un facile accesso sul nostro territorio”. Pronto a chiedere l’accesso agli atti ed a ricordare che il territorio ha detto no già nel 2021. Il sindaco di Calatafimi-Segesta Francesco Gruppuso non si è limitato al dissenso politico. E’ entrato nel merito delle contestazioni messe in campo anche da componente del comitato: “Tutti i parametri che non consentono la realizzazione del deposito trovano punti certi nei nostri territori. E’ un paradosso rispetto alla decisione di considerarlo un sito idoneo, ma è così. C’è un Parco archeologico a poca distanza dal sito, ci sono produzioni agricole di pregio, le condizioni geotermiche sono alternative al progetto, c’è un aeroporto a poca distanza che, ricordiamo, è una struttura militare ad uso civile, c’è l’area industriale di contrada Fegotto, quella artigianale di contrada Sasi. E’ un’area a rischio sismico”. Allarmato ma fiducioso il consigliere comunale di Trapani Maurizio Miceli, che ha voluto dire la sua anche da presidente provinciale di Fratelli d’Italia: “E’ stato ricordato, durante il confronto d’aula, l’impegno dell’ex Presidente della Regione Nello Musimeci. La sua giunta prese una netta posizione ufficiale contro la costruzione del deposito nazionale in Sicilia, argomentandola con il sostegno di un comitato tecnico-scientifico. Musumeci è Ministro della Repubblica e posso assicurare che il caso è in evidenza e che la linea di Musumeci rimane quella presa da Governatore della Sicilia”. Miceli ha definito la scelta dei due siti trapanesi “una forzatura ignobile”, ma anche aggiunto che si tratta “di un pericolo scongiurato per le interlocuzioni avute finora”. Il consiglio è stato aperto dal consigliere Baldo Cammareri, promotore della seduta straordinaria ed aperta.
SCORIE RADIOATTIVE, IL NO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI TRAPANI E DEL TERRITORIO PROVINCIALE
13 Gennaio 2024
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