TRAPANI, MICELI (FDI) PRESENTA IL “CONTO” AL SINDACO TRANCHIDA

4 Gennaio 2023

Maurizio Miceli presenta il “conto” al sindaco di Trapani Giacomo Tranchida. Ed è un “conto” salato, salatissimo. Il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia – le sue quotazioni per una candidatura a sindaco sono in rialzo – è pronto a chiamare in causa la Regione perché ritiene che sia arrivato il momento di fare chiarezza su alcune vicende che creano incertezza e dubbi sull’azione amministrativa del primo cittadino. Miceli comincia con il bilancio di previsione 2021: “Ho chiesto ai competenti organi di valutare l’opportunità di adottare urgentemente i provvedimenti idonei a porre fine a uno stato di gravissima inottemperanza alla normativa di finanza pubblica consistente nella mancata approvazione, entro il 31 agosto 2022 del bilancio si fa per dire – di previsione 2022/2024, nonché del rendiconto di gestione 2021. È inconcepibile, siamo nel gennaio 2023 e nonostante la nomina di un commissario ad acta lo scorso settembre, ancora oggi non si riscontra la predisposizione di nessuno dei due bilanci. Pure il Collegio dei Revisori del Comune di Trapani lamenta financo l’assenza di qualsiasi bozza di documento contabile. Ci chiediamo quali politiche di bilancio creativo si stiano sperimentando al Comune, che nel frattempo vessa i cittadini con solleciti di pagamento per fatture idriche che non sono ancora mai state notificate: cioè i cittadini sono sollecitati a pagare fatture che ancora non conoscono”. Il dirigente di FdI affonda il colpo anche su un’altra vicenda che rimane al centro del dibattito politico: “Per non parlare dei 4.354.000 di euro in quattro anni per comprare acqua da Siciliacque, nonostante il Comune sia dotato di propri pozzi, cifra che ha sicuramente assestato un duro colpo al bilancio comunale. Ma tanto a Tranchida non interessa… paga pantalone!”. Miceli fa poi riferimento alle conseguenze della mancata approvazione del bilancio: “Impedisce l’utilizzo integrale delle risorse comunali, cosa con cui si spiega la mancata manutenzione del sistema fognario e i conseguenti allagamenti della città, così come la chiusura, ininterrotta ormai da un anno, della Biblioteca Fardelliana per criticità strutturali mai risolte, con conseguenti difficoltà per il personale a svolgere il proprio lavoro, per non parlare poi della gestione dell’Ente Luglio Musicale e del destino della Salerniana un patrimonio inestimabile abbandonato dalle istituzioni. E meno male che questa Giunta aveva proposto Trapani come capitale della cultura”. La destra riconferma poi il suo no alla realizzazione del Sottopasso: “In quanto opera inutile e pericolosa per tanti motivi tecnici e logistici, espressi da tutti gli ordini professionali locali, dai comitati spontanei, dalle opposizioni. Come si fa a costruire un sottopasso in un’area dove sorgevano saline e, soltanto dopo le piogge estive, rendersi conto che era il caso eventualmente di progettare opere collaterali per drenare l’acqua? Sempre dopo, sempre troppo tardi”. Nel “conto” di Miceli anche la RSA di via Virgilio: “Sorta in un’area vincolata, destinata dal Piano regolatore di Trapani a FV – Aree per spazi pubblici attrezzati a parco per il gioco e per lo sport e riservata a finalità di compensazione agli edifici attigui esistenti, come tale inalienabile. Insomma, dove sarebbe dovuto sorgere un grande parco urbano attrezzato, si consumerà il più grosso processo di cementificazione dal dopo guerra ad oggi”. Nell’elenco di Miceli anche “le difficoltà generate dall’installazione degli attraversamenti pedonali rialzati in via Fardella: dal transito di ambulanze e mezzi di soccorso, all’ingombro delle carreggiate che ha contribuito con tutta probabilità alla stagnazione di acqua e detriti che hanno sommerso abitazioni e attività commerciali durante i giorni dell’alluvione”. Ultimo ma non certo ultimo in ordine d’importanza “il sequestro del depuratore di Trapani. I cittadini e il WWF, quale Ente Gestore della Riserva delle Saline di Paceco/Trapani, da anni segnalavano il riversamento di liquami in mare e nella riserva. L’impianto, secondo gli inquirenti, immetteva reflui fognari non depurati sia nel fiume Lenzi-Baiata, che scorre nell’area protetta delle saline di Trapani e Paceco, che direttamente in mare dai dispositivi di via Tunisi, in corrispondenza del lungomare Dante Alighieri. E pensare che Tranchida e Romano parlavano di acque bianche o piovane”. 

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