“La Sicilia, laboratorio politico per un accordo tra Pd e Movimento Cinque Stelle”. Per Davide Faraone non ci sono dubbi. Il commissariamento del partito nell’Isola ha questo obiettivo. E’ la motivazione reale e forte che ha indotto la Commissione nazionale di garanzia ad approvare, a maggioranza, quella che ha definito come “una epurazione”. Faraone, dallo scorso 19 luglio, non è è più il segretario regionale dei dem. “Mi hanno cacciato – ha aggiunto – perché ho detto vaffa… all’ipotesi di accordo con i grillini e faranno così con tutti quelli che diranno no a quest’intesa”. L’ex segretario fa i nomi dei suoi avversari, Dario Franceschini su tutti. Ma anche Beppe Lumia e Wladimiro Crisafulli “che hanno fatto saltare le primarie” e che sono stati “protagonisti del consociativismo siciliano”. Altri due elementi di rottura che per Faraone sono stati decisivi, il forte sostegno alla mozione di sfiducia contro il Ministro Matteo Salvini, dopo l’affare Russia, e la decisione di salire sulla “Sea Wacht” per contrastare le politiche sull’immigrazione del governo giallo-verde. Faraone aggiunge anche la posizione sull’autonomia differenziata che boccia così: “E’ una secessione mascherata ed il Pd non riesce a dire una parola”. L’ex segretario ha consegnato la tessera “che presi sull’onda emozionale dell’attentato a Borsellino”. Faraone rimarrà però nel gruppo parlamentare del Pd al Senato. Darà battaglia. “Non farò passi indietro”, ha ribadito. Ma la Sicilia, laboratorio politico potrebbe avere un’altra faccia della stessa medaglia. Perché l’ex dirigente Pd ha già dato appuntamento “a quella che non sarà la quarta Leopolda siciliana, ma la prima di una nuova stagione politica”. Faraone intende dunque organizzarsi sul territorio e di fronte ad un accordo Pd-Cinque Stelle metterebbe in campo un nuovo soggetto politico che tuttavia potrebbe anche essere parte di un progetto più ampio ed anche autonomo rispetto alle vicende sulla sua breve segreteria, appena 5 mesi. Un soggetto politico non renziano ma con i renziani e Matteo Renzi a fare da catalizzatori. Un movimento che avrebbe la possibilità di fare i primi passi in Sicilia, regione strategica per mettere in discussione gli equilibri politici regionali. Un nuovo soggetto politico che potrebbe avere la provincia di Trapani in primo piano. Si tratta infatti di un territorio che ha dato sostegno alle idee renziane anche quando Renzi non era più al potere nel partito e nel Paese. Si tratta di un territorio che esprime uno dei fedelissimi di Faraone, l’avvocato Chrstian Emmola, presidente dell’assemblea provinciale del Pd, ma anche l’ex consigliere comunale Ninni Passalacqua e tanti altri che presto potrebbero essere chiamati a raccolta per fare il punto della situazione. Di sicuro avranno un posto in prima fila nell’incontro autunnale che Faraone ha confermato smontando però le insegne della Leopolda siciliana ma non scoprendo le carte su quella nuova che dovrà caratterizzare il suo nuovo percorso politico e quello dei suoi amici.
FARAONE, IL PD E LA “LEOPOLDA” CHE SARA’ ALTRO. LE MOSSE SUL TERRITORIO
22 Luglio 2019
Notizie Correlate