Un anniversario amaro, ma comunque intenso perchè fa parte della storia del Paese. Ventisette anni fa la mafia decideva di sbarazzarsi di uno dei suoi avversari più duri, più temibili, perché era riuscito a scoprirne gli ingranaggi più nascosti, le dinamiche più sottili. Cosa Nostra sceglieva la linea dura, la linea terroristica e faceva saltare in aria Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta. Tanto tritolo da cancellare una parte dell’autostrada Mazara del Vallo-Palermo. La “blindata” di Falcone fece un balzo di oltre 200 metri. L’esplosione provocò una voragine che è rimasta nell’immaginario collettivo. Anniversario amaro perchè il fronte antimafia non è più unito, perchè un pezzo d’antimafia s’è fatta potere ed ha avvelenato il pozzo della democrazia e del confronto. Tante parole, pochi fatti, ma carriere importanti e soprattutto capacità di condizionamento. Difficile pensare ad un recupero dello spirito originario del fronte antimafia. Non ci sono più le condizioni. L’unica speranza sta nei giovani, quelli che sono sbarcati oggi a Palermo per le manifestazioni e le celebrazioni per il 28esimo anniversario della Strage di Capaci, quelli che scesi dalla nave hanno detto: “La mafia è come quando sei in strada e ti si presenta davanti un muro. Non ci può stare quel muro e bisogna toglierlo”, quelli che oggi erano rappresentati dal sindaco e dal presidente del consiglio dei ragazzi del Comune di Trapani. La loro innocenza è l’arma più forte da porre contro ogni forma di criminalità organizzata. E’ finita l’antimafia degli slogan: “La mafia fa schifo”. Certo che da schifo ma la società che doveva combatterla a schifo non scherza. E’ finita anche l’antimafia della retorica, come il codice etico presentato ieri all’Ars, frutto di un lavoro stantio della Commissione regionale Antimafia. Articoli che cadono nell’ovvio, quasi nella banalità, perché invocano pre-condizioni non soltanto della politica e dell’attività parlamentare, ma del comune vivere civile. Il cambiamento passa da tanti occhi puliti, semplici, vivi, che l’età anagrafica ha salvato dalla scarsa morale di anni ed anni di rappresentazione e no di realtà antimafiose. La scuola può essere lo strumento per preservare l’innocenza di tanti occhi che oggi si soffermeranno davanti ad un murales, all’albero Falcone, o ascolteranno un pezzo di una storia ancora tutta da scrivere. Il Comune di Trapani ha voluto ricordare Falcone, la moglie Morvillo e di tre agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani con una cerimonia senza fronzoli, senza retorica. Importante, simbolica e piena di speranza la presenza di Aurora Daidone e Giulia Guaiana, sindaco e presidente del coniglio dei ragazzi e delle ragazze.