AEROPORTO BIRGI, CIMINNISI (M5S): “NO A PROGETTI MILITARI”

19 Settembre 2025

Gli F-35 fanno “‘paura”, sempre e comunque. L’onorevole Cristina Ciminnisi prova a fare il punto sull’aeroporto di Birgi e sui rischi che corre il territorio. “Mettere a rischio la piena operatività civile dello scalo per inseguire progetti militari – sottolinea – significa tradire la nostra storia e condannare la Sicilia a un futuro di dipendenza e marginalità. Allo stesso tempo il rapporto tra il territorio e l’Aeronautica è consolidato”. La deputata regionale dei Cinque Stelle va al sodo: “Per queste ragioni l’ipotesi della scuola di addestramento dei piloti di F35 va studiata con attenzione difendendo la vocazione civile e turistica del nostro aeroporto e territorio”. Il progetto militare è il seguente: trasformare l’aeroporto di Trapani-Birgi in polo internazionale di addestramento per i caccia F-35. Il no della parlamentare è netto: “Birgi è molto più di una pista di atterraggio: è il cuore economico e turistico di tutta la provincia, il volano che ha permesso al territorio trapanese di aprirsi al mondo”. Mai come in questo caso, inoltre, la storia è maestra di vita. E la Ciminnisi si affida alla memoria. Ricorda il precedente del 2011, “quando  – aggiunge la sua nota – lo scalo venne chiuso ai voli civili per le operazioni militari in Libia”. “Abbiamo già visto – conclude – cosa significa: turisti bloccati, economia in ginocchio, famiglie e imprese penalizzate. Mentre si lavora per far crescere turismo e sviluppo, c’è chi vuole trasformare Birgi in un avamposto bellico. Non possiamo accettare che Trapani diventi nuovamente una portaerei nel cuore del Mediterraneo”. L’onorevole non si ferma alle dichiarazioni. Ha già presentato una mozione che chiama in causa il governo del Presidente Renato Schifani. L’invito è a prendere posizione: “La Sicilia – si legge nella mozione – deve avere voce nelle scelte che la riguardano: il suo destino è quello di essere una terra di pace, ponte tra i popoli nel Mediterraneo. Non può ridursi a base militare al servizio di strategie internazionali che sacrificano la vocazione turistica del territorio”.

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