TRANCHIDA-ANTONINI O VICEVERSA, 29 GENNAIO, 6 MAGGIO. ED IL POKER

6 Luglio 2025

Se non fosse una vicenda terribilmente seria per una città ormai a pezzi come Trapani ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate. Lo scontro Valerio Antonini-Giacomo Tranchida e viceversa ha accenni da commedia dell’arte ma anche da tragedia greca. Sullo sfondo s’intravede però il Principe. In arte Totò. La vicenda è terribilmente seria perché i due stanno giocando con il futuro di un territorio che dicono di amare e di difendere. Ma come sempre il passaggio dalle parole ai fatti è sempre complicato. L’imprenditore-presidente convoca una conferenza stampa, escludendo una parte della stampa, e fa quasi un monologo. L’altro, il sindaco, che segna una evidente stanchezza cosa fa? Cade nella trappola del suo neo avversario, prima amico. Gioca così al rialzo sul fronte mediatico che però è nelle mani di Antonini. E soprattutto gioca al rialzo con un avversario, prima amico, che dichiara ufficialmente di essere stato un giocatore di poker. Gioco bellissimo che si fonda su un elemento fondamentale: il bluff. Mossa che può cambiare l’esito del mano di gioco al di là del valore delle carte di chi è seduto al tavolo. Tuttavia quello strategico è un problema di Tranchida. Così com’è un problema di Antonini conciliare gli interessi che si intrecciano lungo il percorso che ha delineato. Gli preannuncio un’accusa da cui dovrà difendersi: ha aumentato i prezzi dei biglietti per finanziarsi il Movimento. Perché il dato vero, nella sostanza, è che il presidente polisportivo non ha ancora compreso in quale città ha messo piede e qual è la vera filosofia trapanese. “Sono trapanese e me vanto”, lo slogan tanto gettonato ed inflazionato. Sì, fino a quando le cose andranno per il verso giusto. Altrimenti il trapanese-tipo farà come Giuda, rinnegherà se stesso. Lo slogan sarà: “Io trapanese? Ma chi? Ericino sono”. Ma andiamo oltre. O meglio andiamo ai fatti. Tranchida ed Antonini, prima o poi, senza tatticismi, dovranno dire cosa è accaduto tra loro dal 29 gennaio al 6 maggio. Siamo al 6 di luglio. Sono pochi mesi ma le parole rimandano ad anni luce. Due date simboliche e di sostanza. Il 29 gennaio Consiglio ed Amministrazione comunale hanno esaltato e soprattutto conferito la cittadinanza onoraria ad Antonini che in qualche modo si è pure stupito. Nel suo intervento in aula ha infatti sottolineato: “Vi ringrazio perché avete pensato a questa cittadinanza così prestigiosa per un uomo arrivato 18 mesi fa”. Cittadinanza da guinness dei primati. E Tranchida che rimarcava: “C’è un aspetto che ci ha portato a conferire a Valerio Antonini la cittadinanza onoraria, l’avere svegliato una cittadinanza sopita che sappia riconoscersi unita sotto i colori granata… Adesso anche Antonini è trapanese”. E lui di rimando: “Oggi mi piace urlare: Si può fare. Tutte le credenze che in Sicilia non si può investire o che a Trapani non si può fare nulla sono solo fesserie. Non avremo timore ne a difendere il territorio ne a difendere le mie aziende”. Data da segnare 29 gennaio, meno di 6 mesi da ora. Parole scolpite come pietre. Parole ufficiali. Piena condivisione. L’altra data limite, 6 maggio, quindi 2 mesi fa. Studi televisivi di Telesud, faccia a faccia tra i due. Più che altro un incontro di boxe. Antonini guarda alta e colpi fin dal primo round, dove capita: al viso, al corpo, qualche anche sotto la cintola. Tranchida, pugni uniti, in un angolo, a difesa, provando a prendere fiato ed a portare il match fino alla fine pensando già alle prossimi incontri. In questi giorni tante dichiarazioni, interviste e contro-interviste, propaganda e contro-propaganda. Ma rischiano di essere soltanto armi di distrazione di massa per non andare al sodo. Tra il 29 gennaio ed il 6 maggio cosa è accaduto davvero? Non quello che raccontano i due, anche se poi lasciano intendere che hanno del materiale esplosivo a disposizione per fiaccare il fronte avversario. Perché in meno di quattro mesi, Trapani è diventata una città piena di ostacoli, di trame, di gente che rema contro per Antonini? E perché in meno di quattro mesi Tranchida ha cambiato radicalmente idea non soltanto sulla persona-personaggio Antonini – sarebbe un suo problema – ma sulle strategie e sui reali interessi dell’imprenditore? Tutto il resto è vecchia solfa. Tranchida è tornato ai vecchi slogan, strumentalizzando l’accenno di Antonini al senatore Antonio D’Alì. Rimaniamo in attesa del ritorno dei poteri forti e siamo sicuri che il sindaco non si farà tirar giacchetta e che entro virgolette nessuno potrà condizionarlo. Antonini, nella foga, smentisce se stesso. Non può dire che Trapani è ferma da vent’anni e che Tranchida non ha fatto nulla. Perché lo ha sostenuto indicandolo come un buon amministratore ed il 29 gennaio ha accettato la cittadinanza onoraria da parte di una città oscurata ed oscurantista così come la delinea in queste ore. Per giocare a poker – quello tradizionale – bisogna essere in tre. Sindaco e presidente hanno scelto di sedersi al tavolo ma la città di Trapani non vuole e non sa giocare. E sbaglierebbe – sta già sbagliando e continuerà a sbagliare – a guardare facendo il tifo. Sia l’uno che l’altro devono dire cosa è successo in questi mesi perché quel che è stato in precedenza comincia ad essere chiaro ma anche poco rassicurante. Ed infine, sia l’uno che l’altro, con il loro rispettivo modo di fare, rischiano di essere assolutamente incompatibili con una città equilibrata, concreta e soprattutto con un futuro.

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