ARS, EX PROVINCE. QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DI PALAZZO DEI NORMANNI

25 Ottobre 2024

Al netto delle dichiarazioni, più o meno ad effetto, i percorsi parlamentari di Ars e Parlamento nazionale danno delle indicazioni inequivocabili. A Palermo, l’Ars non riesce ad approvare i disegni di legge sugli enti locali e sulla nuova legge urbanistica. E’ un dato di fatto. Le norme sono arrivate in Aula ed il dibattito ha lasciato intendere che non c’erano e che continuano a non esserci i numeri per approvarle. Quote rosa nelle giunte per il ddl enti locali e sanatorie varie i punti più critici. Tra le contromosse, per far passare indenne la nuova legge sull’urbanistica, il tentativo di allinearla alla legge Salva Case di Matteo Salvini. A Roma, invece, alla Camera, è stata approvata una modifica allo statuto della Regione Friuli Venezia Giulia che riapre le porte all’elezione diretta nelle Province. Da qui le cose si complicano. Il centrodestra siciliano esce dal cilindro un nuovo disegno di legge per l’elezione diretta nelle ex Province regionali ed una sua scuola di pensiero sottolinea e rivendica la necessità di approvarlo prima di tutto e di tutti, quindi sia delle norme per gli enti locali che per l’urbanistica. E’ lo stesso centrodestra – o meglio una sua parte – che fino a qualche giorno fa aveva inneggiato all’avvio delle elezioni di secondo livello – sindaci e consiglieri – per mettere la parola fine alla non riforma del governo Crocetta. Una soluzione per superare la lunga fase dei commissariamenti e per dare un nuovo sistema di governo ad enti che, nel frattempo, hanno perso quasi tutto. Ed è sempre lo stesso centrodestra che si è riunito per fare il punto sulle candidature alla presidenza per dare seguito al voto di secondo livello: quanti sindaci abbiamo? Quanti consiglieri? Quanti presidenti di centrodestra possiamo portare a casa? E soprattutto, il centrodestra è unito? Risposte da dare in fretta visto che la data per le elezioni di secondo grado era quella del 15 dicembre. Era perché il nuovo disegno di legge per l’elezione diretta ha preso la strada della prima Commissione all’Ars (Affari Istituzionali). C’è la volontà di accelerare i tempi e dunque di cancellare la competizione del 15 dicembre. C’è pure sempre lo stesso problema che si chiama legge Delrio. Legge nazionale. Fino a quando non verrà modificata qualsiasi accelerazione, la Sicilia ne sa già qualcosa, finirà per imbattersi nel tratto di penna della Corte Costituzionale. E non sono sufficienti le rassicurazioni romane del Ministro Roberto Calderoli, che è sicuro che la Delrio sarà spazzata via. Perché se prima carta non canta non possono esserci suonatori. Il disegno di legge mandato in fretta e furia in Commissione sarebbe una brutta copia dei precedenti. In soldoni si torna all’antico alle Province con i collegi elettorali, con il sistema proporzionale per l’assegnazione dei seggi e con l’elezione diretta del presidente della Provincia. Ma i nuovi presidenti – se mai verranno eletti  – troveranno enti vuoti e svuotati, con le attività di coordinamento territoriale tutte da riconsiderare.

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