Giuseppe Pagoto era un sindaco nel 2018. Uno di quei sindaci che dalle nostre parti indichiamo spesso con una parola “bonu”. Sintetizziamo così il giudizio. Un sindaco “bonu”, può essere di destra, di sinistra, di centro. E’ “bonu” perché sa amministrare, perché sa stare tra la gente e la gente lo considera davvero un sindaco. Pagoto aveva vinto già nel 2013 nelle sue Egadi. Ed aveva vinto pure nel 2018. Oltre ad essere “bonu”, era anche in carriera. C’era chi lo voleva candidare alla Regione, chi alla Provincia regionale. Chi pensava che avesse tutte le carte in regola per diventare un leader. Un leader di centrosinistra. Perché Pagoto è stato eletto – sia nel primo che nel secondo mandato – con il sistema maggioritario e quindi con il sostegno di una lista civica, ma non ha mai nascosto la sua anima popolare, nel senso di anima cattolica e democratico cristiana. E non ha mai nascosto la sua adesione al centrosinistra. Quel centrosinistra moderato e vincente che, proprio perché pensato moderato e vincente, non ha mai avuto vita facile. Ma questa è un’altra storia. Pagoto viene rieletto ma poco dopo comincia a cambiare tutto. Viene indagato con l’accusa di abuso d’ufficio: contributi ad un’associazione, gli incarichi dirigenziali al Comune. C’è di mezzo anche l’ex sindaco Lucio Antinoro. Lui era vicesindaco quando si sviluppano i fatti. Le indagini fanno il loro corso. Risultato finale: assolto. E’ il 2019. Anno che porta ad un’altra vicenda, quella degli scarichi fognari nelle isole. Risultato finale: non luogo a procedere, posizione archiviata. Un anno dopo, 2020, uno tsunami politico e soprattutto giudiziario. Pagoto finisce ai domiciliari. Si tratta dell’Operazione “Aegades”. Tanti altri indagati ed una sfilza di reati che serve soltanto una pagina per indicarli tutti. Il processo. Che viene diviso. Rimane invece d’un pezzo l’ex sindaco, che non ha mai alzato la voce, che non ha mai detto una parola contro la magistratura e che qualche giorno dopo i domiciliari ha deciso di dimettersi per non intralciare l’azione amministrativa. Lo stralcio sui precari finisce nel 2022 con un altro non luogo a procedere, così come la vicenda del trasporto dell’acqua sulle isole. In quest’ultimo caso la sentenza arriva a dicembre 2023, quasi sotto l’albero. Da qualche ora nuovamente assolto, con formula piena, per il caso della depurazione nell’arcipelago. Proprio ad essere precisi ci sarebbe pure un’altra archiviazione nel 2023, reato ipotizzato, abuso d’ufficio, ma per una vicenda di poco conto. Storia dai tratti pirandelliani … “la corda pazza…”. Sta di fatto che è andata così e che non è ancora finita. Pagoto è anche alle prese con gli “stralci” di “Aegades”. Improbabile che possa cambiare strategia. Ha finora affrontato il confronto con la magistratura in silenzio e con grande moderazione. Continuerà così non perché è una strategia vincente e non perché è scaramantico. Rimarrà in silenzio e sarà rispettoso delle istituzioni, in questo caso della magistratura, perché Pagoto ha sempre fatto così.