L’APPELLO DI PETRALIA: “BASTA CON IL NUMERO CHIUSO IN MEDICINA”. LA PAROLA AI SINDACI

14 Settembre 2023

Il suo focus sulla sanità trapanese comincia da un dato di fatto: “Come ormai noto da anni, la condizione ospedaliera e dei pronto soccorso nella nostra provincia ci porta ad avere uno scompenso in termini numerici in tutti i reparti. Non c’è un solo ospedale o struttura sanitaria che non viva una faticosa situazione di sottodimensionamento strutturale di utenza medica comportando così una carente offerta di servizi sanitari che provoca giornalmente danno ai cittadini del nostro territorio”. L’ex assessore del Comune di Palermo Paolo Petralia Camassa aggiunge ulteriori elementi di riflessione: “Tale condizione non è differente in altre aree del Paese, anche nelle zone più attrezzate come l’Emilia-Romagna, così come dichiarato di recente dal presidente Bonaccini, il sottodimensionamento dei medici nei reparti è crescente e provocherà una forte scossa sociale se non si
interverrà con cura e prontezza nei prossimi mesi”. L’esponente del Pd torna, nella sua nota, ad occuparsi delle condizioni della sanità trapanese per aggiungere che “la condizione deficitaria di personale medico nel nostro territorio ha comportato, come comunicato nei primi giorni di settembre dal commissario straordinario dell’ASP di Trapani, dottor Vincenzo Spera, l’assunzione di almeno quaranta medici argentini per aumentare la dotazione organica degli ospedali e per offrire un servizio migliore a partire dai pronto soccorso di tutti i nosocomi provinciali.
Non possiamo che raccogliere con favore questa iniziativa dell’ASP di Trapani, dando il benvenuto ai medici d’oltreoceano”. Ma da qui Petralia Camassa arriva al punto del suo appello ai sindaci del territorio. Un dato di fatto che l’ex assessore punta a superare con una proposta che parte da un altro dato di fatto: “La Regione Campania ha di recente approvato una proposta di legge per l’abolizione del numero chiuso alla facoltà di Medicina in tutta Italia. Tale proposta si pone l’obiettivo di consentire un più facile accesso alla formazione con l’iscrizione diretta alla facoltà di Medicina, aumentando il numero di laureati in una fase di carenza ormai strutturale in Italia, con riflessi negativi sul funzionamento del servizio sanitario pubblico nazionale. Una proposta di legge simile venne portata in discussione in Parlamento dalla Regione Veneto nel 2018”. Come dire, ora può toccare alla Sicilia e Petralia va dritto al punto: “Si ritiene, dunque, che tale iniziativa possa e debba essere condivisa anche dalla politica regionale siciliana e, nello specifico, che i Comuni possano dare un indirizzo chiaro al Governo della Regione in tal senso attraverso l’approvazione di un ordine del giorno. Tale posizione si fonda non soltanto sull’opportunità di potere unire le forze tra le istituzioni territoriali e regionali, al di là dei colori e degli schieramenti, ma anche su una riflessione ulteriore che si ritiene doveroso condividere”. In questa vicenda c’è pure un aspetto economico che Petralia intende sottolineare: “I ragazzi e le
ragazze che preparano i test in Medicina sono costretti, ormai da anni, a pagare corsi privati altamente costosi, nell’ordine dei 1.500-3.000 euro a studente, talvolta anche in nero, alimentando così le incertezze per chi questi corsi non può nemmeno permetterseli, e costringendo le famiglie a non avere alternative
per poter regalare ai propri figli il futuro che desiderano e meritano. Oggi per chi vuole intraprendere il percorso nella facoltà di Medicina non basta solamente pagare la retta universitaria poiché quello della preparazione ai test è diventato un passaggio obbligato, comportando dunque disparità e ulteriori esborsi di denaro”. L’ex assessore conclude la sua nota ai primi cittadini del territorio trapanese con una considerazione: “Tale proposta di rimozione del numero chiuso in
Medicina non sarebbe da sola risolutiva. Andrebbe anche aumentata la spesa pubblica in favore delle borse di studio per le specializzazioni al fine di riuscire a coprire i tanti reparti in enorme sofferenza non solo nel nostro, ma in tantissimi territori italiani. I Comuni giocano in questo quadro un ruolo centrale
per sensibilizzare le istituzioni locali e regionali e per lanciare un messaggio politico di futuro e di tutela dei diritti”.

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