ARS, SCONTRO A DESTRA. 19 FIRME CONTRO UN EMENDAMENTO PRO CATANIA

17 Luglio 2023

Volano gli stracci a destra. Diciannove firme pesanti (Giorgio Randazzo, Michele Rallo, Livio Marrocco, Sergio Tancredi, Niccolò Tardia, Giovanni D’Aguanno, Vito Clemense, Nicola Lamia, Giovanni Noto, Gaspare Catanese, Giacomo Dugo
Alessandro Pagoto, Tatiana Lombardo, Fabrizio Fonte, Leonardo Torre, Giampaolo Anselmi, Giuseppe Parrino, Aurelio Norrito e Gaspare Clemense) invitano il Presidente dell’Ars Gaetano Galvano a non cadere in una trappola e soprattutto a non farci cadere tutto il Parlamento siciliano. La trappola, secondo i firmatari, è definita da un emendamento. Questo in particolare: “Interpretazione autentica di disposizioni della legge regionale 9/2010”. L’Aula è convocata per domani alle 15. La richiesta dei 19 è diretta. Quell’emendamento non va trattato. Perché volano gli stracci? Perché l’emendamento in questione punterebbe a cambiare le regole in corso d’opera in materia elettorale. In sintesi: si tratta di un nuovo capitolo dello scontro a distanza tra l’onorevole Nicola Catania ed il primo dei non eletti Giuseppe Bica che, dopo avere vinto il ricorso presentato al Tribunale civile di Palermo, è lui ad essere legittimato ad entrare a Sala d’Ercole. Non l’ha ancora potuto fare perché Catania si è difeso presentando un controricorso che ha fermato il passaggio di consegne. L’emendamento è dunque una novità che i 19 provano a spiegare papale papale al Presidente Galvagno: “Intendiamo rimarcare – scrivono – che la proposta di interpretazione autentica arriva dopo 13 anni dalla approvazione della legge regionale, fatto veramente inusuale stante che per tanti anni non ha mai incontrato perplessità in nessuno
direttamente o indirettamente interessato alle norme che si vorrebbero stravolgere;
che la norma che si vorrebbe stravolgere è sempre stata applicata e rispettata dal giorno di approvazione della stessa legge in argomento senza che mai alcuno avesse sollevato questioni e che l’inserimento di una norma definita di interpretazione autentica in una sede impropria, trattandosi di materia elettorale, appare deludente per chi ha sempre creduto nella forza e nella trasparenza delle leggi regionali; che è evidente che la norma che si vorrebbe di fatto annullare riguarda un deputato regionale dichiarato decaduto da un Tribunale con la conseguente pronuncia di decadenza da parte del Parlamento regionale e che soltanto a seguito di appello del deputato regionale in questione, lo stesso può ancora sedere nei banchi di Sala d’Ercole. E’ evidente che il Tribunale in appello si pronuncerà nel pieno rispetto delle leggi regionali e nazionali, ma appare veramente deludente il tentativo di cambiare le regole in corso d’opera nel vano tentativo di salvare la poltrona ad un deputato regionale che un Tribunale ha dichiarato che non avrebbe potuto essere insediato in tale ruolo. Tentare adesso di mortificare il pronunciamento di un
Tribunale appare non in linea con le tradizioni del nostro Parlamento regionale e che consentire la trattazione di tale proposta sarebbe interpretata dai siciliani come un Parlamento soggetto alle pressioni di interesse personale a danno di altri che nel rispetto delle leggi reclamano legalità e trasparenza”. Più chiaro di così! Catania è stato messo fuori dall’Ars perché non si è dimesso a tempo debito dalla Srr “Trapani Sud” che si occupa di gestione dei rifiuti in metà della provincia di Trapani. L’emendamento punta a modificare le responsabilità della Regione in questa parte del settore rifiuti allontanando il collegamento diretto tra cariche assunte all’interno delle società pubbliche che si occupano del comparto e la stessa Regione. I 19 non arrivano a tanto ma lasciano intravedere una sorta di manovra di Palazzo. La delineano nella loro lettera aperta al Presidente e la denunciano all’opinione pubblica. Scrivono ancora: “Il settore dei rifiuti è da sempre considerato uno dei più esposti agli interessi mafiosi. La norma in
approvazione spoglia la Regione Siciliana del potere di vigilanza che, senza alcun dubbio, costituisce un presidio fondamentale contro i possibili tentativi di infiltrazione mafiosa. Di contro si vuole che la regione abdichi al proprio ruolo di controllo, dimenticando che le SRR svolgono un servizio pubblico, con l’impiego
di imponenti risorse finanziarie pubbliche”. La lettera aggiunge che “l’interpretazione offerta dell’emendamento in approvazione smentisce decine di provvedimenti con cui la Regione siciliana ha commissariato le SRR, a seguito di inadempimenti e inerzie. La norma in esame, quindi, trattandosi di interpretazione autentica, renderebbe illegittimi i suddetti atti di commissariamento, adottati, a questo punto, con un esercizio abusivo del potere. Questo potrebbe determinare l’illegittimità degli atti adottati dai commissari, i quali hanno provveduto con approvazione di piani, impegni di spesa e quanto altro ritenuto opportuno”. Una copia della lettera finirà alla Procura della Repubblica ed un’altra alla Corte dei Conti. I 18 fanno sul serio anche dal punto di vista politico e denunciano un rischio: “Il Parlamento regionale rischierebbe di essere additato come una specie di loggia operante solo a difesa di chi ne fa parte e non per l’intera collettività e con la certezza che un tale atto non sarebbe soltanto all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale ma diverrebbe oggetto di valutazione dei più alti livelli della Repubblica”. Il carico arriva alla fine della nota: ” Il 19 luglio scenderemo in piazza, come ogni anno, per commemorare la figura di Paolo Borsellino, uomo di destra e rappresentante del più alto senso delle Istituzioni. Facciamo in modo che le
azioni praticate siano all’altezza dei principi che ispirano l’impegno politico”. A destra volano gli stracci, in Fratelli d’Italia è ormai resa dei conti.

 

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