La vita fa il suo corso e bisogna necessariamente accettarlo. La morte è la sua conclusione ed è prima di tutto un dolore personale, intimo, che segna, che piega chi ne è testimone. Ma quando va via un “ragazzo di Borgo” il lutto è anche collettivo, sentito, passa tra le generazioni, perché i “ragazzi di Borgo” hanno saputo trasmettere valori, ideali ai loro figli, agli altri che li hanno conosciuti. Ed è dunque un dolore che accomuna sapere che Gino Vultaggio non c’è più. Il “Borgo” oggi è triste. E’ vero, il “Borgo”, il loro “Borgo” non c’è più da tempo, perché il tempo cambia le cose, ma forse anche perché noi “figli” non siamo stati all’altezza dei nostri padri. Chissà! Gino Vultaggio è stata una delle colonne di quel che è stato “Borgo”, uno dei pochi progetti sociali, politici e culturali che questo territorio è riuscito ad esprimere. E non perché ha partecipato alle elezioni, non perché ha avuto cariche pubbliche, non perché ha seguito il corso della politica. E’ stata una colonna, assieme a tanti altri che non hanno un “nome pubblico” perché ha condiviso quel progetto, perché la forza di stare dietro le quinte ha consentito a quei cento metri di strada di scrivere una bella pagina di storia, che può essere sintetizzata nei risultati politici dell’onorevole Nino Montanti. Ma è tanto, tanto di più. Hanno costruito, con entusiasmo, con la voglia di fare, con la volontà di un loro riscatto sociale, una comunità, un’idea di stare sempre e comunque assieme, anche quando si dividevano. La forza di “Borgo” ha una parola che vale per tutti: solidarietà. “Borgo” ancora oggi è una lezione in un territorio ormai arido, indifferente. Via Palermo, “Borgo” salutano con rispetto un altro “ragazzo” che va via. E comunque sia, buona vita Gino. Sì perché chi partecipa e crea qualcosa su questa terra non muore mai!
Vito Manca