Il dibattito sul voto ericino si arricchisce di nuovi spunti di riflessione in particolare sul tema della legalità e nel confronto sulla questione morale. L’ex vicepresidente dell’Ars mette una serie di paletti politici e rilancia sull’unità d’azione condizionandola però al superamento delle posizioni di parte ed alle logiche elettoralistiche.
Egregi Direttori, ci accingiamo a vivere ed in qualche modo a partecipare all’atto finale, il voto del prossimo 12 giugno, di una campagna elettorale per diversi aspetti anomala.
Mi riferisco, in particolare, al confronto ericino. Ho registrato dichiarazioni su dichiarazioni di candidati a sindaco che ponevano la necessità della sfida sui programmi – più che mai condivisibile -, ma che nello stesso tempo utilizzavano e forse utilizzeranno fino all’ultimo minuto utile, metodi da vecchia politica. Mi si consenta di dire, anche beceri, soprattutto verso gli elettori. Perché l’obiettivo non dichiarato ma concreto è stato quello di confonderli, di deragliare dal dibattito per giocare con le accuse, con una propaganda non ufficiale ma strisciante che puntava a delegittimare l’avversario. Uno, in particolare, la sindaca Daniela Toscano. Premessa che mi aiuta ad entrare nel merito delle vicende – meglio di atti inqualificabili, insopportabili e da condannare senza se e senza ma – che hanno messo e posto tensione in questi giorni: la bandiera divelta dei Cinque Stelle, le lettere anonime al candidato Maurizio Oddo, l’intrusione nella sede del Psi. Mi permetto di dire che rispetto a questi modi di agire ci troviamo tutti dalla stessa parte. Non soltanto nel condannare ciò che è accaduto ma soprattutto nel rappresentare valori, principi ed ideali che rappresentano un vero e proprio argine rispetto a tali atti assolutamente inaccettabili. Ma questa unione che fa la nostra forza non può essere messa in discussione per calcolo politico ed ancora meno per calcolo elettorale. Non si può chiedere una riflessione comune e nello stesso tempo utilizzare il tema della legalità come una clava contro l’avversario di turno. Noi siamo pronti a sederci a qualsiasi tavolo credibile ed intellettualmente onesto, perché della legalità e della questione morale ne abbiamo fatto ragione di vita ed espressione diretta del nostro modo di fare politica. Ecco perché respingiamo con forza i tentativi sterili di chi vorrebbe presentare una superiorità morale che non ha. Non si offenda nessuno se abbiamo denunciato, a più voci, la scorciatoia della strumentalizzazione politica di quel che è accaduto. Perché c’è e sta
nelle dichiarazioni di alcuni protagonisti. Chi ha legato e collegato, senza averne né titolo,
né prove, i fatti criminosi ad ambiti politici, ha strumentalizzato. Chi ha provato a
presentarsi come paladino della legalità, lasciando intendere di essere il depositario di una cultura della trasparenza che invece fa difetto ad altri, ha strumentalizzato. Chi ha collegato i fatti gravi che si sono succeduti in questi giorni senza poterlo dimostrare, ha
strumentalizzato. Chi ha sfruttato politicamente, giuste e doverose denunce all’autorità
giudiziaria, che avrebbe invece fatto bene a tenere quantomeno in una condizione di
riservatezza per non ostacolare l’attività delle forze dell’ordine e della magistratura, ha
strumentalizzato. Su questi episodi, che mi auguro ben presto si possa fare luce, è caduta ed è calata la strategia dell’ipocrisia. Finora s’è giocata la partita politica ed elettorale più nel non detto, che in quello che realmente è stato dichiarato pubblicamente. Ed è un
atteggiamento subdolo che va respinto con grande forza. Bene ha fatto la Prefetta a
convocare il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza. Se ci sono zone d’ombra s’intervenga con efficacia ed immediatamente. Per noi il voto è libero e consapevole e vale per tutti. Ma per essere tale, oltre che dalle ingerenze o dalle eventuali pressioni illegali, deve essere difeso dalla tattica di condizionarlo, creando un clima di sospetto che viene indirizzato ad arte verso un avversario piuttosto che un altro. Nessuno può arrogarsi il diritto di dare patenti di legalità. Gli elettori vanno rispettati e non circuiti. Bisogna presentarsi al loro giudizio dicendo cosa è stato fatto e cosa s’intende fare per il territorio, quali sono le proposte programmatiche e non certo puntando a delegittimare l’avversario. Si tratta, in questo caso, di una scelta non soltanto sbagliata ma anche politicamente perdente. Perché ognuno di noi ha una storia. Sia personale che politica. Le dinamiche che hanno accompagnato la definizione delle candidature e delle liste sono emerse – anche se ci sono aspetti che in qualche circostanza andrebbero approfonditi, soprattutto, dal punto di vista politico – ed hanno delineato un quadro chiaro delle forze in campo e dei protagonisti di questa tornata elettorale. Chi ha scelto la via del programma, il confronto politico e l’adesione ad un progetto ha avuto modo di mostrarlo e dimostrarlo agli elettori. Così come chi ha deciso di puntare sulle vecchie manovre politiche – su quelli che vengono chiamati giochetti del peggio della prima repubblica – ha dovuto necessariamente uscire allo scoperto. Il quadro di riferimento è chiaro. Tentare di raggirare gli elettori è un errore marchiano. Perché parte da un presupposto che non esiste. Gli elettori non sono stupidi e spesso si astengono dal voto proprio per i cattivi esempi di certa politica. Non sono lì pronti a credere a qualsiasi rappresentazione del confronto politico. Ed hanno nelle loro mani uno strumento di straordinaria efficacia che sono sicuro utilizzeranno al meglio. Anche per allontanare e bocciare pratiche politiche di piccolo cabotaggio che non farebbero bene alla comunità ericina. O meglio ancora, farebbero arretrare il cambiamento in corso. Per i pochi giorni che restano quindi: buon confronto civile, democratico e di merito e buon voto!
on. Camillo Oddo