ZONE FRANCHE MONTANE: RISCHIANO DI RIMANERE STRITOLATE TRA ROMA E PALERMO

12 Marzo 2022

In attesa di sapere cosa intende fare la Regione delle sue Zone Franche Montane – la legge voto è bloccata al Parlamento nazionale perché non è stata fatta ancora chiarezza sulla copertura finanziaria – il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Locali Mariastella Gelmini, ha approvato un disegno di legge che contiene “disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane”. “Il provvedimento – si legge nella nota del Consiglio dei Ministri – introduce misure organiche finalizzate a favorire lo sviluppo economico e la ripresa di tanti territori che avranno l’opportunità di diventare sempre più una risorsa per il Paese. Il disegno di legge, inoltre, si pone l’obiettivo di contrastare lo spopolamento della montagna italiana, raccogliendo in un testo unitario e sistematico interventi normativi per la riduzione delle condizioni di svantaggio dei Comuni montani”. Da qui “l’individuazione dei Comuni montani e la disciplina dei parametri ulteriori per accedere agli incentivi e ai sostegni previsti”. Le nuove norme si basano sulla Strategia Nazionale per la Montagna Italiana. Si tratta delle “linee strategiche per la crescita e lo sviluppo economico e sociale, per l’accessibilità ai servizi essenziali e delle infrastrutture digitali, e per il godimento effettivo dei diritti fondamentali della persona nei territori montani”. La SNAMI sarà finanziata  con il Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane “in cui confluiscono – aggiunge la nota del Consiglio dei Ministri – le risorse del Fondo nazionale per la montagna e del Fondo integrativo per i Comuni montani, per il quale l’ultima legge di bilancio ha previsto lo stanziamento di 100 milioni per il 2022, prima erano 29,5 milioni, e 200 milioni a decorrere dal 2023”. Il disegno di legge ha 6 punti di riferimento: sanità di montagna; scuole di montagna; servizi di telefonia mobile e accesso a internet; incentivi agli imprenditori agricoli e forestali; misure fiscali di favore per le imprese montane “giovani”; misura “Io resto in montagna”. L’ANCI Sicilia ha accolto con favore l’iniziativa del governo nazionale. Per il presidente Leoluca Orlando “I Comuni montani e le aree interne sono e devono sempre più diventare il motore per lo sviluppo armonico dell’intera nazione e l’approvazione del disegno di legge  sulla valorizzazione delle zone montane da parte del Consiglio dei Ministri è un primo passo per sostenere la crescita di questi territori e per contrastarne lo spopolamento”. Orlando ha voluto sottolineare che “nell’ultimo decennio  abbiamo assistito all’avvio di un processo di desertificazione demografica che, oggi più che mai, necessita di provvedimenti e di uno stanziamento di risorse immediati che garantiscano, servizi efficienti, fiscalità di vantaggio e infrastrutture adeguate. Salvare l’identità culturale di questi luoghi, incentivare l’attività imprenditoriale, ottimizzare la rete dei servizi, soprattutto in ambito scolastico e sanitario, è  un atto dovuto alle nuove generazioni. Per  innescare un cambio di tendenza e per evitare che questo stato di abbandono diventi irreversibile sono necessarie azioni mirate e provvedimenti urgenti. Ci auguriamo adesso che il Parlamento faccia la sua parte approvando definitivamente la norma”. L’entusiasmo di Orlando viene però smorzato dal presidente dell’Associazione Zone Franche Montane siciliane Vincenzo Lapunzina: “Accogliamo con favore il disegno di legge proposto dalla Ministra Gelmini. Tuttavia, per le Terre alte di Sicilia non è bastevole a invertire il fenomeno di desertificazione umana e imprenditoriale in atto. Riteniamo che in Sicilia l’unica strada percorribile sia la conclusione dell’iter istitutivo le Zone Franche Montane, misura di politica economica approvata dall’Ars il 17 dicembre 2019, che sta segnando il passo al Senato, per una incomprensibile presa di posizione del governo Musumeci”. In soldoni: per dare ossigeno alle ZFM dell’Isola sarebbero necessari 300 milioni di euro. Con la legge di bilancio lo Stato ha messo a disposizione della Sicilia 100 milioni di euro, ma non può dire che possono essere utilizzati per le ZFM perché si ritroverebbe dietro la porta l’Unione Europea con il “cartellino rosso” degli aiuti di Stato. Il via libera alle ZFM deve dunque arrivare dalla Regione. E’ quello che chiede il Parlamento nazionale per dare seguito alla legge-voto approvata dall’Ars nel 2019. La Regione prima ha detto sì, poi no, poi nì, quasi sempre a parole. I fatti dicono che ha approvato un provvedimento che libera 100 milioni di euro ma con fondi extraregionali ed attraverso il credito d’imposta. Parallelamente ha anche detto che avrebbe destinato 30 milioni dei 100 messi a disposizione da Roma per “l’insularità”, ma non l’ha mai fatto. L’unico provvedimento è quello del credito d’imposta, soluzione e formula tecnica che riguarda anche il disegno di legge nazionale e che l’Associazione ZFM critica. Ancora Lapunzina: “La misura fiscale proposta alle Camere dal Governo Draghi e destinata alle zone montane d’Italia, per la parte che riguarda gli operatori economici, si tradurrebbe in credito d’imposta. Per potere utilizzare questa agevolazione occorre almeno un debito fiscale pari al credito ottenuto e come tale compensabile. Quindi se preliminarmente non si è investito non si è generata una posizione fiscale negativa e non si potrà ottenere il credito d’imposta”. Il presidente torna sul punto: “Le Terre alte di Sicilia, per la specialità statutaria della Regione, potrebbero puntare molto più in alto e diventare attrattive per investimenti che produrrebbero posti di lavoro, quindi, ragioni concrete per restare in montagna.  Abbiamo già una legge. Al Senato aspettano, da mesi, che il presidente Musumeci accetti la formulazione che gli  Uffici della Ragioneria Generale dello Stato hanno delineato, interpretando le aspettative delle Commissioni di Palazzo Madama e del rappresentante del Governo delegato a seguire la materia”. Quindi per le ZFS siciliane rischia di mettersi davvero male. Potrebbero infatti essere stritolate tra il disegno di legge nazionale che avrà i suoi tempi – e le ZFM siciliane non hanno più tempo – e le scelte della Regione che finora ha deciso di non scegliere, o meglio, di non seguire il percorso indicato dal Parlamento nazionale, che punta a stanziare una somma, anche parziale, pur di far partire le agevolazioni previste dalla legge approvata dall’Ars. Tra i Comuni inseriti nelle ZFM siciliane c’è quello di Erice.

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