TRAPANI-ERICE, TRANCHIDA TRA L’EFFETTO DOMINO E L’EFFETTO BOOMERANG

10 Novembre 2021

Premessa. Ho avuto più di un dubbio a prendere in considerazione le ultime vicende trapanesi ed ericine perché considero, da un lato una mancanza di rispetto dei ruoli, dall’altro – e scrivendo mi rendo responsabile di un ulteriore degrado -, la prova provata della marginalità della mia categoria professionale, la necessità di seguire le dinamiche politiche attraverso quel che viene postato – si dice così? – sulle pagine personali o istituzionali, ormai la differenza è sempre più sottile, dei protagonisti della vita politica locale. I comunicati stampa sono ormai un optional, mentre le pagine Facebook diventano dei veri e propri organi d’informazione. Mi chiedo se ancora oggi in Italia esista il reato di esercizio abusivo della professione. Chiusa e sepolta questa parentesi, risulta necessario entrare nella nuova fenomenologia politica della città di Trapani, ma partendo da Erice. Il sindaco Giacomo Tranchida – in un suo post – ha già definito il futuro dei due territori. Meglio, prova a programmarlo ed a condizionarlo. Dopo una riunione di quella che indica come “circense alternativa” – o forse in contemporanea, ma questo vale poco – ha deciso di dettare la linea della sua amministrazione che apprendiamo è da istituzione impegnata nelle elezioni che si terranno l’anno prossimo ad Erice. Primo aspetto fenomenologico, forse tra i primi casi in Italia. Un Comune, con tanto di sindaco e di assessori, è pronto a schierarsi per determinare il voto in un altro territorio. Tranchida si propone da sindaco e nel suo post scrive che la riunione si è tenuta nella sede del Movimento Erice che Vogliamo, quindi sede politica. Ed aggiunge che alla riunione erano presenti gli assessori Rosalia d’Alì, Enzo Abbruscato, Giuseppe Pellegrino, Dario Safina ed Andrea Vassallo, oltre ai consiglieri Marzia Patti, Azzurra Tranchida, Salvatore Daidone, Rocco Greco, Daniela Toscano e Giuseppe Virzì. Quindi, tutti in campo con ruolo istituzionale – perché così vengono citati – e non politico. Alcuni hanno una tessera di partito in tasca ma non erano autorizzati a parlare per nome e per conto delle rispettive forze politiche, visto che vengono considerati nella loro veste istituzionale. Ricapitolando: amministratori e consiglieri del Comune di Trapani si riuniscono in una sede politica per parlare delle elezioni in un altro Comune. Nel post “giornalistico” Tranchida, nel “titolo” ha già deciso gli schieramenti che si contenderanno Erice. Parla di “due coalizioni per due diverse culture di governo”. Visione politica fortemente maggioritaria che tuttavia non coincide con il sistema elettorale che fa riferimento al Comune di Erice. Si vota con il proporzionale e di conseguenza le coalizioni potrebbero anche essere più di due. Non sarà Tranchida a stabilirlo ma la politica di quel Comune. Altro aspetto fenomenologico che pone una evidente contraddizione rimanda alla differenza sostanziale tra “titolo” e contenuto. Nel “titolo” c’è una legittimazione politica del potenziale avversario, considerato come diversa cultura di governo. Ma appena qualche rigo dopo si legge che la “circense alternativa” – già di per sé delegittimante – è unita da un solo punto per così dire programmatico: “L’odio politico nei confronti della Toscano e dunque di Tranchida, già reo di esse stato sindaco di Erice. Questa la lettura politica che giustifica la grande coalizione di partiti e soggetti politici bramosi di potere”. Allo stato attuale tuttavia non c’è un’altra coalizione ma un incontro. C’è invece la scelta del sindaco di Trapani di delegittimare l’avversario, senza conoscere ancora i suoi confini politici. Continuando con il sistema fenomenologico è necessario aprire una parentesi relativa al governo delle due città. Tranchida considera Erice un esempio assoluto di buongoverno: “Solo gli stolti non possono notare che Erice è molto più avanti rispetto a Trapani”. Potrebbe apparire, come una inaspettata autocritica, se Tranchida non avesse amministrato Erice per due mandati e se l’amministrazione Toscano, così come emerge non fosse legata, collegata e soprattutto condizionata da quella di Trapani. Al contrario, Tranchida denuncia di avere trovato una città devastata dal precedente decennio amministrativo, che sta per la prima ed unica esperienza di governo del sindaco Vito Damiano e per il secondo mandato del sindaco Mimmo Fazio. Nella fenomenologia dello scritto tranchidiano nasce un’altra contraddizione, questa più politica e quindi aperta al confronto. Il sindaco considera i due Comuni un unicum territoriale. Quasi un riconoscimento della battaglia per la fusione che ha sempre avversato e contestato. Nella parte finale del suo post – dove rilascia una dichiarazione a se stesso – entra nel merito della questione politica che si pone in atto. La presenza alla riunione della “circense alternativa” di due componenti della sua maggioranza civica, “Amo Trapani” nella veste di “Amo Erice” e di “Trapani Tua”, lista dell’Udc. “Amo Trapani” è la lista del presidente del consiglio comunale Giuseppe Guaiana, l’alleato di ferro, che ora viene posto sul banco degli imputati. Guaiana, anche lui rigorosamente social, nella sua pagina Facebook, neo organo d’informazione personale, ha già risposto per le rime. In sintesi: che vuoi? L’accordo tra noi due era su Trapani ad Erice ho le mani libere. Più complicata la questione “Trapani Tua” – Udc, perché il coordinatore provinciale ed assessore alle Finanze Fabio Bongiovanni ha sempre seguito la linea governista ed ha però dovuto pararsi e parare i colpi della parte di Udc, quella vicina all’onorevole Eleonora Lo Curto, pronta a dare battaglia ed in netta contrapposizione all’amministrazione trapanese. Bongiovanni ha provato a mediare quel che sembra sempre di più non mediabile. Tranchida, nel post, dà una sorta di ultimatum politico alle due componenti della sua maggioranza. Devono dire cosa intendono fare su Erice. Non lo chiede da leader politico ma da sindaco. Piccolo inciso: povere istituzioni! La cronaca delle ultime ore è pressappoco questa. Cronaca che delinea uno scenario politico. La strategia di Tranchida è chiara. Alla luce del sole. Ed è legata agli appuntamenti elettorali: Comunali di primavera ad Erice e forse anche a Misiliscemi, poi le Regionali ed infine le Politiche. Tranchida vuole imprimere al voto l’effetto domino. Centrare Erice con la riconferma della sindaca Daniela Toscano, conquistare Misiliscemi, e piazzare il colpo alle Regionali. Per sé? C’è il nodo delle dimissioni sei mesi prima, un problema serio. Ma c’è anche l’altra opzione: il sostegno ad un suo candidato. E poi le Politiche del 2023, che rimangono un’incognita che però può interessare per i tempi. Si vota a marzo. Il primo mandato di sindaco scadrà a giugno dello stesso anno. Ci sono diverse variabili ancora indipendenti: il sistema di voto, la forza dal basso di proporre una candidatura vincente in collegi che saranno delle praterie, con la difficoltà di partire da una città come Trapani, piccola, molto piccola con la riduzione dei parlamentari. L’effetto domino ha il suo perché dunque. Sarebbe, tra le altre cose, l’affermazione storica del Tranchidismo, progetto politico che avrebbe la natura dell’invincibilità. Ma c’è anche un altro effetto. Da scongiurare. Da qui la grande attenzione e pressione su Erice. E’ l’effetto boomerang che avrebbe la meglio se la sfida ericina si risolvesse con una sconfitta, con il contraccolpo di ritorno che investirebbe Palazzo d’Alì. Una sconfitta sarebbe la prova provata che Tranchida si può battere sul territorio ed anche Palazzo d’Alì diventerebbe contendibile. Perché la “circense alternativa” diverrebbe un progetto politico in grado di minare le fondamenta del Tranchidismo. Ecco perché le Comunali ericine diventano decisive. Non certo per la riconferma della Toscano che, ancora una volta, viene schiacciata dall’egemonia tranchidiana. E non certo per le necessità ed i bisogni di un territorio che esprime ancora tante incertezze. Decisive per una sfida di potere che ha anche il suo perché in un territorio sonnacchioso e spesso monotono.

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