Nel lontano 1959 c’era uno spot pubblicitario – durava 2 minuti e 50 secondi, un’eternità rispetto alle dinamiche attuali: era il Carosello – che aveva come protagonista l’indimenticabile Tino Scotti. La sua frase, ormai storica, era “Basta la Parola”. Che continuava con la parola appunto: “Falqui”. Era un purgante che andava per la maggiore. Il prodotto non c’entra nulla. Ma la frase sì. Perché si lega, a doppio filo, alla polemica del momento: il caso infiorata. Il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida è tornato sulla questione in questo modo: “Le foto dell’infiorata, opera patrocinata dalla mia Amministrazione e realizzata dall’associazione TraduMari&Venti in occasione dell’undicesima edizione di <<Scalinata San Domenico – Art & Fiori>>, non verranno cancellate dai portali del Comune di Trapani. Ringrazio comunque i cittadini, a prescindere dalle rispettive opinioni, per il dibattito e civile confronto generatosi anche sui canali social della Città di Trapani, casa comune e dunque di tutti. Mi dispiace se talune strumentalizzazioni, queste si da becera politica animate online, abbiano invece tracciato distorti messaggi, ingenerato o riaperto ferite in donne che hanno dovuto affrontare direttamente il <<nodo>> dell’aborto. Non mi stupiscono affatto le attenzioni particolari, alcune con evidente veemenza, rivoltemi tanto da alcune donne quanto da taluni uomini – alcuni con onorevoli ruoli istituzionali (ovviamente da nominati) od in carriera sindacale o dirigenziale anche nel Partito Democratico – che “ieri” mi hanno duramente contestato accusandomi di non colmare il vuoto legislativo non firmando la doppia genitorialità per una coppia omosessuale ed oggi pretenderebbero financo mettere a tacere la mia coscienza di Sindaco, invitandomi ad oscurare l’iniziativa di un’associazione laica che ha scelto per l’occasione dell’infiorata il tema religioso della preghiera a <<Maria che scioglie i nodi>>, preghiera molto amata da Papa Francesco, legandola ai temi caldi dell’attualità sociale, compreso il <<nodo>> dell’aborto. Mi stupisco invero del mancato approccio laico da parte di taluni democratici nell’affrontare temi così delicati e di grande sensibilità, anche nel rispetto delle altrui opinioni, che non mi pare intendano non rispettare la legge 194 sulla tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza, diversamente dal richiamare, nel plurale rispetto delle opinioni, la contemporaneità della sub-cultura dello scarto. Rimango comunque molto vicino a quelle donne e famiglie che hanno dovuto sciogliere con grandi pene il <<nodo>> della gravidanza e la scelta della vita, della violenza subita e del dramma ulteriore. Costoro anche per un momento hanno sicuramente rivolto un pensiero o una preghiera alla Madre più cara e vicina, chiedendole aiuto”. Lunedì scorso sul caso infiorata aveva detto la sua il Vescovo Pietro Maria Fragnelli che si era espresso così: “Questa mattina mi ha colpito l’enfasi riservata dalla stampa locale alla notizia di una polemica nata sui social tra alcuni cittadini e l’Amministrazione comunale che ha patrocinato una infiorata realizzata da un’associazione laica che ha scelto il tema religioso della preghiera a <<Maria che scioglie i nodi>>, preghiera molto amata da Papa Francesco, legandola a temi caldi dell’attualità sociale. Al di là del caso specifico, stupiscono soprattutto il tono e il contenuto di alcune affermazioni che sembrano deragliare dal punto di vista linguistico e semantico: rispettare la legge 194 sulla tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza e contemporaneamente pregare per le donne che vivono con difficoltà il <<nodo>> della gravidanza e la scelta della vita, sono due realtà in antitesi? Non è una questione di steccati, ma di senso comune: a livello popolare è molto sentito il dramma del grande lago di dolore che non si riesce a prosciugare, di tante donne che ricorrono all’aborto per solitudine, per difficoltà economiche, per una società del benessere che non riconosce a tutti l’uguaglianza degli stessi diritti e scarta i soggetti più deboli. Proprio qualche settimana fa papa Francesco ha lanciato un nuovo monito contro la cultura dello scarto che riguarda poveri delle periferie geografiche ed esistenziali, anziani, le donne e i bambini a cui viene negato il diritto alla vita, chiedendo un sistema sanitario gratuito in tutti i paesi del mondo. E se l’aborto – come ha rilanciato qualche giorno fa un editoriale di Avvenire – da terreno di battaglia diventasse luogo di incontro? Difficile persino immaginarlo, ma ci sono temi endemicamente divisivi che, guardati da un’angolatura mai sperimentata, possono rivelare inattese occasioni di riconoscimento reciproco. Se non si gioca al ribasso”. Tino Scotti accompagnerebbe le due note con il suo “Basta la Parola”. Il sindaco ed il Vescovo seguono la stessa linea. Bisogna prenderne atto. C’è poco da osservare o da criticare sul piano tecnico-giuridico, sull’utilizzo della pagina Facebook del Comune. C’è una chiara ed evidente convergenza ideologica – per chi la interpreta con gli strumenti della laicità – e spirituale. Sindaco e Vescovo utilizzano lo stesso sistema argomentativo e partono dagli stessi presupposti culturali. Qualcuno potrebbe dire, il Vescovo fa il suo “mestiere”. Un sindaco fa politica, nel senso più alto e nobile del termine. Bisogna prendere anche in questo caso atto. Che il sindaco fa politica con questo schema ideologico. Che oggi è chiaro a tutti. Perché Tranchida non poteva essere più chiaro su questa vicenda. Il problema, semmai, proprio perché amministra e quindi fa politica, e degli altri, dei suoi concittadini, degli elettori di questa città. Basta la Parola!