La rottura c’è. Sta negli atti politici. Ma ad Alcamo c’è anche la possibilità di parlare “tedesco” o “cinese”. Nella prima versione, quella del generale Helmuth Karl Bernhard Graf von Moltke, la seconda invece orientale con Mao Tse Dong. Il centrodestra cittadino si è davvero diviso? Oppure ha fatto i conti con il sistema elettorale che dice che ad Alcamo, ad ottobre, se nessun candidato sindaco avrà raggiunto il 40% dei voti al primo turno sarà necessario il ballottaggio? Ieri, Fratelli d’Italia, Udc, Diventerà Bellissima, Forza Italia e Centrali per la Sicilia hanno ufficializzato la candidatura a sindaco dell’avvocato Leonardo Salato. Conferenza stampa pomeridiana con ampia apertura alle forze che si riconoscono nel governo del Presidente Nello Musumeci ed ai movimenti e liste civiche che intendono puntare a costruire un’alternativa all’attuale amministrazione grillina del sindaco Domenico Surdi. Oggi la risposta di quel pezzo di centrodestra e di liste e movimenti rimasti fuori dalla operazione Salato. Con l’annuncio di un prossimo candidato sindaco. Firmato Lega, “SiAmo Alcamo”, Movimento Nuova Autonomia, Cantiere Popolare, Movimento VIA, Destra Liberale-Lista Orgoglio e Territorio. Che si presentano così: “E’ stato costituito un coordinamento autonomo che nelle prossime ore proporrà il candidato sindaco della coalizione”. E per essere ancora più chiari si autodefiniscono “coalizione di centrodestra”. Dunque le coalizioni che rimandando al governo regionale sono due. Di conseguenza, almeno sulla carta – e forse non solo, visti i precedenti del dibattito interno alle diverse anime del centrodestra – c’è la crisi di coalizione in quel di Alcamo. “Siamo – scrivono Alberto Nicola Pizzo (Lega), Giacomo Sucameli (SiAmo Alcamo, Vito Savio D’Angelo (Movimento Nuova Autonomia), Angelo Rocca (VIA), Michele Buffa (Cantiere Popolare ed Ignazio Caldarella (Destra Liberale) – già al lavoro per la predisposizione del programma politico-amministrativo ispirato ai valori della solidarietà e della difesa dei diritti ambientali. Riteniamo che la pluralità delle idee ed il rispetto delle diverse posizioni costituisca un valore irretrattabile ed in questa prospettiva intendiamo intraprendere un nuovo corso della politica alcamese”. Ed ancora: “La nuova amministrazione dovrà farsi carico di importanti problemi che già attanagliavano il nostro territorio ed infine esasperati dalla nota crisi pandemica che ha fortemente pregiudicato la tenuta del tessuto produttivo con evidente conseguenze sugli equilibri sociali della comunità. In tale contesto socio-economico non c’è spazio per interessi che non siamo quelli della comunità e del suo territorio”. Il “marciare divisi” ci sta tutto e che le cose non vadano per il verso giusto nella cosiddetta coalizione Musumeci è evidente. Ma c’è sempre quel 40% da superare, che può mettere tutti di fronte alle rispettive responsabilità se al primo turno non ci sarà un vincitore. Se rottura è e sembra essere potrebbe essere a metà. Così come se è invece, con qualche percentuale in meno, una strategia, non potrà che essere anche in questo caso con una rottura a metà. Le prossime ore e soprattutto le prossime mosse potrebbero chiarire il nuovo scenario politico che si va definendo almeno nel centrodestra.