L’ONOREVOLE MANCUSO “INCENDIA” FORZA ITALIA. “LA SICILIA MERITA RISPETTO ED IL NOSTRO PARTITO ANCORA DI PIU'”

25 Febbraio 2021

Michele Mancuso parla papale papale: “La mia non è una dichiarazione di guerra”, dice in premessa. Dunque, è una dichiarazione di guerra, che segue così: “Ma è una critica costruttiva nei confronti della governance nazionale di Forza Italia, affinché capisca che non è più tempo d’indugi. Occorre che si metta tutto in chiaro”. E tanto per essere chiaro: “Dobbiamo continuare a parlare di Forza Italia e basta o di una Forza Italia Sicilia, non più solo contenitore di voti a sostegno di personaggi altri che poi siedono a Roma?”. L’onorevole mostra i muscoli: “In Sicilia rappresentiamo circa il 17% dei voti dei siciliani, rispetto al trend nazionale del partito, attorno al 7%. Di questo, il 2% deriva dalla Sicilia. Se la matematica non è un’opinione, senza noi, il partito avrebbe ben altri numeri purtroppo”. Di conseguenza: “A occhio e croce direi che la Sicilia dovrebbe meritare più rispetto”. Ed è qui che Mancuso arriva al punto: “Mi chiedo, dunque, come sia possibile immaginare uno scenario politico nazionale, in cui con tali numeri sul territorio, si possa restare fuori dalle dinamiche del nascente governo Draghi, a cominciare dai ministri per finire ai sottosegretari. Se fossi stato deputato nazionale avrei certamente votato la fiducia al professor Draghi. Ma da siciliano di Forza Italia sul territorio, come posso avere fiducia in un esecutivo che estromette totalmente l’unica vera voce moderata e liberale che conta al Sud?”. Mancuso picchia duro e continua ad annunciare battaglia: “Chi ha permesso che restassimo fuori dalle dinamiche importanti, come la costituzione di un governo che deve affrontare una pandemia e la ripresa economica, o è in malafede o peggio ancora, non ha contezza del nostro reale peso. Pertanto mi chiedo, cosa dobbiamo fare di più rispetto a quello che già facciamo? Senza mezzi termini, siamo il traino di un partito che nel resto d’Italia non gode della stessa salute che ha in Sicilia. Dal 1993 ho sempre sostenuto ogni giorno, sul territorio, i colori di Forza Italia, senza se e senza ma. Che ci sia coerenza!”.  Nella forma, Forza Italia, il suo rappresentante di governo siciliano ce l’ha. Perché nella carta d’identità di Giorgio Mulè c’è scritto nato a Caltanissetta. Ma finisce tutto qui. Perché il neo sottosegretario alla Difesa non ha alcun contatto politico con la sua terra di nascita e deve la sua elezione in Parlamento ad un collegio della Liguria. Oltre il danno anche la beffa per i forzisti. Che Mancuso non riesce a mandare giù. Danno e beffa che riguarda l’intero sistema politico siciliano che ha scelto di sostenere Draghi. Perché gli altri tre sottosegretari – su 39 – che sono nati sull’Isola non sono neanche una foglia di fico per nascondere l’evidente penalizzazione di una regione che conta pur sempre 5 milioni di abitanti. Nella squadra di governo ci sono anche Manlio di Stefano (Esteri), palermitano che sta fuori da tempo, la messinese Barbara Floridia (Istruzione), sempre del Movimento grillino ed il nissenso Giancarlo Cancelleri (Infrastrutture e Trasporti). Nessun sottosegretario siciliano del Pd, tanto per dirne una. Un trattamento, quello del governo Draghi, che la Sicilia non meritava e che sta, giorno dopo giorno, per diventare una sfida. Perché quel che pensa Mancuso è trasversale e sostanziale. Ed il premier Draghi sarà chiamato a rispondere con i fatti se non vuole la “scissione” della politica siciliana dalle dinamiche nazionali.

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