Maurizio Miceli ha colpito nel segno. E’ andato controcorrente in una vigilia di festa, e che festa!, l’Immacolata, ed scelto lo spazio ampio di un cinema, il Royal, per dire che a Trapani si può anche fare politica senza scegliere la via più facile verso la propaganda, senza alzare la voce per polemizzare – unica eccezione il suo segretario regionale Giampiero Cannella che l’ha buttata in politica criticando il governo nazionale e rilanciando le quotazioni di Fratelli d’Italia -, ma parlando di territorio e di prospettive di sviluppo. L’apertura alla città è stata sostanziale perché ha avuto un ruolo da protagonista un pezzo importante della classe dirigente locale. Un confronto nel merito sulle questioni aperte che rimandano alla crescita di un territorio che stenta a costruire il suo futuro. Non a caso lo stesso Miceli ha esordito denunciando “l’abbandono di questa provincia”. Che però va rilanciata. E gli ospiti-relatori hanno provato a dare il loro contributo. Da Giovanni De Santis (Luglio Musicale) a Fabio Damiani (Asp), da Giuseppe e Franco Arena (Ugl), al presidente del Trapani Calcio Giorgio Heller. Ed ancora Salvatore Tallarita (Comitato Misiliscemi), Salvatore Alagna (Camera Penale di Trapani), Domenico Marigliano ed il presidente di Airgest Salvatore Ombra. L’apertura del convegno, scelta da Miceli, è stata ad effetto, con una telefonata da Parigi. Ha voluto far sentire la sua voce Angela Grignano, la giovane artista trapanese, che è stata coinvolta nell’esplosione per una fuga di gas in una boulangerie. Tante operazioni ma anche una grande voglia di andare avanti e di continuare a ballare. Determinazione mista anche al risentimento per aver dovuto lasciare la sua città per rincorrere i suoi progetti ed i suoi sogni. Miceli l’ha presenta così: “E’ un comizio vivente”. Lei ha 25 anni ed ha voluto raccontare la sua storia, ma soprattutto ha voluto ribadire la forza della sua battaglia: il Teatro a Trapani. “I trapanesi – ha aggiunto, è stato oggetto della sua tesi di laurea – hanno lottato per avere il Teatro”. C’erano i Borboni era il 1821 e l’obiettivo venne raggiunto. Poi le bombe della Seconda Guerra Mondiale hanno messo la parola fine sul Teatro. “Pensavo di non tornare più – ha aggiunto – ed invece credo che sia unirsi per il nostro territorio”.
CONVEGNO FDI, MICELI: “LA POLITICA DEVE ASCOLTARE IL TERRITORIO”
7 Dicembre 2019
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