E’ di 5.148.001 euro la perdita d’esercizio dell’Airgest. Il bilancio 2018 della società di gestione dell’aeroporto di Birgi registra numeri pesanti, che confermano lo stato di crisi dello scalo. Perdita secca – quella del 2017 era stata di 1.753.218 euro – che rimanda al drastico calo di voli ed ai costi di produzione che rimangono sostanzialmente fissi. La riduzione dei passeggeri è stata del 62,84% rispetto all’anno precedente. Il bilancio 2018 è stato approvato lo scorso 30 maggio ed ha ottenuto il via libera del collegio sindacale e della società di revisione indipendente (PWC). I numeri sono impietosi e parlano chiaro. Il costo complessivo delle attività dell’aeroporto, per il 2018, è stato di 10.421.266 euro, mentre i ricavi totali si sono fermati a 4.200.000 euro. Il costo più significativo è quello del personale. Sempre nel 2018 si è attestato a 3.488.528 euro, che fanno riferimento a 75 dipendenti. Numeri allarmanti che però non segnano definitivamente il futuro di Birgi perché nella nota di bilancio si legge anche che “l’impianto gestionale complessivo si attesta comunque su livelli unitari estremamente competitivi e conferma che, con adeguati livelli di traffico, sostenibili per infrastruttura ed organizzazione, la società sarebbe in grado di raggiungere il pareggio di bilancio, accompagnandolo ad un progressivo miglioramento della redditività aziendale”. In sintesi: con un piano industriale e con investimenti mirati Birgi si rimette in sesto. Il bilancio 2018 testimonia l’impegno finanziario della Regione e smentisce la tesi di una mancanza di attenzione del governo siciliano. Del resto si tratta del maggiore azionista – oltre il 99% delle azioni – dell’Airgest. Azionista che è intervenuto due volte l’anno scorso – nei mesi di febbraio e luglio – per coprire le perdite di esercizio del 2016 (4.927.80,67 euro) e del 2017 (1.753.218 euro) e prevedendone altre di oltre un milione e mezzo di euro – per ripianare i debiti accumulati dalla società. Nella nota di bilancio si fa riferimento anche alle risorse messe in gioco fino al 2020 a sostegno dei bandi per nuovi voli. Bandi e procedure che non hanno ottenuto un risultato positivo. Dal primo, impugnato al Tar dall’Alitalia, che avrebbe dovuto superare il sistema del co-marketing, finora l’unico che ha però dato risultati positivi anche se con il monopolio Ryanair, agli altri tentativi, andati sostanzialmente a vuoto, – la ripartizione in lotti non ha funzionato e soltanto Alitalia e Blue Air hanno partecipato per un numero limitato di rotte, Milano, Roma, Torino – con ripercussioni negative sul rilancio di Birgi. La nota di bilancio, relativa al 2018, non fa e non poteva fare cenno alle nuove scelta della Regione che ha deciso di seguire un’altra strada, quella del sistema MEO che sta per Market Economy Operator. Serve ad evitare le contestazioni dell’Unione Europea sugli aiuti di Stato. Soluzione che ha preceduto la maxi-multa inflitta alla Ryanair perché il co-marketing è stato dichiarato illegittimo dalla Commissione Europea. La compagnia aerea dovrà restituire 8 milioni e mezzo di euro alla Francia per un accordo con l’aeroporto di Montpellier. La UE dice invece sì al MEO. L’elemento dirimente è la qualità dell’incentivo che sarà offerto alle compagnie aeree. Dovrà infatti pianificare una strategia di produzione di ricchezza sul territorio. Ecco cosa puntualizza la nota esplicativa sul MEO: “Dimostrare di essere in grado di coprire i costi derivanti dall’accordo con un vettore aereo con un ragionevole margine di profitto, sulla base di sane prospettive a medio termine, al momento di concludere l’accordo”. Lavoro che toccherà all’Airgest che, tuttavia, da qualche giorno è senza presidente, dopo le dimissioni di Paolo Angius. Se fosse stato per lui avrebbe tolto il disturbo già da tempo. Ma, in precedenza, il Presidente della Regione Nello Musumeci è riuscito a convincerlo a rimanere al suo posto per affrontare le diverse fasi critiche che ha attraversato lo scalo. Il Governatore della Sicilia dovrà dunue scegliere in fretta il nuovo presidente, che troverà nel consiglio d’amministrazione la dirigente regionale Carmela Madonia e Saverio Caruso. S’è proposto per la presidenza l’imprenditore marsalese Salvatore Ombra, che è già stato al vertice dell’Airgest. Il rilancio dello scalo che passa, necessariamente, dai voli, deve confrontarsi anche con le proposte organizzative del sistema aeroportuale siciliano. Nella nota di bilancio dell’Airgest si fa riferimento all’ipotesi di fusione del “Vincenzo Florio” e si sottolinea l’impegno della Regione nel tentativo di aprire il confronto con le altre società di gestione degli scali dell’Isola. In particolare, con la SAC che “governa” l’aeroporto di Catania e di Comiso. La proposta formale che la Regione ha fatto alla SAC, tramite l’Irsap, è quella di una fusione per incorporazione tra le due società, con la cessione da parte della stessa Regione del 51% delle quote Airgest. Anche la GESAP ha sul suo tavolo la stessa proposta per la fusione Palermo-Birgi. Angius lasciando la presidenza dell’Airgest ha dichiarato: “Lascio un’azienda sana che ha la possibilità di potere realmente decollare verso gli obiettivi che le competono”. Ed ancora: “Gli attuali voli nazionali per Roma, Milano, Torino, Bergamo, Pantelleria e presto Napoli, oltre gli internazionali per Praga, Baden Baden, Francoforte e presto Tirana, nonché i charter per Amsterdam e Maastricht, a cui se ne aggiungeranno altri a partire dal prossimo marzo, e ancora quelli della continuità territoriale per Parma, Brindisi, Perugia, Ancona e Treviso, costituiscono una solida base da cui ripartire per una definitiva ripresa”. Il percorso è tracciato. Ed il Presidente Musumeci è fiducioso. La fiducia, per chi governa, è anche un atto ed un’assunzione di responsabilità.
BIRGI PERDE 5 MILIONI DI EURO NEL 2018 MA PUO’ ANCORA FARCELA
11 Agosto 2019
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