Una loggia nella loggia che si muoveva autonomamente rispetto al vertice massonico. Una loggia nella loggia capeggiata dall’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto. L’operazione “Artemisia” dei Carabinieri e della Procura della Repubblica di Trapani ha portato all’arresto dell’ex parlamentare e di altre 26 persone. Nomi eccellenti come l’ex sindaco Felice Errante, ai domiciliari, dell’ex vicesindaco Enzo Chiofalo, anche lui ai domiciliari, come il candidato sindaco ed ex consigliere Luciano Perricone. Città senza pace, Castelvetrano, sconvolta da una nuova inchiesta che colpisce duramente la sua classe politica. Nella nota del Comando provinciale dei Carabinieri si legge che “la complessa attività d’indagine ha dimostrato l’esistenza di una associazione a deliquere promossa e capeggiata da Giovanni Lo Sciuto con la collaborazione, nel settore organizzativo, del massone Giuseppe Berlino, associazione che, con certezza indiziaria, vede tra i suoi membri, ad esempio, l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, l’ex vicesindaco Enzo Chiofalo ed il commercialista massone Gaspare Magro. Caratteristica precipua di tale associazione è che gli scopi della stessa non si limitavano alla esecuzione di una serie indeterminata di delitti ispirati dal medesimo disegno criminoso, ma ha avuto ad oggetto anche il condizionamento e l’asservimento dell’attività di organi costituzionali e di articolazioni territoriali della pubblica amministrazione alle finalità segrete del consesso criminoso”. La morsa di Lo Sciuto sulla città era articolata. Il sistema era collaudato e ramificato: “La complessiva attività dell’associazione si esplicava, in particolare, nella conclusione di accordi collusivi con esponenti del mondo politico, delle forze dell’ordine, delle istituzioni e degli enti di governo del territorio del comparto sanità e dell’imprenditoria, nell’infiltrazione nei centri di potere di membri dell’associazione segreta o comunque di soggetti etero diretti dagli associati in modo da strumentalizzarne l’azione al perseguimento delle finalità del sodalizio stesso ed, infine, infiltrando appartenenti al sodalizio criminoso o altri soggetti legati al Lo Sciuto da vincoli di fedeltà all’interno delle loggie massoniche e sfruttando a fini elettorali l’appoggio delle logge, appoggio che veniva ricambiato con il sostegno da parte di Lo Sciuto alle richieste di nomina, segnalazioni e raccomandazioni provenienti da affialiati alla massoneria – come avvenuto nella scelta fatta dall’ex sindaco Errante di nominare, su indicazione di Lo Sciuto, 4 nuovi assessori iscritti alle logge massoniche”. Una regia, quella dell’ex parlamentare, che veniva utilizzata da Lo Sciuto “per condizionare le competizioni elettorali ed ottenere l’elezione dei componenti dell’associazione grazie all’enorme rete clientelare creata mediante la commissione dei reati fine dell’associazione a delinquere stessa: corruzioni, abusi d’ufficio, truffe in danno dello Stato e falsi contro la fede pubblica”. Gli investigatori dedicano un intero capitolo all’accordo tra Lo Sciuto, Errante e Perricone, al centro delle elezioni del 2017 che vennero fermate dallo scioglimento del Comune per mafia. “E’ estremamente sintomatico – si legge ancora nella nota – il caso del Comune di Castelvetrano in cui Lo Sciuto ed i suoi sodali, dopo aver <<governato>> tramite il sindaco Errante ed il vicesindaco Chiofalo, dal 2012 al 2017, raggiungevano un accordo con l’ex rivale politico Luciano Perricone, finalizzato all’elezione del predetto alla carica di sindaco in occasione delle elezioni del 2017, non tenutesi in considerazione del sopravvenuto commissariamento del Comune”. La loggia capeggiata da Lo Sciuto era segreta e deviata rispetto a quella ufficiale. Le indagini hanno infatti rilevato che il maestro venerabile era all’oscuro delle scelte e delle iniziative di Lo Sciuto.
L’assessore regionale Lagalla “avvisato”, l’ex presidente dell’Ars Cascio agli arresti domiciliari
L’operazione “Artemisia”, tocca anche il governo regionale perché l’assessore regionale alla Pubblica Istruzione Roberto Lagalla è stato raggiunto da un avviso di garanzia. Tra le accuse rivolte a Lo Sciuto c’è anche quella di avere creato un accordo corruttivo con il responsabile del centro medico legale dell’INPS Rosario Orlando – dal 2016 collaboratore esterno dello stesso ente quale medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni d’invalidità civili – “che riusciva a corrompere, attraverso regalie ed altre utilità, nonché la sua intercessione con l’ex rettore Lagalla, per l’aggiudicazione di una borsa di studio a favore della figlia presso l’Università di Palermo. Da Orlando l’ex deputato regionale otteneva la concessione di numerose pensioni d’invalidità, anche in assenza dei presupposti previsti dalla legge”. Situazione sicuramente più pesante per l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, ai domiciliari per violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento nei confronti di Lo Sciuto. Coinvolti anche esponenti delle forze dell’ordine che avrebbero fornito informazioni a Lo Sciuto su indagini che lo riguardavano.
Le pensioni d’invalidità
Erano lo strumento nelle mani di Lo Sciuto per ottenere consenso elettorale. “Ogni pensione fatta concedere – si legge nella nota di Carabinieri e Procura della Repubblica di Trapani – rappresentava per l’ex onorevole un cospicuo pacchetto di voti”. Le indagini su Lo Sciuto sono iniziate nel 2015. Sono 70 i casi di pensione d’invalidità al vaglio degli inquirenti. Si tratta di pensioni che hanno avuto Lo Sciuto come sponsor.
L’accordo con l’ANFE
Lo Sciuto aveva agganciato anche il settore della formazionee professionale. Aveva un rapporto privilegiato con il presidente dell’ANFE Paolo Genco, anche lui arrestato nell’operazione. Genco garantiva sostegno economico e finanziario, raccolta di voti ed assunzioni su segnalazione di Lo Sciuto che ricambiava agevolando la concessione dei finanziamenti a favore dell’ente di formazione. “In qualità di deputato regionale e membro della commissione Cultura all’Ars si prodigava per l’approvazione di delibere e progetti di legge a favore dell’ANFE.
Il Comune e le nomine
Gli investigatori sottolineano che Lo Sciuto aveva un controllo generalizzato del Comune di Castelvetrano e delle scelte politiche ed amministrative e condizionava le nomine come nel caso dell’IPAB Infranca e del Parco Archeologico di Selinunte. Riusciva anche a piazzare Giuseppe Berlino nella segreteria di un assessorato regionale. Aveva inoltre messo le mani sulla predisposizione di bandi, sull’assegnazione di fondi regionali, sulle indennità di accompagnamento.
I reati contestati
I 27 coinvolti nell’operazione “Artemisia” sono accusati a vario titolo di corruzione, concussione, traffico d’influenze illecite, peculato, truffa, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere segreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione in violazione della legge Anselmi.
Gli arrestati
Giovanni Lo Sciuto (Castelvetrano), Paolo Genco (Salemi), Gaspare Magro (Castelvetrano), Giuseppe Angileri (Marsala), Isidoro Calcara (Castelvetrano), Salvatore Passanante Castelvetrano), Salvatore Virgilio (Erice), Salvatore Giacobbe (Castelvetrano), Rosario Orlando (Alcamo), Giuseppe Berlino (Castelvetrano).
Gli arrestati ai domiciliari
Maria Luisa Mortillaro (Marsala), Vincenzo Giammarinaro (Castelvetrano), Francesco Cascio (Palermo), Adelina Barba (San Biagio Platani), Sebastiano Genna (Marsala), Ivana Giovanna Diliberto (Alcamo), Giuseppe Cammareri (Marsala), Daniela Vincenza Lentini (Marsala), Gaetano Salerno (Castelvetrano), Antonino Di Giorgio (Palermo), Alessio Cammisa (Palermo), Antonietta Barresi (Castelvetrano), Francesco Messina Denaro (Castelvetrano), Enzo Chiofalo (Castelvetrano), Tommaso Geraci (Castelvetrano), Felice Errante (Castelvetrano), Luciano Perricone (Castelvetrano).
Obbligo di dimora
Valentina Li Causi (Castelvetrano), Daniele Filippo Clemente (Castelvetrano), Arturo Corso (Salemi), Gaetano Bacchi (Santa Ninfa), Maria Zina Biondo.
Misura interdittiva
Giorgio Saluto (Trapani).