Era ben altro spettro, quello del 1848. Spettro di una storia con la s maiuscola, evocato in un Manifesto. Quello di Marx ed Engels. Il Manifesto del Partito Comunista. Oggi in tempi di storia con la s minuscola, forse anche meno, e di cronaca a tanto al chilo, e dopo l’inchiesta giudiziaria che ha portato agli arresti domicilari l’ex vicesindaco di Erice Angelo Catalano, c’è un altro spettro, uno “sprettino”, che viene evocato. Quello della mozione di sfiducia alla sindaca Daniela Toscano. Con la premessa – ancora tutta da dimostrare, ma fortemente sostenuta nei nuovi tribunali: bar, caffetterie ed esercizi commerciali affini, o nella nuova Corte di Cassazione, Facebook e dintorni – che gli investigatori e la magistratura hanno scoperto un sistema di potere illegale, giocoforza l’amministrazione Toscano non avrà scampo. E con il piglio rivoluzionario della minoranza, quella più agguerrita, e la crisi che scoppierà all’interno della maggioranza o almeno di qualche suo pezzo, la resa dei conti sarà inevitabile. Da qui lo “spettrino” della mozione di sfiducia. Ma anche questo “spettrino” deve, dovrà, fare i conti con le norme ed i numeri. Che dicono cose importanti e che impegnano politicamente. La sindaca Toscano, come tutti gli altri sindaci, può essere sfiduciata. Ci mancherebbe! Ma almeno dopo giugno. E’ stata eletta l’11 giugno 2017, vittoria al primo turno. S’è insediata qualche giorno dopo, la legge dice che può essere sfiduciata soltanto dopo 24 mesi. Ne sono passati quasi 18. C’è dunque da attendere. Sempre la legge dice che per presentarla sono necessari almeno i 2/5 del consiglio. L’assemblea consiliare fa 16. Quindi, almeno 7 firme. Per mandare a casa la sindaca – andrebbe a casa anche il consiglio – la mozione deve essere votata da almeno il 60% dei consiglieri. Quindi, almeno 10 voti. Le dichiarazioni e le prese di posizione dopo il caso Catalano dicono che la minoranza – che dovrebbe essere il motore della mozione – ha due anime. Quella dura, rappresentata dai consiglieri grillini Alessandro Barracco ed Eugenio Strongone, dagli indipendenti Simona Mannina ed Alessandro Manuguerra e dal rappresentante di “Diventerà Bellissima” Giuseppe Vassallo. C’è poi una opposizione più moderata. E’ una paradosso perché si tratta di un avversario storico delle amministrazioni Tranchida-Toscano. E’ il Psi, con i consiglieri Luigi Nacci e Nicola Augugliaro. Una opposizione che non ha piegato il suo credo garantista e riformista alle evidenti difficoltà del momento di un avversario che annaspa. I socialisti hanno infatti finora scelto la linea, prima i principi ed i valori, poi le convenienze e gli interessi politici del momento, pur non facendo sconti ad una gestione dell’attività amministrativa e del potere che non hanno mai condiviso ma, al contrario, combattuto. Di conseguenza, tornando ai numeri. L’ipotetica mozione che verrà dovrà essere firmata da tutta l’opposizione ufficiale che, in questa fase, si è però mossa in modo diverso. “Dimissioni”, la parola d’ordine dell’ala più dura. Forte critica ma attesa per l’evoluzione dei fatti, quella del Psi. Dall’altra parte c’è il blocco di maggioranza. In tutto 7 consiglieri su 16. Consiglieri del Pd e del movimento che fa riferimento al sindaco di Trapani Giacomo Tranchida. Le indiscrezioni rimandano a posizioni dubbiose all’interno della coalizione, sicuramente preoccupate. Non potrebbe essere altrimenti. Ma non tali da prefigurare strappi o disimpegni. Del resto fa fede perché è qualcosa in più di una indiscrezione il documento politico di qualche giorno fa che consiglieri di maggioranza, assessori e sindaca hanno sottoscritto per commentare il caso Catalano e per dettare la loro linea politica: caso isolato, Comune pronto a costituirsi parte civile in eventuale processo, impegno ad andare avanti e fiducia nell’operato dell’amministrazione. Tra i due blocchi ci sono due consiglieri. Nessun collegamento tra i due se non quello di essere stati parte della maggioranza. Da un lato il consigliere di “Cives” Peppe Spagnolo, dall’altro la consigliera Francesca Miceli, eletta nella lista Toscano, entrata a far parte del gruppo consiliare del Pd, senza tuttavia avere aderito al partito, coinvolta in un’altra inchiesta che si sta occupando di corruzione elettorale alle Comunali di giugno, autosospesa dal gruppo dem ed ora chiamata in causa nel caso Catalano. “Cives” da qualche ora ha deciso di rompere definitivamente con la sindaca e la coalizione ed ha ufficializzato il suo disimpegno della maggioranza. Questo non significa che Spagnolo sia entrato a far parte della minoranza, in nessuna delle sue due versioni. “Cives” lascia intendere una terza via autonoma dai due blocchi e sarebbe oltremodo strano che Spagnolo possa trovare un’intesa – anche in chiave mozione – con Manuguerra che l’ha costretto a fare una serie di precisazioni per ribadire la sua assoluta estraneità al caso Catalano: Manuguerra ha registrato una conversazione con Spagnolo, finita nelle indagini, nella quale il consigliere di “Cives” non esprimeva giudizi lusinghieri e poneva dei dubbi sull’ex vicesindaco Catalano. Affermazioni che la stessa magistratura non ha ritenuto rilevanti. Spagnolo tuttavia non ha gradito. Ed ha detto la sua. Difficile dunque ipotizzare un’intesa tra “Cives” e l’ala dura della minoranza. I numeri dicono comunque che anche con gli eventuali voti dei due consiglieri ormai ex maggioranza, Spagnolo e Miceli, i voti alla sfiducia si fermerebbero a 9. Uno in meno del minimo necessario. E’ del tutto evidente che l’ipotetica mozione potrà fare breccia soltanto se avrà il consenso di una parte della maggioranza. La coalizione Toscano è però definita da consiglieri del Pd, partito della sindaca, e da consiglieri che fanno parte del movimento di Tranchida. Nel primo caso la prima cittadina dovrebbe dunque essere preliminarmente sfiduciata dal suo partito. Nel secondo caso, la sfiducia si estenderebbe anche a Tranchida, leader dell’altra gamba della coalizione che sostiene l’amministrazione. Lo “spettrino” della mozione di sfiducia ha dunque tanta strada da fare prima di aggirarsi sul Comune di Erice.
ERICE, IL CASO CATALANO E LO “SPETTRINO” DELLA MOZIONE DI SFIDUCIA
9 Febbraio 2019
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