PRIMARIE PD: TERESA PICCIONE SI RITIRA. PARTITO NEL CAOS. LE RIPERCUSSIONI SULLA FEDERAZIONE TRAPANESE

12 Dicembre 2018

Il Pd siciliano è in frantumi. Saltano le primarie del 16 dicembre perché Teresa Piccione ha deciso di ritirare la sua candidatura. Rimane soltanto quella di Davide Faraone. “Quelle di domenica, in Sicilia – ha chiarato l’ormai ex candidata – saranno le primarie fondative del partito di Renzi e non le primarie del Partito Democratico. Per questa ragione ritiro la mia candidatura”. E’ più di uno strappo. E’ quasi una scissione perché nel Pd siciliano e non soltanto siciliano s’intravedono, sempre di più, due partiti, da un lato gli amici dell’ex premier Matteo Renzi, dall’altro il resto del partito, con una carica polemica variabile rispetto alle scelte renziane. Uno dei punti fermi della Piccione è sempre stato quello della celebrazione dei congressi comunali e provinciali prima della consultazione delle primarie. Faraone ed i suoi hanno invece chiesto ed alla fine ottenuto che si svolgessero dopo le primarie. La macchina congressuale era stata comunque avviata ma la Commissione Nazionale di Garanzia l’ha bloccata sospendendo i congressi, di fronte alla frattura verticale all’interno del Pd siciliano. Il risultato finale della sospensione è stato però quello di posticipare di fatto le assemblee congressuali dopo le primarie. Teresa Piccione, nella nota che annuncia il suo passo indietro torna su questo punto: “La maggioranza renziana ha impedito lo svolgimento dei congressi dei Circoli e delle Federazioni provinciali, mortificando il libero dibattito degli iscritti e degli elettori e la loro partecipazione. Non intendo concorrere s false primarie senza regole, soprattutto dopo manifestazioni e segnali evidenti, ed inquietanti, della partecipazione di uomini estranei al Pd, che inquinerebbero il risultato elettorale del congresso”.

La Federazione di Trapani

In direzione provinciale era stato deciso di dare mandato al segretario Marco Campagna di comunicare al vertice regionale che il partito trapanese riteneva necessario sospendere le procedure congressuali locali e regionale in attesa dell’esito delle primarie nazionali che daranno un nuovo segretario al Pd ed una nuova linea politica. Campagna aveva fatto fa ambasciatore ma la richiesta che proveniva anche da altre federazione veniva sostanzialmente bocciata. Via libera dunque ai congressi. Il Pd trapanese riusciva a trovare la quadra su una candidatura unitaria ed ufficializzava la candidatura unitaria del sindaco di Santa Ninfa Giuseppe Lombardino. Nel frattempo si concretizzava la scelta di Faraone di andare fino in fondo e di partecipare alle primarie, ridefinendo i confini dem tra renziani ed anti-renziani. Il partito si avviava a celebrare i congressi, ma quando c’era da nominare la commissione provinciale per il congresso i renziani si tiravano fuori, confermando la linea del loro leader Faraone: “Congressi dopo le primarie”. Commissioni, a tutti i livelli, inondate di ricorsi e controricorsi. Da qui la decisione della Commissione di garanzia nazionale di sospenderli tutti e di fare il punto sul Pd siciliano. Punto che non è stato mai fatto perché lo scontro interno è ormai fuori da ogni controllo e regola. In queste settimane concluse anche i dem trapanesi hanno finito per schierarsi. A prendere la bandiera renziana è stato l’ex consigliere comunale di Trapani Ninni Passalacqua che ha denunciato la contraddizione emersa nel percorso dalla direzione alla celebrazione dei congressi, poi fermati dal nazionale. “Prima è stato chiesto di fermarli tutti in attesa delle primarie nazionali e poi ci si è affrettati invece a tenerli”. Questo in sintesi il Passalacqua-pensiero che è emerso nel dibattito social. Il partito di Trapani – così come quelli del resto della Sicilia – rischia di spaccarsi ancora una volta.

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