Troppe parole in libertà. Troppe polemiche senza costrutto e sopratutto una reale base di partenza. Troppe imprecisioni. Ed allora meglio mettere alcuni paletti. Ancora meglio, portare la testimonianza di chi è stato nella stanza dei bottoni dell’aeroporto di Birgi ed è stato chiamato a rilanciare uno scalo che ha sempre dovuto affrontare una lotta quasi quotidiana per la sua sopravvivenza sul mercato. L’ex presidente di Airgest Franco Giudice ha così voluto dire la sua, ripercorrendo la storia e gli atti della sua presidenza. Date, atti, iniziative che contribuiscono a fare chiarezza su ciò che è stato Birgi e su cosa potrà continuare ad essere.
La lettera aperta
Egregi Direttori, Gentilissimi giornalisti, le notizie riportate dai media in relazione all’aeroporto di Birgi mi danno lo spunto per alcune riflessioni sulle vicende recenti dello scalo. La criticità della situazione dell’aeroporto di Birgi e della economia di questa così rilevante parte della Sicilia occidentale, può solo essere aggravata se diventa oggetto di speculazioni politiche o disinformazione. Ritengo doverosa la premessa perché, a mio parere, le tensioni di questi giorni non contribuiscono a fare chiarezza né, tantomeno, sembrano mirare all’obiettivo di rilanciare lo scalo. La mia gestione, da novembre 2015 a febbraio 2018, non ha raggiunto l’obiettivo di portare a conclusione la gara per l’incentivazione del traffico aeroportuale. Questo è un fatto indiscutibile ma, al di là delle diverse cause che non hanno consentito il successo dell’iniziativa, il rimpallo di accuse riportate dalla stampa con dovizia di particolari, mi impone alcune precisazioni. 1)L’ipotesi di lavorare nella direzione di una qualche forma di sinergia tra gli aeroporti di Palermo e Trapani non è del 2017, ma già nell’assemblea del 26/10/2015 che ha proceduto alla mia nomina quale Presidente di Airgest, l’azionista Regione Siciliana, aveva comunicato e fatto riportare a verbale, un atto di indirizzo dell’allora Presidente On.le Crocetta con il quale si chiedeva, tra l’altro, agli Enti regionali preposti di “… avviare anche interlocuzioni volte a verificare la fattibilità della modifica del piano industriale, ipotizzando, nello stesso, future sinergie operative e strutturali con la GESAP S.p.A.”. La mia personale opinione è che un riassetto della governance e la creazione di un “sistema” aeroportuale siciliano, rimane un buon obiettivo. Creerebbe valore e migliorerebbe il sistema trasportistico siciliano. 2) Contrariamente a quanto affermato da qualcuno, i piani quadriennali di Airgest sono stati sempre regolarmente predisposti ed aggiornati dalla società, anche con il supporto consulenziale della KPMG. I piani stessi sono stati debitamente approvati dagli organi societari (CDA e Assemblea degli Azionisti), prima di essere inviati all’Assessorato all’Economia della Regione Siciliana come previsto dalle procedure di gestione. 3) In particolare, il Piano Industriale 2016-2020, approvato dal CDA Airgest il 13/6/2017, è stato oggetto di ulteriore verifica da parte di Ernst&Young (consulente incaricato dalla Regione Siciliana). Forniti i chiarimenti richiesti, il Piano è stato successivamente sottoposto all’Assemblea Airgest dell’8/8/2017 ed è stato approvato con le prescrizione previste in questi casi dalla legge175/2016. I successivi adempimenti sono stati tutti effettuati, secondo le rispettive competenze, dagli Enti Regionali e dall’Airgest. 4) Gli atti a suo tempo trasmessi all’On. Santangelo, a seguito di una sua specifica richiesta di accesso formulata in data 27/12/2017, documentano ampiamente tutto quanto sopra. 5) Le risorse economiche che Airgest ha, nel tempo, utilizzato per incentivare il traffico, erano in parte private (soci che hanno poi visto azzerato il loro capitale) ed in parte pubbliche (Comuni e Camera di Commercio di Trapani). La Regione Siciliana ha fatto la sua parte fino in fondo. Ha proceduto a ricapitalizzare Airgest più di una volta per preservare la continuità aziendale di una società, è bene ripeterlo, fondamentale per lo sviluppo della zona. 6) I soldi non sono stati “sperperati” come qualcuno vuole far credere, ma sono stati investiti ed hanno contribuito fortemente allo sviluppo economico del territorio. Senza voler snocciolare cifre, stime o statistiche, la riprova più evidente è il calo delle entrate turistiche registratesi per la diminuzione dei voli su Birgi. Delle due l’una: o le imprese del territorio si lamentano senza ragione oppure il beneficio portato da quei soldi “sperperati” è vero e tangibile. Un’ultima notazione. Se ci si aspetta che Ryanair riveda la sua posizione e programmi voli su Birgi con o senza incentivo, perché non si comincia a saldare il “vecchio conto” che ammonta ad oltre 500.000 euro e che risale al precedente accordo di comarketing stipulato nel 2014 tra Camera di Commercio e Comuni da una parte e AMS/Ryanair dall’altra? Non servono proclami o denunce di fantasiosi complotti ma una serie di azioni concludenti ed efficaci. Con molto rammarico.
Franco Giudice