Vito Galluffo convoca la stampa per scrollarsi di dosso l’accusa di mascariatore per realizzare o stesso abito, su misura, nei confronti di Giacomo Tranchida. A sei giorni dal voto la campagna elettorale subisce un’accelerazione e sicuramente non in meglio perché finisce per incattivirsi. L’avvocato parla di Galluffo ma sembra rivolgersi di più alla Magistratura. Anche oggi ha invitato la Procura a fare presto. “Bisogna fare chiarezza – ha ripetuto più volte – perché la città di Trapani non può pagare per colpe altrui”. Il candidato sindaco continua a legare le indagini aperte sul Comune di Erice, recenti e meno recenti, al voto del prossimo 10 giugno. Perché ritiene che potrebbero essere condizionate dall’esito delle indagini. L’avvocato ha fatto l’elenco delle indagini che, a suo dire, definiscono qualcosa di simile ad un sistema di potere, oggetto dell’attenzione di Forze dell’Ordine e di magistrati. Nell’elenco presentato alla stampa l’indagine sulla pista ciclabile. Con un’annotazione politica quanto mai polemica: “Vicenda che li ha resi ridicoli in tutto il mondo”. Galluffo ha poi fatto riferimento alla richiesta d’atti dello scorso 10 maggio, indicando, uno per uno gli atti che sono stati consegnati dall’amministrazione Toscano. Si è poi soffermato sull’ultima indagine, quella che registra indagati per associazione a delinquere e per corruzione elettoreale. “E’ voto di scambio”, ha detto più volte Galluffo. “L’associazione a delinquere – ha precisato – comincia a gennaio ed è tuttora in corso, si legge nella richiesta di proroga delle indagini. E’ un reato punito con pene da 3 a 7 anni mentre fino a 3 anni per corruzione elettorale. Sono accuse gravissime”. Ed è su questo punto che Galluffo ha provato l’affondo: “Chi sono i beneficiari di questo mercimonio elettorale? E’ quello che la città di Trapani ha il diritto di sapere. Non possono essere nom così eccellenti da dover essere secretati”. Ed ancora: “Si tratta di fatti che riguardano la maggioranza ericina”. Tra i 6 indagati c’è la consigliera Francesca Miceli, subentrata in consiglio a Francesco Tarantino, più noto come il consigliere per una seduta perché lasciò dopo l’insediamento presentando le dimissioni dalla carica. Facendo riferimento ad un articolo giornalistico pubblicato oggi on line ha aggiunto una quarta indagine: “Si parla di un elenco per le assunzioni all’Aimeri ora Energetika Ambiente. E’ una novità che aggrava la situazione”. C’è però da dire che novità non è perchè le indiscrezioni hanno fatto il giro delle redazioni ma così come in questa occasione non hanno mai superato la soglia di reale approfondimento. L’avvocato ha rincarato la dose tornando indietro nel tempo, su vicende che sono già state oggetto d’indagini, di processi, di condanne e di relative polemiche politiche. In particolare, il cosiddetto processo Manuguerra e l’accordo politico con Tranchida nelle elezioni per il suo secondo mandato. “Prima fa gli accordi politici – ha sottolineato Galluffo – e poi quando si vede stretto, passa alla denuncia. Ma ci sono le prove di quell’accordo, con tanto di brindisi”. Datata anche l’informativa della Digos che notava la presenza di Tranchida nel quartiere di San Giuliano e registrava un suo incontro con quello che è stato indicato dagli stessi investigatori come noto pregiudicato. Vicende che stanno alimentando questo scorcio di campagna elettorale ma che non hanno mai portato a provvedimenti nei confronti dell’ex sindaco di Erice. E’ un dato di fatto che la propaganda politica ed elettorale non può superare, almeno allo stato attuale dei fatti. Galluffo ha affibbiato al suo competitor la qualifica di mascariatore riprendendo un’altra vicenda, oggetto di indagine, senza alcuna conseguenza, relativa ad una denuncia dello stesso Tranchida. L’ex sindaco chiese alla magistratura di accertare se l’avvocato si era occupato della sua persona insinuando di un suo ricovero a Palermo per questioni di droga. L’ex sindaco reagì non soltanto con la denuncia ma anche sottoponendosi, a sue spese, ad un controllo anti-droga, attraverso un esame. Controllo che diede esito negativo, così come l’indagine. Galluffo ha inframezzato la sua conferenza stampa con alcuni punti programmatici e con un riferimento all’indagine che ha coinvolto l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante. “Un maestro – ha sottolineato l’avvocato – di mascariamento che si accreditava come antimafioso, ma abbiamo potuto vedere come agiva e cosa faceva”.
Trapani avrebbe meritato e merita una campagna elettorale diversa. Ancora una volta la politica si dimostra cieca ed incapace di tutelare i reali interessi di questo territorio. Al confronto programmatico anche aspro, fatto di scontri sulle cose da fare e sulla credibilità dei progetti, preferisce delegare ad altri le sue funzioni. Chiede alla Magistratura d’intervenire nel gioco democratico. Ritiene che la via giudiziaria sia quella che può costruire una classe dirigente e che può segnare i nuovi confini del governo della Città. Il mascariamento è scontato e non salva nessuno perché ci si muove avendo – com’è giusto che sia – soltanto informazioni parziali, forse anche in qualche caso errate, perché con indagini in corso, non sarà certo il magistrato di turno a segnalare che quel che si scrive o si dice non corrisponde al vero. C’è pure il rischio d’inquinare il lavoro della Magistratura e di commettere anche qualche reato magari rilevando notizie che invece andavano tenute riservate. Il garantismo in questa Città è sempre stato merce rara. Eppure la storia politico-giudiziaria degli ultimi 15-20 anni dovrebbe avere lasciato il segno. Ciò che sta accadendo in questi giorni, in queste ore, sembra però aver cancellato tutto. Ma tra le cose che si stanno cancellando c’è pure la dignità di una Città che non sa rialzarsi, che sa soltanto iscriversi al campionato della delegittimazione dell’avversario. Trapani non è una Città morta. Ma di morti viventi.
Vito Manca