Il sindaco di Trapani Vito Damiano chiude il mercato ittico al minuto per rispettere leggi e norme ma la sua decisione non porta certo alla soluzione del problema. Il primo cittadino non poteva fare altrimenti. Ci sono atti e regolamenti da rispettare, come quello approvato dal consiglio comunale che prevede la compartecipazione alle spese degli operatori. Il Mercato di Via Cristoforo Colombo, nell’area demaniale marittima ex cooperativa Sant’Alberto contiene 42 posteggi per la vendita del pesce: 20 ad un bancone, 22 a due banconi. L’amministrazione Damiano intendeva concedere i posteggi con un bando pubblico. Ed è quel che ha fatto, ma ha dovuto constatare che al primo bando hanno partecipato soltanto 5 operatori e che alla succesiva proroga, definita, per consentire agli altri operatori di mettersi in regola e di entrare nel nuovo “sistema mercato”. Proroga che non ha sortito alcun effetto perché non è stata presentata alcuna istanza. Si è infatti innescato un braccio di ferro – non voluto dall’amministrazione – tra il Comune ed i venditori al dettaglio che non intendono pagare la “tassa di posteggio”: 250 euro a banchetto, escluse le spese di pulizia che sono a carico degli operatori. Il loro no è stato quanto mai chiaro e Damiano non ha potuto far altro che chiudere il Mercato. Il sindaco chiama in causa anche le altre istituzioni competenti che, a suo dire, non avrebbero fatto nulla per risolvere il problema. In prima linea, l’area è demanio marittimo, c’è dunque la responsabilità della Capitaneria di Porto. Damiano non le ha mandate a dire: “Si è verificata la mancanza di partecipazione degli altri enti coinvolti, che in alcuni casi hanno
dimostrato addirittura un atteggiamento ostativo e di assoluta distanza rispetto a quelle che sono le problematiche sociali, economiche e di servizio offerto all’utenza che ne derivano, voltandosi dall’altra parte o facendo finta di niente davanti l’evidente situazione di abusivismo e di mancanza di igiene in cui oggi esercitano la loro attività gli operatori della pesca”. Qui l’affondo è diretto: “Forse Piazza Scalo d’Alaggio, senza acqua per pulirsi le mani, senza servizi igienici, senza banchetti idonei, senza nessuna forma di pulizia e di igiene, senza una copertura
dall’intemperie, è un luogo più idoneo dove esercitare la vendita del pesce rispetto ad una struttura nata per ospitare una tale attività?”. Ma per il candidato sindaco Antonio D’Alì una soluzione va comunque trovata e non può essere quella della chiusura del mercato: “La questione della vendita del pesce al minuto riguarda l’intera cittadinanza trapanese e non può essere gestita con riguardo ai soli rapporti tra amministrazione comunale e operatori della vendita”. Il senatore di Forza Italia entra anche nel merito dei rapporti istituzionali in questa vicenda: “Ritenendo assolutamente giusto censurare, comunque, anche l’eventuale disattenzione con cui altre autorità competenti possono aver trattato o trattino la questione, l’amministrazione comunale deve assicurare il servizio della vendita del pesce, ai cittadini, in locali idonei, ancorché possa ritenersi creditrice di somme dovute dagli operatori per contributo alla gestione del sito. Riteniamo assolutamente indifferibile che lo stesso sito venga riaperto e vi sia consentita la vendita del pesce al minuto, ponendo fine a un disagio dell’intera cittadinanza e, soprattutto, all’ipocrisia della chiusura per lavori da effettuarsi che in realtà non sono mai neanche iniziati”.
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