TRAPANI, MORATORIA PORTO, IL SENATORE D’ALI’ NON SI FIDA DEL PRESIDENTE CROCETTA

15 Settembre 2016

Il senatore di Forza Italia Antonio D’Alì non si fida di Crocetta e mette le mani avanti sulla richiesta di moratoria di 3 anni per il porto di Trapani – moratoria che consentirebbe alla struttura portuale cittadina di non entrare a far parte dell’Autorità di Sistema con Palermo, Termini Imerese e Porto Empedocle per i prossimi 36 mesi – annunciando di tenere il fiato sul collo del governo regionale ma anche di quello nazionale, la riforma, del resto, è quella del Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. “Spero – ha dichiarato D’Alì – che l’iniziativa del presidente della Regione, assunta principalmente a seguito di una interlocuzione più tecnica che politica, sia corretta nei contenuti e nella forma e non possa dare il destro al governo nazionale di escludere il porto di Trapani dalla proroga. Sarebbe la beffa che si aggiunge al già patito originario danno della soppressione della Autorità Portuale di Trapani, anche quella opera di un governo di sinistra”. E la necessità di seguire, passo dopo passo, il percorso della moratoria è concreta. Il porto di Trapani è stato infatti inserito soltanto in un secondo momento nella richiesta della Regione. Crocetta aveva deciso di chiedere – c’è di mezzo anche l’assessorato regionale alle Infrastrutture guidato da Giovanni Pistorio – la moratoria soltanto per  porti di Messina e Catania. Soluzione che ha messo in allarme la deputazione trapanese che fa parte della maggioranza di governo, sia a Roma che a Palermo. S’è così mossa la senatrice Pamela Orrù che ha sensibilizzato il Ministro Delrio ed ha mosso le sue pedine nel Pd siciliano. S’è mosso l’assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi. Lo stesso ha potuto fare l’onorevole Nino Oddo che, come la senatrice Orrù, ha lavorato su due piani. Quello nazionale chiamando in causa il suo segretario Riccardo Nencini, che è anche viceministro alle Infrastrutture, e l’altro regionale con una interlocuzione diretta con Crocetta. Il presidente preso tra più “fuochi” ha rivisto la sua scelta finale raccordandosi con Pistorio e sapendo che della richiesta di moratoria per Trapani era già a conoscenza il Ministro Delrio. Da qui il cambio di marcia e l’inserimento anche del porto del capoluogo nella richiesta ufficiale della Regione. D’Alì è all’opposizione e di conseguenza non ha potuto partecipare a queste triangolazioni politiche. Sul nuovo assetto delle Autorità il suo giudizio rimane negativo: “Ribadisco la mia ferma e chiara contrarietà all’intero decreto Delrio, inadatto, non utile e anzi dannoso e pure confuso, come commenta la nota sindacale della Cigl Sicilia. E avendo speso e spendendo ancora in tutte le sedi sociali e politiche il mio pensiero sulla illegittimità della inclusione del porto di Trapani in quelle previsioni, resto in attesa di vedere come andrà a finire l’intera vicenda, che, se non fosse una cosa veramente seria, direi che comincia a colorarsi anche di commedia degli equivoci e delle passerelle”. D’Alì fa riferimento ad una sorta d’imbarazzo dei rappresentanti locali delle forze di maggioranza. La riforma dei porti è stata voluta dal Pd e di conseguenza i suoi esponenti trapanesi non possono sconfessarla. Ma sono gli stessi che hanno avuto un lungo confronto con gli operatori del porto – da sempre contrari all’accorpamento con Palermo – che hanno cercato in tutti i modi di difenderne l’autonomia, rappresentata, oggi, dalla co-gestione tra Capitaneria di Porto e Genio Civile Opere Marittime. Operatori che hanno trovato nei parlamentari del Pd e delle altre forze di centrosinistra interlocutori attenti ed in qualche caso anche d’accordo con le loro tesi. Ma la riforma ha comunque fatto il suo corso e le pressioni trapanesi per salvaguardare Trapani non potevano in alcun modo scalfire il progetto complessivo che sta per entrare in regime dopo il via libera al dcreto. La riforma è stata in qualche modo “addolcita” dalla possibilità d’istituire uffici periferici della nuova Autorità di Sistema nella città di Trapani che avrà anche un suo rappresentante nel comitato di gestione. Rappresentante che potrà intervenire soltanto quando si parlerà, all’interno del “governo” della nuova Autorità delle questioni relative al porto di Trapani.

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