TRAPANI, IL PORTO, LA MORATORIA, LA LETTERA DI FAZIO ED IL RUOLO DEL PD

24 Agosto 2016

Avversari su quasi tutto, alleati a difesa del porto. La riforma Delrio e le Autorità di Sistema, con Trapani al fianco di Porto Empedocle, Termini Imerese, ma soprattutto sotto l’egemonia di Palermo, non piace alla politica cittadina. Non piace al senatore Antonio D’Alì, che si è battuto in commissione Lavori Pubblici per modificare il decreto, non piace al sindaco Vito Damiano, che ha scritto al presidente della Regione Rosario Crocetta, non piace neanche all’onorevole Mimmo Fazio. Anche lui ha chiamato in causa il Governatore della Sicilia. I tre, divisi in tutto, pronti allo scontro in vista delle Comunali dell’anno prossimo, hanno trovato un comune denominatore nello strumento che può, se non fermare, almeno attenuare e soprattutto ritardare, gli effetti della riforma. E’ la moratoria di 36 mesi che può essere richiesta e che deve essere richiesta dalla Regione. E’ lo stesso decreto Delrio a contenerla. Consente di bloccare la riforma per quei porti che ne faranno richiesta. Sul tavolo del presidente Crocetta c’è ora anche la lettera di Fazio. “Tenuto conto che storicamente il porto di Trapani ha avuto uno sviluppo del tutto autonomo da altri territori, – scrive il parlamentare regionale – sia per gli aspetti del trasporto marittimo di passeggeri e merci, sia per la vocazione turistica e diportistica e delle attività legate al mare, appare più che opportuno, pur nel rispetto del disposto normativo e della riforma, chiedere al Governo ed al Ministero per le Infrastrutture una moratoria con l’obiettivo di gestire il complesso generale riordino dei rapporti tra amministrazioni locali, operatori portuali, commerciali ed economici della città di Trapani che dovranno andare a confrontarsi con la nuova governance dell’Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia Occidentale”. Da qui l’invito formale a Crocetta: “Nella qualità di deputato eletto nella provincia di Trapani, anche a nome degli altri deputati espressione del territorio, sebbene da me non interpellati a riguardo e che Ella, per il suo ruolo istituzionale non mancherà di coinvolgere, Le chiedo formalmente di avanzare al Ministero delle Infrastrutture una espressa richiesta di moratoria della durata di 36 mesi, come previsto dalla stessa normativa”. Durante il dibattito che ha preceduto ed accompagnato la definizione della riforma gli operatori portuali trapanesi hanno avuto modo di esprimersi sull’accorpamento delle Autorità Portuali. Dopo avere sottolineato che Trapani non aveva più la sua AP da tempo, soppressa nel 2007 e definitivamente liquidata nel 2009, avevano anche sottolineato che l’attuale governo del porto era per tutti loro una garanzia. Governance attuale, che verrà superata dalla riforma, che Fazio ha richiamato nella sua lettera a Crocetta: “”Ad esclusione della parentesi dell’Autorità Portuale, il porto di Trapani è stato sempre gestito dal Ministero delle Infrastrutture per tramite dei suoi organi periferici: Capitaneria di Porto, per gli aspetti demaniali e marittimi, e Provveditorato Opere Pubbliche, Ufficio Genio Civile per le Opere Marittime, per gli aspetti infrastrutturali. Organismi che, nel corso degli anni, sono comunque riusciti a dare un impulso importante sia ai traffici portuali, traffico merci e croceristico, sia all’ammodernamento infrastrutturale, con la realizzazione di nuove banchine, e quindi allo sviluppo dell’economia portuale”. Status quo che può essere confermato soltanto con la moratoria di 3 anni. La riforma è una questionte tecnico-amministrativa per la gestione dei porti italiani ma è anche una questione politica, in particolare nel caso di Trapani. Forza Italia, con il senatore D’Alì, ha sempre criticato l’accorpamento del porto di Trapani a quello di Palermo ed il gruppo consiliare berlusconiano è riuscito anche a far approvare all’aula di Palazzo Cavarretta una mozione che ribadisce le critiche alla riforma e che punta alla moratoria. La riforma è del governo Renzi ed è dunque targata Pd. La senatrice dei democratici Pamela Orrù ha cercato di arginare il fronte del no alla riforma valorizzando le modifiche che sono state apportate anche suo suo suggerimento, come la presenza di rappresentanti dei porti delle città capoluogo nel comitato di gestione dell’Autorità Portuale di Sistema e la possibilità d’istituire uffici periferici della nuova governance dei porti. I rappresentanti dei porti delle città capoluogo avranno diritto di voto nelle materie che riguarderanno le loro strutture portuali. Trapani, dunque, sarà rappresentata nel comitato di gestione dell’Autorità Portuale di sistema di Sicilia Occidentale. Sulla richiesta di moratoria che si profila sempre di più come una sorta di Linea Maginot per la difesa dell’autonomia, a tempo, del porto di Trapani avrà un ruolo di primo piano il Pd ed in generale il centrosinistra. Perchè governa a Roma ed a Palermo, perchè del Pd sono il presidente del Consiglio Renzi e della Regione Crocetta ed il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Perchè il Pd trapanese può contare sulla senatrice Orrù, sull’assessore regionale Baldo Gucciardi e sull’onorevole Paolo Ruggirello. Per non dimenticare il deputato regionale del Psi Nino Oddo, che ha il suo segretario nazionale Riccardo Nencini al vertice del Ministero delle Infrastrutture con la carica di viceministro. Oddo, di recente, ha assicurato che Crocetta ha già deciso di chiedere la moratoria.

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