“Si è raggiunto, finalmente, un importante e significativo risultato nella gestione della cosa pubblica: l’abolizione dei <<sottogoverni>> così come per tanto, troppo tempo sono stati considerati importanti e delicati incarichi che avrebbero dovuto, invece, essere conferiti a professionisti capaci e scevri da qualsivoglia condizionamento politico”. E’ la dichiarazione del sindaco di Trapani Vito Damiano a commento della nomina del nuovo amministratore unico dell’ATM, società del Comune di Trapani che si occupa del trasporto pubblico locale. L’assemblea dell’ATM ha scelto l’ingegnere Massimo La Rocca, consulente del Tribunale di Trapani, “con esperienza pluriennale alle dipendenze di una importante casa automobilistica nazionale”, con laurea in ingegneria meccanica e con un master in “Business Administration conseguito presso il MIP School of Management del Politecnico di Milano”. Quella di Damiano si presenta come una dichiarazione dal sapore dell’autocritica. L’amministratore unico che ha lasciato, per scadenza del mandato, Giuseppe Randazzo rientrava, infatti, nella logica di sottogoverno che il primo cittadino ora critica. Randazzo è stato infatti nominati per nome e per conto del consigliere Giuseppe Guaiana e soprattutto in quota al Pdl, poi Forza Italia, con un intermezzo Ncd. Guaiana è un consigliere forzista vicino al senatore Antonio D’Alì e la nomina di Randazzo fece parte dell’accordo politico che in quella fase Damiano aveva con Forza Italia. E la logica del sottogoverno era così forte e così condizionante anche per il sindaco che, al momento della rottura tra le forze politiche e Damiano, lo stesso sindaco invitò Randazzo a lasciare il suo posto all’ATM. Cosa che l’amministratore unico non fece, rimanendo al vertice della società, facendosi scudo delle leggi e delle norme in materia che non consentono ad un sindaco di “tagliare” un amministratore che ha designato senza motivazioni di carattere tecnico e giuridico, non considerando quelle invece di carattere politico. La nomina di La Rocca indebolisce ancora di più i rapporti tra Damiano ed i gruppi politici che l’hanno “salvato” dalla mozione di sfiducia. L’intesa non è mai stata rispettata fino in fondo. Damiano si è limitato alla nomina dei due assessori politici Franco Briale e Michele Cavarretta, ma non ha mai avallato la richiesta di sostituire il vicesindaco Giuseppe Licata, così come non ha mai avallato la subordinata di togliergli la carica di vicesindaco. Nell’accordo politico c’era anche la nomina dell’assessore alle Finanze Piero Spina, che è stato estromesso dalla giunta da Damiano. La prima partecipata, l’ATM, chiamata a cambiare il suo vertice ha fatto registrare un altro mini-strappo dalla coalizione di consiglieri e gruppi che hanno sostenuto Damiano nello scontro sulla sfiducia. Il vertice dell’ATM doveva essere appannaggio degli amici dell’onorevole Paolo Ruggirello. S’era anche fatto il nome di chi avrebbe dovuto rappresentarlo: l’ex candidato sindaco del Comune di Valderice Mario Sugameli. Ma Damiano non soltanto ha deciso di rendere la nomina lontana dalle scelte politiche, ha anche deciso di selezionare i candidati attraverso un avviso pubblico ed una commissione esaminatrice dei curricula composta dal comandante della Polizia Municipale Biagio De Lio e dai vigili Mario Bosco e Giuseppe Occhipinti. L’asseblea dell’ATM ha anche designato uno dei sindaci del collegio sindacale. Si tratta di Maria Genna. L’assemblea straordianria dello scorso 28 luglio ha modificato lo statuto dell’azienda introducendo un articolo dedicato al controllo analogo della società. Su questo punto, per anni, si è battuto il consigliere del Pd Enzo Abbruscato che l’ha sempre considerato uno strumento per introdurre elementi di trasparenza, “previsti dalla legge”, ha detto più volte in aula, nella gestione delle società partecipate.