Nicolò Girgenti, agricoltore, incensurato, di 45 anni, è in carcere con l’accusa di essere il responsabile dell’omcidio del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi. I carabinieri hanno stretto il cerchio attorno all’uomo una serie d’indagini articolate sotto la guida della Procura della Repubblica di Marsala. La sera dello scorso 31 maggio Mirarchi ed un altro carabinieri erano impegnati in un servizio di polizia giudiziaria nelle campagna marsalesi. Appostati in un fondo agricolo in contrada Ventrischi si concentravano su alcuni voci e rumori che arrivavano da alcune serre vicine al loro posto di perlustrazione. Per capire cosa stava accadendo si sono qualificati ed hanno intimato l’alt. La risposta è stata una serie di colpi d’arma da fuoco, uno dei quali colpiva Mirarchi nella zona renale. Immediatamente trasportato all’ospedale di Marsala veniva sottoposto ad un primo intervento chirurgico ed in seguito trasportato al “Civico” di Palermo per un nuovo intervento. Mirarchi non riusciva tuttavia a salvarsi ed il primo giugno cessava di vivere per le ferite riportate. Le indagini, scattate immediatamente, portavano all’arresto di Francesco D’Arrigo per la coltivazione dello stupefacente nelle serre, ma anche a mettere sotto tiro Nicolo Girgenti. Fino allo scorso mese di marzo era il gestore delle serre e presidente della cooperativa che le aveva concesse in affitto. C’era poi stato il passaggio di consegne tra Girgenti e D’Arrigo. La testimonina di Girgenti, interrogato subito dopo i fatti era poco convincente. Ecco cosa si legge nella nota ufficiale del comando provinciale dei carabinieri: “Girgenti, infatti, riferiva di essere rimasto a casa tutta la sera e di essersi addormentato intorno alle 22.00, quando, invece, in realtà, l’analisi dei tabulati del suo telefono hanno dimostrato che era sveglio e soprattutto che la sua utenza agganciava la cella compatibile con il luogo dell’omicidio. Inoltre, la sua autovettura veniva ripresa transitare da due telecamere a circuito chiuso, rinvenute dai carabinieri, lungo la possibile via di fuga dal luogo dell’omicidio, proprio nei minuti successivi all’esplosione dei colpi di pistola. Ma anche un’altra prova fondamentale è stata acquisita nei confronti di Nicolò Girgenti: egli veniva sottoposto allo Stub, ovvero il tampone utile per la rilevazione di tracce da sparo, che, analizzato successivamente presso i laboratori del RIS di Messina, dava esito positivo. Infatti, numerose tracce univoche di polvere da sparo si rinvenivano anche sugli indumenti del Girgenti, sequestrati dai carabinieri poco prima che lo stesso riuscisse a lavarli”. Ulteriori indagini dei carabinieri hanno dimostrato che Girgenti non era estraneo alla piantagione di marjiuana coltivata da D’Arrigo. Ne era infatti socio anche se infedele. Approfittando dell’assenza di D’Arrigo, nelle ore serali e notturne, trafugava, assieme ad altri, le piantine dalle serre. In una intercettazione affermava che in quella serra aveva investito tanto, ma si rammaricava “dell’inferno” che ne era derivato. I carabnieri hanno chiuso il cerchio sul presunto responsabile dell’omicidio ma le indagini sono in pieno svolgimento per arrivare ad individuare i suoi complici.