Grazie mister Cosmi per avere costruito quello che non è più un “miracolo” ma un evento sportivo. Da autentico uomo di calcio, di quelli che sanno respirare anche l’erba sintetica, che hanno sul viso le rughe – non sono soltanto frutto del tempo ma soprattutto della tensione e della passione – d’intense stagioni di vita, ha scritto, assieme ai suoi ragazzi, una pagina di sport. Trapani è già entrata nella storia perché ha dato ospitalità ed asilo alla magia dello sport. Quella che consente a tutti di poter sognare traguardi ambiziosi con l’arma dell’umiltà. Le vittorie sono frutto di tanti elementi. M ce n’è uno che non può mai mancare nello sport, l’umiltà. Che significa rispetto per gli altri ma anche consapevolezza della propria forza e coraggio nell’azione, nel suo dispiegarsi. Ma il mio ringraziamento va oltre l’evento sportivo. Anzi, vuole tenerlo da parte. La ringrazio perché grazie all’impresa sportiva del Trapani e quindi del suo lavoro, della squadra e della società, gli occhi dei trapanesi sono tornati a brillare. Noi, caro mister, siamo prigionieri di una storia che spesso non conosciamo ma che c’è stata tramandata come storia importante, grande, significativa. Viviamo una condizione di crisi e di marginalità da decenni e decenni ma con il piglio dei nobili decaduti. Sappiamo di essere stati grandi ma la nostra esistenza non è un granché. Ci trasciniamo. Siamo indifferenti a noi stessi. Svagati. Apatici. Individualisti. Ci sentiamo “immortali” ma respiriamo la morte dei nostri sentimenti, della nostra identità. Lo sport, Lei, il Trapani Calcio ci hanno ridato una speranza. Gli occhi dei miei concittadini non sono più gli stessi. C’è una luce che brilla. E’ scattata una scintilla perché l’evento Trapani ha ricreato le condizioni per costruire una nuova appartenenza, una nuova identità. Lo sport è magia anche per questo, perché gli occhi brillano nello stimato e bravo professionista ed in chi non sa se riuscirà a mangiare la sera. Ma lo sport li ha messi uno accanto all’altro. Si sentono partecipi di un progetto comune, di una riscossa, di un salto di dignità. “Noi siamo il Trapani Calcio” gridano i tifosi al Provinciale. Ora ci sono i trapanesi a gridare: “Noi siamo Trapani”. Trapani senza classe dirigente. Trapani senza tante cose, Trapani in crisi, sta scoprendo di essere comunità, di poter essere protagonista di una storia collettiva. La Sua squadra, caro mister, è un simbolo. E’ la prova che nella vita si può migliorare e non soltanto per se stessi. Prima di Lei e con Lei un altro non trapanese ci ha restituito l’orgoglio di essere trapanesi, il presidente Vittorio Morace. Ricordo ancora quando un ex presidente, che non voleva mollare pur non avendo più nulla da dire, si dimenava tra lavatrici e palloni come patrimonio della squadra per alzare il prezzo. Ricordo ancora quando entrò negli spogliatoi dopo la cocente delusione della mancata promozione in B e disse: “Andiamo avanti” ed ha avuto ragione lui. Ricordo ancora quando scherzosamente s’informava su cosa ci fosse oltre la serie A. Ricordo ancora quando prese una decisione difficile ma determinante – con tanti che storcevano il muso – per il Suo successivo arrivo a Trapani alla guida della squadra. “C’è solo un presidente – grida la curva – è la storia s’incaricata di dimostrarlo con i fatti. Sa che c’è mister Cosmi? Sa che c”è presidente Morace? Che è bello vedere quella luce negli occhi di mio figlio Francesco, 12 anni, e di mio padre, anche lui Francesco, 81 anni. La stessa luce, la stessa speranza, lo stesso orgoglio. Di essere trapanesi.
Vito Manca