I congressi compongono la carta d’identità di un soggetto politico. Indicano le linee programmatiche, definiscono il sistema delle alleanze, gli obiettivi strategici ed eleggono la classe dirigente che dovrà concretizzare il progetto che viene presentato alla collettività. Domani, a partire dalle 10, al cine Teatro Ariston si terrà il primo congresso provinciale del Movimento “Futuro”. La sua carta d’identità è tutta da scrivere. Finora il suo leader Valerio Antonini si è occupato delle carte d’identità altrui. Quelle dei suoi avversari – alcuni prima amici – e di chi non è in linea con la sua idea di cambiamento, che l’assise congressuale dovrà codificare. Le carte d’identità altrui sono state più che lette, sostanzialmente denunciate. La linea di confine degli avversari è pressappoco chiara. Anche se possono aggiungersi altri protagonisti strada facendo. Ma in politica, e soprattutto nei congressi, prima di puntare il dito sugli avversari-nemici è necessario dare sostanza alla dimensione politica che s’intende rappresentare. Dire quel che non va è legittimo ma è decisivo dire quali sono le soluzioni alternative. E finora c’è stato spazio soltanto per la denuncia, spesso mediatica ma poco legata a fatti concreti. Rimescolare, strumentalizzare vecchie storie, alcune abbondantemente chiarite, vestendole di scoop – ormai è quasi una moda della politica non politica di questi tempi – è una pratica che dovrà essere superata dal dibattito congressuale. Perché è lì che una comunità politica dice chi è, cosa vuole fare e dove vuole andare. Lo scontro con gli avversari, più o meno duro, finisce per essere sterile alla lunga. Si tratta solo di risentimento. E la politica non si fa con risentimento. Chi si candida al governo di un territorio deve dire cosa vuole farne. Qualche esempio: Trapani deve rimanere nel Distretto Turistico? Il Luglio Musicale Trapanese va salvato? Oppure bisogna prendere atto che è arrivato il momento di voltare pagina? Il Comune deve entrare nell’eventuale processo di privatizzazione dell’aeroporto, visto che comunque il pubblico dovrà mantenere alcune quote azionarie? Il porto deve tradire la sua vocazione commerciale per dedicarsi alla crocieristica? Il sottopasso è utile? Bisogna continuare su questa strada? Il Piano Urbanistico generale è in linea con le esigenze della città? Le domande potrebbero continuare quasi all’infinito. Ma c’è un ulteriore elemento di difficoltà. “Futuro” sta per svolgere il suo congresso provinciale e non cittadino. Di conseguenza deve avere un respiro ed una visione strategica più ampia. Deve parlare di Marsala, Mazara del Vallo, Alcamo, Castelvetrano, della Valle del Belice. Dovrà dire cosa pensa dell’evento dell’anno prossimo, con Gibellina capitale italiana dell’Arte Contemporanea. Ma a quelle domande ed a questi temi sarà necessario rispondere con cognizione di causa, non certo proponendo idee che non stanno né in cielo né in terra. Un congresso non può essere una manifestazione di piazza, più o meno riuscita. Altrimenti è soltanto un gioco mediatico, un’altra occasione per scagliarsi contro qualcuno senza però consentire a questa città, a questa provincia, di fare un solo passo avanti. Un congresso deve delineare anche la politica delle alleanze. E rispondere ai quesiti che nascono dalle dinamiche attuali. Il Movimento è autonomo ed autosufficiente? Un po’ come i Cinque Stelle nella loro prima versione, per capirci? Punta tutto sul populismo, come ha fatto finora? Non basta essere anti-tranchidiani. Chi sono dunque i possibili alleati? I rappresentanti del centrodestra, ad esempio? Il centrodestra è stato contattato per sapere cosa pensa davvero? Oppure l’attuale tattica di alcuni suoi esponenti – quella di “nascondersi” dietro Antonini, imbeccandolo politicamente per togliersi qualche sassolino nella scarpa – si trasformerà in strategia? Rimanendo in casa Trapani, avrà la meglio l’antitranchidismo alla Antonini? O quello storico, che in questa fase ha deciso, per convenienza, di lasciare spazio al presidente-presidente (delle squadre e del Movimento)? Tra le varie ed eventuali del congresso dovrà esserci pure la mozione di sfiducia. E’ un atto politico, al di là delle presenze in aula, che intende intestarsi il Movimento? Quindi anche l’eventuale sconfitta? Sarà un primo passo per sottoscrivere l’alleanza tra gli oppositori? E lì si apre anche il capitolo degli oppositori, per così dire, di sinistra o alla sinistra di Tranchida. I congressi non possono fermarsi agli slogan altrimenti valgono e durano fino alla loro fine. I congressi eleggono una classe dirigente, che non si può certo limitare alle responsabilità annunciate alla recente convention della Baia dei Mulini (si chiama ancora così?). Un Movimento personalistico è una sfida non indifferente. Un Movimento familiare rischia di essere un azzardo. Un Movimento amicale un tunnel senza uscita. La parola passa dunque al congresso ed ai congressisti. In quest’ultimo caso, chi sono? Tutti gli iscritti? Oppure ci sono i delegati che sono stati eletti dopo un dibattito interno di base? La politica ha le sue regole. In attesa di saperne di più, lo scenario che emerge è abbastanza chiaro. Circoscritto a Trapani emergono sempre di più due minoranze. Quella rappresentata dalla coalizione del sindaco Tranchida, chiaramente in affanno ed alla ricerca di nuovi equilibri tra le sue componenti, e l’altra valentiniana, raccolta attorno al Movimento, al credito sportivo per le due squadre e ad un anti-tranchidismo che non sa ancora cosa fare. Poi c’è la città, la maggioranza di questa città che, al momento, non ha una guida. Sente dei nomi, qualcuno lo apprezza, qualche altro meno, ma non legge e non vede un progetto di rilancio del territorio. E’ una maggioranza che, nella sostanza, è stanca del tranchidismo, che ha sostenuto ma che l’ha delusa, ma non si fida e non segue la linea Antonini, perché la ritiene lontana dalle sue corde culturali. E’ una maggioranza che ha due opzioni. Rimanere in attesa di chi sceglie dall’alto, secondo logiche che non vengono costruite a Trapani, oppure avviare una riflessione reale e concreta sulle sue potenzialità locali, sulla capacità di strutturare una nuova classe dirigente, senza uomini soli al comando. Quindi, con poca delega e tanta partecipazione. E non è poi detto che non si possa aprire un dialogo tra chi predilige la scelta dall’alto e chi crede ancora in questa città. Lo scopriremo solo vivendo.
TRAPANI, IL CONGRESSO CON TANTE DOMANDE. E LA CITTA’…

18 Ottobre 2025
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