TRAPANI, TRE MINORANZE, UNA MAGGIORANZA E L’ANNO ZERO

5 Settembre 2025

Siamo soltanto all’inizio. Sentiremo di tutto. Forse vedremo anche di tutto. La città di Trapani è ormai ostaggio di una faida politica. Non c’è equilibrio, non c’è una strategia, soltanto tattica e tattiche. Anche qualche messaggio cifrato. Uno scontro a tre senza precedenti: il sindaco Giacomo Tranchida, l’ex assessore Lele Barbara ed il presidente Valerio Antonini. Tutti e tre con la loro verità in tasca. Tutti e tre pronti alla pugna. Una saga con tante puntate che finiranno per lacerare il tessuto cittadino più di quanto lo sia già. Ma a ben vedere, andando oltre le alchimie politiche, oltre i numeri in consiglio, sono espressione di tre minoranze. Che puntano a non fare prigionieri. Perché la disputa è personale e personalistica. Sono comunque tre minoranze. Due più solide – Tranchida ed Antonini -, la terza, quella di Barbara che necessariamente finirà nell’orbita di quella antoniniana. Minoranze che hanno un serio deficit di credibilità. Più parlano della città e della sua difesa e più si allontano da questo obiettivo, più sono impegnati in una lotta senza quartiere che lascia pochi margini alla ragionevolezza. Tre minoranze che hanno la loro verità, che è più verità delle altre. Quindi, nessuna verità. Tre minoranze che sono al centro del confronto politico, che fanno a gara per arrivare prime sui social, che si autodefiniscono rappresentanti dei trapanesi, di tutti i trapanesi. Parlano per conto della città. Tranchida per il “titolo” di sindaco, Barbara per l’impegno profuso in giunta, Antonini per gli investimenti che dice di avere fatto e per i risultati sportivi che ritiene semplicemente formidabili. Ed è qui il punto. Se sono tre minoranze, ci sarà una maggioranza. C’è. E’ composita. Forse anche contradditoria, sicuramente divertita ed impaurita rispetto a ciò che sta registrando in questi mesi. Ma è maggioranza. Non si è schierata o se l’ha fatto poi si è pentita o si sta pentendo. Ha fatto da spettatrice. Non può più permetterselo. Perché in gioco c’è il suo futuro, scritto con la f minuscola, perché è la vera rappresentante di questo territorio. Ha scelto l’ignavia, ha avuto paura della sfida. Può continuare ad essere silenziosa, remissiva, anche egoista e cinica – “ma tanto a me che mi entra o che mi esce” – ma finirà per pagare un prezzo altissimo. Finirà, se non interviene, per essere governata da una delle minoranze che si contenderanno il potere di questa città. Tre – due minoranze che hanno un curriculum democratico alquanto fragile. Sono loro stesse a dirlo con le dichiarazioni dei loro capi, dichiarazioni al vetriolo. Tre – due minoranze che mostrano un orizzonte corto, che si rinfacciano un passato che hanno ampiamente condiviso, e che propongono un futuro nebuloso, sicuramente barricadiero e divisivo. O con me o contro di me. Tre – due minoranze che si delegittimano a vicenda, non si riconoscono, di conseguenza di fronte ad una vittoria di una delle tre-due ci sarebbe la “caccia” a quella soccombente e perdente, che non avrebbe diritto di cittadinanza nel nuovo ordine comunale. La città può legittimante scegliere questo scenario ma ne sarà responsabile. Per paradosso – Trapani è ormai la città del paradosso – le tre-due minoranze, tuttavia, non contano nulla rispetto alla maggioranza di trapanesi che può e deve schierarsi per difendere se stessa, perché non ha bisogno di difensori. Per farlo deve riconoscersi, avere la coscienza di essere una maggioranza, con tutto quello che ne consegue: responsabilità, determinazione, visione strategica, unità, rispetto delle diversità. Ed altro ancora. Deve organizzarsi senza cadere nell’errore di trasformarsi in una nuova minoranza. Deve lasciare le tre – due minoranze al loro destino provando anche a liberare le poche risorse utili che ancora ci sono al loro interno. Deve andare oltre, non ricostruire. Trapani ha bisogno di un Anno Zero, che sia in grado di liberarla dall’incubo politico delle tre – due minoranze che non possono ormai che esprimere la logica dello scontro per lo  scontro. I trapanesi si sono spesso vantati di essere un popolo. E’ il momento di dimostrarlo con i fatti, perché sono sotto occupazione.                                                             V.M. 

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