Sono volati gli stracci, ieri sera in consiglio comunale, nella fase conclusiva dell’attività ispettiva. Il consigliere di Fratelli d’Italia Maurizio Miceli, nella sua replica alle risposte del sindaco Giacomo Tranchida sulla gestione dell’ATM, ha dichiarato: “Noi, e mi riferisco al gruppo di Fratelli d’Italia, non favoriamo contributi a nessun familiare, così come non abbiamo mai dato affidamenti diretti al capomafia di Valderice”. Immediata la reazione di Tranchida, che ha preso la parola per fatto personale: “Invito il segretario generale ad inviare lo stralcio del verbale al Procuratore della Repubblica così capiamo chi avrebbe dato affidamenti diretti al capomafia di Valderice, imprenditore e primo sponsor politico di qualche barone, di un senatore al quale il consigliere in questione ha fatto da cameriere politico”. Il riferimento di Miceli rimanda alla fase valdericina del sindaco Tranchida. L’imprenditore in questione è Masino Coppola, il senatore è Antonio d’Alì.
Il Pd prende le difese del sindaco
Una nota della capogruppo Marzia Patti chiama in causa Miceli: “Le dichiarazioni rilasciate ieri sera in aula dal consigliere Maurizio Miceli non solo sono inaccettabili, ma dimostrano una totale mancanza di rispetto per il consiglio comunale e per i cittadini trapanesi. Sorprende ancora di più che simili insinuazioni perniciose provengano da un avvocato, che dovrebbe conoscere il peso delle parole e la gravità di certe affermazioni”. Ed ancora: “Se il consigliere Miceli ritiene di avere elementi concreti da segnalare, si rivolga alla Procura, come spesso dichiara di fare, invece di utilizzare l’aula consiliare per lanciare accuse generiche e strumentali, utili solo a ottenere visibilità. La demagogia e il populismo non contribuiscono in alcun modo a risolvere i problemi della nostra città, ma si limitano a inquinare il dibattito politico con ombre e sospetti gratuiti, contribuendo ad alimentare le ormai sistematiche campagne d’odio che arrivano dai banchi dell’opposizione”.