Se le valutazioni di merito concordano si apre un problema di strategia ma soprattutto di capacità politica d’intervento. L’informativa alla Camera, dello scorso 5 agosto, del Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani conferma che sull’emergenza incendi si sa tutto o quasi tutto, che i problemi da risolvere sono stati individuati ed indicati ma finora s’è fatto poco o nulla per trovare una soluzione. Leggi e cabine di comando aprono un primo fronte, quello delle competenze. Lo ha ammesso Cingolani, ma oltre a sottolinearne l’inadeguatezza, è arrivato il momento di agire perché in questi giorni sta bruciando ed è andata in fumo mezza Italia. “Il quadro delle competenze – ha detto Cingolani – è oggettivamente un po’ complesso, con molti strati nazionali, regionali e locali”. La complessità, in una fase di emergenza, come può essere quella di un incendio, spesso doloso, può trasformarsi facilmente in confusione, in un limite concreto agli interventi immediati. Cingolani ha aggiunto: “Le competenze primarie delle regioni s’intersecano con l’attività di supporto e di concorso dello Stato. Ciò ha richiesto, in questi ultimi anni, uno sforzo intenso per creare le condizioni per una sinergia istituzionale tra i vari attori e per migliorare l’efficacia degli interventi”. Ed ancora: “Va sottolineato che questo lavoro intenso d’interlocuzione non sempre ritrova da un anno all’altro le stesse condizioni e questo è un po’ un problema”. E’ più di un problema. E’ un impedimento. E’ la conferma che non si fa tutto quello che si potrebbe fare per affrontare la questione incendi, perché prima ci si deve mettere d’accordo – in sintesi la parola sinergia – e poi s’interviene. Ma gli incendi non attendono i percorsi istituzionali. Cingolani indica qualcosa di simile ad una soluzione ma rimane nel corso e nel segno delle dichiarazioni d’intenti: “Queste condizioni necessiterebbero di maggiore stabilità e di una proiezione pluriennale in modo da garantire una più attenta programmazione dell’attività di lotta agli incendi boschivi. Questo consentirebbe, soprattutto, in parti del territorio nazionale, di evitare di rincorrere le emergenze ma piuttosto di anticiparle e quindi, ove possibile, di ridurre gli effetti devastanti sul patrimonio boschivo nazionale”. Analisi che non fa una grinza. Ma fatta da un Ministro della Repubblica apre scenari più che mai problematici, perché rimanda ad un’azione di governo che non c’è ed ad una volontà politica che non si è ancora manifestata per raggiungere gli obiettivi che lo stesso Cingolani definisce come priorità per difendere interi territori nazionali. La complessità di competenze investe direttamente il suo Ministero che è chiamato ad occuparsi anche dell’emergenza incendi ma soltanto per i parchi e le aree protette. Cingolani, nel suo intervento alla Camera, ha rimarcato un’ulteriore criticità. Quella delle perimetrazioni delle aree boschive interessante dagli incendi. Qui entrano in gioco i Comuni. “Le amministrazioni comunali – ha dichiarato Cingolani – incontrano difficoltà operative nell’attività di perimetrazione delle aree colpite dagli incendi per una questione tecnica, per mancanza di personale. In applicazione del principio di sussidiarietà, queste dovrebbero trovare nelle istituzioni di livello superiore il supporto necessario, anche grazie alla conoscenza ed alle tecnologie di cui dispongono gli enti istituzionalmente preposti alla protezione dell’ambiente”. Sarebbe interessante comprendere quando potrà scattare il principio di sussidiarietà invocato dal Ministro. Cingolani mette in fila una serie di strumenti che potrebbero essere utili per definire una strategia: tecnologie multilivello, aria terra; algoritmi potenti; integrazione dei Piani Aib; potenziamento delle risorse e delle strutture antincendio; obbligo di manutenzione dei suoli; perimetrazioni efficaci. Si tratta d’interventi che rimandano all’azione di governo. E’ chi governa che deve metterli in atto con la collaborazione del Parlamento se c’è la necessità di legiferare, prerogativa delle Camere. Non ci sono altri percorsi. e Cingolani è al governo del Paese. Il Ministro ha concluso la sua informativa annunciando due misure che sono contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che fanno riferimento alle sue competenze – quindi parchi e riserve – ma che possono essere considerate anche per l’emergenza incendi in tutta le sue pericolose articolazioni. Il Ministro punta così alla digitalizzazione dei parchi ed al loro monitoraggio costante. In particolare: sensoristica, telecamere e droni di sorveglianza. Un altro investimento fa invece affidamento alle reti europee di satelliti in combinazione con i sensori a terra ed eventualmente ai droni. Di conseguenza, una verifica costante dei siti che Cingolani ha spiegato in questo modo: “Tenete conto che i satelliti normalmente passano ogni quattro ore sullo stesso punto e sono tanti, non è uno solo. Quindi, se uno colleziona immagini continuamente e le analizza anche con dei sistemi abbastanza rapidi, la cosa peggiore che può accadere è che ha qualche ora di ritardo rispetto alla fotografia ultima che è stata presa. Questo ci consente di intervenire molto più rapidamente che aspettare la catena in cui uno vede che c’è il fuoco, telefona al 1515, il 1515 manda l’autobotte. È un sistema di monitoraggio che
ci deve consentire di fare delle cose molto più rapidamente”.
“SALVIAMO I BOSCHI” CHIAMA IN CAUSA IL MINISTRO CINGOLANI CHE AVEVA GIA’ “RISPOSTO”…
12 Agosto 2021
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