Prima di tutto, i dati. Sul campo. “In Sicilia esisteva un tessuto di piccole e piccolissime attività commerciali che, negli ultimi dieci anni, via via, è scomparso, perdendo ben il 18% dei punti vendita presenti nella grande città”. La funzione di un sistema che non c’è più: “Questo tessuto commerciale diffuso, fungeva anche da presidio e controllo del territorio, garantendo sicurezza ai cittadini e preservandone lo spopolamento”. La responsabilità: “Ma da alcuni decenni, una miope politica di rincorsa verso illusioni europee e multinazionali, ha spinto i nostri politici ad assecondare l’invasione dei grandi gruppi commerciali che hanno fagocitato i nostri piccoli negozi. In Sicilia abbiamo assistito alla spasmodica apertura di grandi centri commerciali, facendo fuori le piccole attività storiche che caratterizzavano ogni nostra città”. La denuncia del sindacato Sinalp è circostanziata, perché ripercorre la storia di una parte dello sviluppo dell’Isola. L’organizzazione sindacale affonda il colpo: “Così ci ritroviamo coinvolti in una crisi mondiale del commercio e della distribuzione dei prodotti che sta travolgendo la fragile economia siciliana, mettendo in fuga marchi importanti della grande distribuzione organizzata nazionale ed internazionale, come Conad che, grazie ad una fusione, ha cercato di resistere alla crisi del settore ed Auchan che ha deciso di lasciare l’Isola non ritenendola, probabilmente, appetibile alle sue strategie commerciali”. Sul campo di battaglia anche altre realtà: “Altri grandi marchi internazionali hanno lasciato l’Isola cedendo i loro punti vendita a società locali, ampliandone la filiera distributiva a discapito degli utili finali e con la tentazione forte di licenziare il personale ritenuto in eccesso. Altri vicissitudini gestionali, inoltre, s’inseriscono in questo contesto desolante che vede la crisi totale del sicilianissimo Fortè e di altri ancora”. Il sindacato picchia duro: “In tutto questo sconvolgimento del sistema commerciale e distributivo chi, alla fine, ne paga le conseguenze sono sempre i lavoratori, che vengono offesi e traditi da chi, invece, dovrebbe difenderli”. Casi concreti: “In questi giorni assistiamo alla decisione di Auchan di cedere i propri supermercati ed alla Rinascente di Palermo che decide di chiudere lasciando nella disperazione i propri dipendenti”. Ma la crisi non è ancora finita. Il Sinalp indica un altro problema: “A fronte di questa debacle, assistiamo ad una nuova strategia vincente, messa in atto da un altro marchio tedesco della grande distribuzione organizzata che sta letteralmente invadendo la Sicilia. Invece di affittare i punti vendita, è meglio costruirseli di proprietà, abbassandone notevolmente i costi di gestione nel medio e lungo periodo”. C’è di più: “Questa brillante intuizione commerciale del gruppo tedesco, di fatto, lo ha messo in condizione di occupare tutti gli spazi lasciati vuoti dalla Gdo tradizionale”. Oltre il danno, anche la beffa: “Ma questo nascente strapotere commerciale e distributivo del gruppo tedesco distrugge, ancora di più, il sistema economico e produttivo siciliano, poiché il gruppo, chiaramente per mero tornaconto economico, sta inondando il nostro mercato di prodotti di altri territori anche stranieri, lasciando ai margini i nostri produttori e quindi non dando il via ad una sinergia di crescita per tutto l’indotto presente nell’Isola”. Il sindacato non cita il gruppo ma si tratta chiaramente del colosso Lidl. Il Sinalp invita ad una verifica. Ancora una volta sul campo: “Basta dare un’occhiata allo scaffale dei vini per accorgersi che più del 90% delle etichette proposte in vendita ai consumatori siciliani provengono da altre parti d’Italia e del mondo, ma non dalla Sicilia che, ad oggi, guarda caso, risulta essere ancora la più grande produttrice di vino in Italia”. Per il segretario regionale di Sinalp Andrea Monteleone (nella foto) c’è una sola via d’uscita che passa dalla politica: “In tutto questo cosa fa la politica siciliana? Si estranea completamente da questa grande tragedia che sta precipitando sulla Sicilia. Intende intervenire almeno per bloccare la perdita di posti di lavoro? Il Sinalp non accetterà mai questo gioco al massacro che vede i lavoratori come gli unici a pagare le conseguenze di scelte imprenditoriali altrui”.