La spaccatura è netta e lo strappo si presenta come l’opzione più vicina. I Cinque Stelle sono divisi nettamente all’Assemblea regionale. Da un lato, Giorgio Pasqua, Stefania Campo, Francesco Cappello, Gianina Ciancio, Ketty Damante, Antonio De Luca, Giovanni Di Caro, Nuccio Di Paola, Jose Marano, Roberta Schillaci, Salvatore Siragusa, Luigi Sunseri, Giampiero Trizzino, Valentina Zafarana e Stefano Zito. Dall’altro, Angela Foti, Valentina Palmeri, Matteo Mangiacavallo ed Elena Pagana. E fino all’espulsione anche Sergio Tancredi. I primi sono usciti allo scoperto dopo tante polemiche sopite ed indiscrezioni a tutto campo sulle divisioni interne al gruppo: “Prediamo atto, intanto, che per i portavoce Foti, Mangiacavallo, Pagana e Palmeri è venuto meno – per usare parole loro – il desiderio di far parte del gruppo 5 Stelle. Bene, anzi male, anche se, per la verità, i segnali in questo senso si protraggono ormai da tantissimo tempo, persino nelle votazioni in aula, quando, frequentemente, i cinque – ai quattro di sopra va aggiunto Tancredi – si sono espressi in dissenso col gruppo, astenendosi o addirittura votando assieme a quel governo Musumeci, con cui il Movimento non ha nulla a che spartire. E non si trattava, si badi bene, di votazioni confezionate su dei ‘no’ a prescindere, come i 5 deputati vogliono far credere, visto che abbiamo sempre deciso nel merito delle norme, votando “sì”, e non di rado, in questa e nella passata legislatura, a norme governative, quando queste andavano in direzione del bene dei siciliani. Nella vita, si può cambiare idea e, chi vuole, anche partito. Ma si deve avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo, senza appigliarsi a scuse o, addirittura, cercare di rigirare la frittata, accusando noi di <<goffi tentativi di imitazione dei partiti che prima ci proponevamo di smantellare>>. Nella nota degli “ortodossi” c’è un capitolo aperto su Tancredi: “Sulla sua vicenda si sono spese tante, troppe parole, spesso fuori luogo. È vero che ha avuto delle difficoltà. È anche vero, però, che il gruppo lo ha aiutato con grande senso di amicizia e solidarietà e che lui ha ignorato totalmente i continui cartellini gialli che gli arrivavano dal Movimento nazionale per le mancate restituzioni. Non c’è stato da parte sua il minimo segnale di collaborazione. Se avesse solo manifestato la volontà di regolarizzare la sua posizione con un atto tangibile, che gli avevamo reiteratamente chiesto, non si sarebbe arrivati all’ espulsione che, e Tancredi lo sapeva bene, è il capolinea obbligato per chi non restituisce parte degli stipendi. Lui non ha restituito e per questo, solo per questo, sia chiaro, è stato espulso. La restituzione di parte degli stipendi per il Movimento è una regola fondante, che viene sottoscritta da tutti in sede di accettazione di candidatura. E’ pertanto doveroso rispettarla, magari anche per chi nel Movimento, da Nord a Sud, medita di cambiare casacca, tradendo il mandato dei cittadini, aggrappandosi a incolmabili, quanto fantomatiche, divergenze di natura politica”. I “guai” giudiziari di Tancredi rimandano ad una denuncia per diffamazione da parte dell’ex deputato regionale Antonio Venturino che è riuscito ad affermare le sue ragioni in Tribunale.