CORONAVIRUS, LA PROTESTA DELLE ATTIVITA’ COMMERCIALI. CHIAVI AI SINDACI E DOCUMENTI CON PROPOSTE E SOLUZIONI

29 Aprile 2020

Protesta simbolica ma di sostanza. Per una conferma: l’economia trapanese è al collasso. Soprattutto quella che fa riferimento al commercio, alla ristorazione, alle attività dei negozi. La protesta: luci accese nei locali, nelle strutture commerciali e consegna delle chiavi delle attività ai sindaci. Passo finale della protesta, la richiesta di un intervento della Prefettura. E’ stato così per il centro storico ericino e per i negozi della valle. E’ stato così per Trapani e per Valderice, anche per San Vito Lo Capo. Il Prefetto Tommaso Ricciardi pronto ad ascoltare, a leggere i documenti, a provare a fare chiarezza in una fase che continua ad essere incerta sia dal punto di vista sanitario che da quello economico e sociale. Il commercio, le varie attività soprattutto al dettaglio, chiedono di poter tornare a lavorare, di allargare le maglie delle restrizioni che sono state adottate per l’emergenza. Chiedono anche un intervento delle istituzioni perché la riapertura potrebbe non bastare. La richiesta d’indennizzi e di contributo a fondo perduto si fa sempre più forte. Ma un Paese democratico si fonda sulle sue leggi, sui suoi provvedimenti e sul loro ordine gerarchico. La maggior parte delle scelte sono dunque in capo al governo nazionale, che è mosso con i criticati decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, con i decreti legge. Ha poi anche lo strumento dei disegni di legge, che coinvolge anche il Parlamento. Ci sono poi le ordinanze del Presidente della Regione e quelle dei sindaci. Tutto questo deve poi fare i conti con una variabile indipendente: la burocrazia. La protesta dei commercianti e degli esercenti non può che rimanere simbolica. Possono anche essere consegnate le chiavi ai sindaci, ma senza provvedimenti non potranno esserci cambiamenti sostanziali. I sindaci assecondano le richieste dei loro cittadini ma rischiano di rimanere schiacciati tra le risposte che non arrivano e le esigenze del territorio che si fanno sempre più stringenti. Sono il contatto diretto con i cittadini e di conseguenza possono essere chiamati in causa anche quando hanno ben poco da poter fare. Sui loro tavoli tanti documenti. Quello, in particolare, delle attività del centro storico ericino ha denunciato una condizione che si presenta già ora insostenibile.

Il documento

Basta false ri…partenze, Erice vuole ricominciare a correre!!

L’associazione il Bajuolo di Erice rappresenta 72 aziende, operanti nei settori della ristorazione, alberghiero, commerciale ed artigianale, che negli ultimi 7 anni hanno collaborato con le Amministrazioni locali per la realizzazione di eventi socio/culturali, iniziative volte alla promozione turistica di Erice ed allo sviluppo dell’economia locale. In questo difficile momento di crisi, in cui tutte le attività economiche soffrono a causa dell’emergenza epidemica, la suddetta associazione si propone di rappresentare il grave disagio, vissuto dalle categorie su menzionate, non solo aderendo alla manifestazione “risorgiamo Italia” ma anche chiedendo con forza all’Amministrazione locale di adoperarsi per la stesura di un piano economico “coraggioso” ed adeguato alle esigenze di tutti gli operatori, facendosi anche portavoce con il Governo Regionale. Erice, come è risaputo, vive esclusivamente di turismo e rischia – più di ogni altro comune della provincia – di non riuscire a rialzarsi dopo questa grave crisi economica: la chiusura, da oltre due mesi, di tutte le attività ricettive, il dover comunque sostenere ingenti spese legate agli affitti ed ai tributi, gli imminenti investimenti da dover affrontare per gli adeguamenti alle norme “anti-covid19” e le previsioni circa un turismo esclusivamente locale, hanno messo gli operatori del settore turistico con le spalle al muro. I ristoratori ed i bar ericini vedranno dimezzati i posti a sedere nei loro locali, per la maggior parte già di piccole dimensioni, saranno costretti a licenziare una parte del personale e dovranno affrontare nuove spese relative alla sanificazione dei locali ed alle modifiche degli stessi (dovute, ad esempio, all’istallazione di pannelli in plexiglass sui tavoli ed alla cassa) facendo i conti con un regolamento comunale che limita l’ampliamento del suolo pubblico e che probabilmente impedirà alle attività di estendere la propria area di ristoro all’aperto. Gli artigiani ed i commercianti, inoltre, saranno costretti ad adottare nuove misure di sicurezza che li costringeranno a sanificare la merce esposta fuori, quella provata o forse, addirittura anche quella toccata dai clienti e, date le ridotte dimensioni di molti dei locali ericini, si vedranno costretti a regolare gli ingressi dei clienti permettendone addirittura uno per volta. Gli albergatori obbligatoriamente, dopo ogni pernottamento, dovranno adottare ulteriori misure di sicurezza sanificando, oltre le stanze, anche la biancheria ed i bagagli; dovranno gestire i check-in, i check-out e la condivisione degli spazi comuni in sicurezza, secondo le nuove norme ed acquisire maggiori informazioni sui clienti, attraverso nuove procedure per le eventuali, successive comunicazioni, agli enti preposti, di casi positivi transitati dalla struttura. Tutte le attività, inoltre, dovranno modificare i piani di sicurezza dei propri locali e formare adeguatamente il personale assunto in relazione alle nuove norme. L’adeguamento alla normativa “anti-Covid19”, dunque, sommato ai mesi di inattività causeranno un’ascesa della curva che già oggi sta registrando una grave crisi economica e costringeranno tutti gli operatori del settore turistico di Erice ad uno stato di grave emergenza.

Associazione Il Bajuolo di Erice

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