CORRAO E D’AMATO: “FACCIAMO CHIAREZZA SULLE QUOTE TONNO E SUL CASO FAVIGNANA”

6 Giugno 2019

La linea dei Cinque Stelle non fa una grinza e soprattutto centra il problema creato dal decreto di assegnazione delle quote tonno per le tonnare fisse, che ha finito per penalizzare quella di Favignana. Gli europarlamentari Ignazio Corrao e Rosa D’Amato mettono un primo punto fermo, utile a fare chiarezza e ad evitare facili strumentalizzazioni anti-europee: “La ripartizione delle quote di tonno rosso tra i 5 stabilimenti italiani, che ha penalizzato la storica tonnara di Favignana impedendone di fatto la riapertura, non deriva da imposizioni dell’Ue, ma è una  scelta assunta dal Ministero dell’Agricoltura e nello specifico dal 
sottosegretario alla Pesca, il leghista Franco Manzato. Far intendere, come fa Manzato, che a chiederci di colpire i pescatori siciliani sia stata Bruxelles non corrisponde al vero”. La conferma di ciò che affermano i due parlamentari grillini arriva dai numeri. L’UE ha dato complessivamente più quota tonno all’Italia. In particolare: 3.894,13 tonnellate nel 2018; un aumento di 414,46 tonnellate nel 2019; ed un ulteriore aumento di 448,46 tonnellate per il 2020. Corrao e D’Amato entrano poi nel merito della ripartizione delle quote per le tonnare fisse: “I fatti sono chiari. Fino allo scorso anno le quote per le tonnare esistenti, tutte sarde e gestite in stragrande maggioranza da uno stesso  imprenditore, erano indivise. Se questo metodo fosse stato seguito anche  questa volta, lo stabilimento di Favignana avrebbe potuto riaprire le porte, vista anche la sua posizione favorevole. Il provvedimento emesso il 30 maggio invece cambia le carte in tavola, introducendo un principio, quello dei livelli di cattura medi degli ultimi 3 anni, che chiaramente va a danno di chi in questi anni non ha operato, come appunto Favignana. La ripartizione delle quote lascia non pochi dubbi anche sul fronte della divisione a monte tra i diversi sistemi di pesca, che appare poco equilibrata. Avrebbe aiutato sicuramente un maggior  coinvolgimento delle associazioni di categoria, che non vi è stato e che ci auguriamo diventi al più presto una consuetudine del Ministero dell’Agricoltura quando si tratta di decidere il futuro dei nostri pescatori”.

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